Ben venga il centrodestra virtuale, ma con selezione
Il movimento ha parlato trasversalmente perchè è la sua natura, ma tenendomi sulla domanda iniziale, cioè il gap tra base e PdL, quello che si è rilevato è sotto gli occhi di tutti: lo scontento di chi voleva le riforme, non le ha viste e non si piega a dire sempre si. Di tutto questo, i media si sono appena interessati e il PdL non si è quasi accorto. I sabotaggi del mainstream che volevano un Tea Party italiano “PdL-oriented” sono risultati inconsistenti. In definitiva il PdL guarda solo la tv (e viceversa!) e non vede "il mondo là fuori". A molti esponenti del PdL (quelli che decantano correnti inesistenti, come dice Sechi) sarebbe bastata una semplice ricerca su Google per aprirsi una finestra di osservazione sul mondo reale, e a volte -purtroppo- sul loro stesso elettorato di riferimento e sui loro riferimenti sul “territorio”. </div>
Sulla stessa falsa riga dell'esperienza del Tea Party Italia è indispensabile un confronto dei blogger con il reale, quello che per i politici di professione si chiama solo ed esclusivamente 'voti', ma che è ben altro. Fermo restando il fatto che i blogger per incidere non possono certo mettersi a disposizione di segreterie che non riconoscono il lavoro che c'è a monte e la radice delle esigenze del centrodestra.
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