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Ben venga il centrodestra virtuale, ma con selezione

Prima di aver affrontato l'argomento al Capranica, Sechi ne deve aver parlato nelle sedi opportune e a chi di dovere: a giudicare dall'incisività del direttore e dall'evidenza del risultato elettorale si deduce che non è proprio stato ascoltato. Anche Benedetto XVI ha voluto conoscere i 'suoi' blogger, e Obama va a colazione con Zuckerberg. Il Cav. vuole essere da meno? Solo pochissimi dentro al PdL hanno riconosciuto al portale Tocqueville la reale funzione che ha svolto.

Fatto salvo un principio determinante del discorso di Sechi, cioè la selezione, che deve necessariamente valere anche per il web, sono certa che blogosfera, newmedia e socialnetwork avranno modo di incidere nel radicamento di un metodo meritocratico e fusionista intorno a pochi, chiari e condivisi temi. La stessa Ultimathule, sulla spinta del capolavoro di ripensamento dell'establishment da parte della base che è il Tea Party americano, promosse uno dei pochi incontri reali tra i maggiori animatori del "centrodestra virtuale". Quell'esperimento ha già portato a riparlare di temi fiscali e abbattimento della spesa in tutta Italia, con un confronto serrato con i maggiori attori del liberismo, senza egide di partito, ma senza mai cadere nell'antipolitica, dialogando anche con candidati consiglieri e candidati sindaci delle ultime amministrative. Senza il filtro delle segreterie. Un piccolo miracolo, direi!

Il movimento ha parlato trasversalmente perchè è la sua natura, ma tenendomi sulla domanda iniziale, cioè il gap tra base e PdL, quello che si è rilevato è sotto gli occhi di tutti: lo scontento di chi voleva le riforme, non le ha viste e non si piega a dire sempre si. Di tutto questo, i media si sono appena interessati e il PdL non si è quasi accorto. I sabotaggi del mainstream che volevano un Tea Party italiano “PdL-oriented” sono risultati inconsistenti. In definitiva il PdL guarda solo la tv (e viceversa!) e non vede "il mondo là fuori". A molti esponenti del PdL (quelli che decantano correnti inesistenti, come dice Sechi) sarebbe bastata una semplice ricerca su Google per aprirsi una finestra di osservazione sul mondo reale, e a volte -purtroppo- sul loro stesso elettorato di riferimento e sui loro riferimenti sul “territorio”. </div>

Sulla stessa falsa riga dell'esperienza del Tea Party Italia è indispensabile un confronto dei blogger con il reale, quello che per i politici di professione si chiama solo ed esclusivamente 'voti', ma che è ben altro. Fermo restando il fatto che i blogger per incidere non possono certo mettersi a disposizione di segreterie che non riconoscono il lavoro che c'è a monte e la radice delle esigenze del centrodestra.

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di Saba Zecchi 
da "Il Foglio"