Clemente di nome e di fatto: tutti i danni dello statista di Ceppaloni

“In questo poco tempo Mastella ha dimostrato come lavora un 'politico' alla Giustizia: si è presentato concedendo la grazia agli assassini di Calabresi, poi non ha battuto ciglio sull’arresto dei capi dei servizi (per tutelare il buon Abu Omar).
Adesso Clemente, per coerenza con il suo nome, concede l’indulto verso i detenuti.
<p> Un provvedimento di grazia che rimetterà sulle nostre strade circa 15.000 tre spacciatori, rapinatori, scippatori, insomma criminali che alimentano l’allarme sociale, compresi molti extracomunitari e clandestini.
<p>

E’ uno scandalo che per l’incapacità dei tanto amati politici di gestire la situazione carceri-detenuti, siano i cittadini a rimetterci in sicurezza, senza contare lo sfregio fatto, dritto in faccia, alle VITTIME. Soggetti che, in questo paese, contano sempre zero…”</i>
<p><p>Roberto Castelli, ingegnere acustico. Per cinque anni di governo Berlusconi è stato bistrattato con l’epiteto di 'ingegnere'. Quasi come possedere una qualifica di pregio e non basarsi, per vivere, sulle spalle dei contribuenti come i politici di professione, fosse un demerito.
Oggi, dopo la creazione del govero Prodi, troviamo sulla poltrona di Ministro della Giustizia Clemente Mastella. Nessuno ha potuto tacciarlo di essere fuori posto, di non essere un 'politico', che per loro, nota bene, è una caratteristica positivissima.
In questo poco tempo Mastella ha dimostrato come lavora un 'politico' - uno 'statista' - alla Giustizia. Castelli ha lasciato con una moderna riforma del sistema, con l’importante revisione della legge sulla legittima difesa, non piegandosi mai alle richieste di grazia per gli assassini di Calabresi o alle assurde richieste di estradizione della procura milanese a carico degli agenti Cia per la meritoria azione contro Abu Omar.
Mastella, al contrario, si è presentato concedendo la grazia agli assassini di Calabresi senza nemmeno informare la famiglia del commissario milanese.
<p>

La sua seconda mossa è stata quella, avveratasi questi giorni, della concessione dell'indulto verso i detenuti.
Misura approvata dal Parlamento con maggioranza qualificata, cioè anche con il voto dell' opposizione. Solo Lega e An ( importante: Alemanno e Co. hanno votato a favore ) si sono opposti, senza contare lo show tutto propagandistico del Ministro (!) Di Pietro.
Dopo che i politici hanno accontentato i propri capricci, siamo noi, cittadini comuni, a subirne sulla nostra pelle le conseguenze.
L'indulto approvato rimetterà sulle nostre strade circa 15.000 detenuti. Spacciatori, rapinatori, scippatori, insomma criminali che alimentano l'allarme sociale dei cittadini, compresi molti extracomunitari e clandestini. Senza tener conto che, a beneficiare dello sconto di pena, saranno protagonisti di efferati delitti ( tipo Erika e Omar, o le ragazze che uccisero la suora laica in Val Chiavenna ).
E' uno scandalo che per l'incapacità dei tanto amati politici di gestire la situazione carceri-detenuti, siano gli onesti cittadini a rimetterci in sicurezza, senza contare lo sfregio fatto, dritto in faccia, alle VITTIME. Soggetti che, in questo paese, contano sempre zero.

Quanto ai problemi di affollamento che l'indulto dovrebbe risolvere, siamo alla farsa. La piccola sfoltita durerà un amen in termini temporali. Tra qualche mese la situazione sarà da punto a capo.
Una possibile soluzione è nel creare un interesse 'materiale' per la risoluzione del problema, come avviene in altri ambiti. Cioè, se c'è qualcuno che dalle carceri puo guadagnare, possiamo stare tranquilli che non scarseggerano. La proposta, insomma, è quella di privatizzazione, sul modello statunitense. Qui un'idea concreta di Gugliemo Piombini patron della Libreria Del Ponte: http://www.ilpungolo.com

<b<Personalmente sostengo da sempre la legittimità</b> del cittadino di difendersi da solo, nella propria proprietà, quando è in pericolo di vita o è in pericolo la proprietà stessa ( di cose o soldi, ad esempio ).
Non faccio riferimento al concetto di aggredito e aggressore, che già da solo basta e avanza. Faccio riferimento alla natura stessa dello Stato e ai diritti pre-statuali.
Per gli individui la difesa contro le aggressioni alla vita e alle proprietà è così importante che li ha spinti ad 'associarsi' e creare una forza di polizia che lavora alla protezione, alla prevenzione e al perseguimento di chi offende gli altri nelle loro legittime proprietà o vite.
Ora, proprio perchè è un argomento alla base della creazione dello Stato, questa non puo ne deve essere una 'delega assoluta'. Ovvero, quando non è presente lo 'strumento' nato dalla volontà degli associati, è impensabile che gli individui rinuncino a perseguire azioni di difesa, oggetto principale del contratto cittadino-Stato. Non possono ritrovarsi impotenti, impediti ad effettuare prorpio quelle azioni tanto importanti ( difesa ) da averli portati a creare 'lo Stato' stesso.

La spiegazione non è molto chiara, mi rendo conto ma vi chiedo uno sforzo. In aprole povere lo Stato dovrebbe preoccuparsi degli aggressori, lasciando liberi coloro che si difendono, in qualsiasi modo.
Invece qui ci ritroviamo 'mazziati e cornuti', con l'impossibilità quasi totale di difensersi senza subire persecuzioni 'statali' e con la rimessa in libertà di delinquenti pericolosi per noi, cittadini 'normali', senza scorte nè case sorvegliate.

J.Landi