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FINI E FINIANI, TRA ILLUSIONI E POLTRONE

A cosa sono serviti questi ultimi mesi se poi alla fine si vota tutti compatti (o quasi) con la maggioranza? Futuro e Libertà per l'Italia si è presentato nei suoi esordi come il gruppo - a breve partito - di destra ma contrario a Berlusconi e alle sue scelte ad personam, però poi, al momento opportuno, non ha avuto il coraggio di mettere in discussione questa legislatura. Anzi Fabio Granata, esponente del movimento che in Parlamento ha negato la fiducia al Governo, ha anche ammesso senza problemi di essere stato rimproverato per questa sua scelta dal Presidente della Camera. Futuro e Libertà cerca la propria strada, in parte l'ha già segnata, ma ha bisogno di rendere palesi le proprie posizioni e per farlo ha bisogno di tempo. Strategia politica, dunque, di chi non sarebbe pronto ad affrontare elezioni immediate e ha bisogno di formare un organico di partito, distribuire cariche e capire cosa dire di diverso dagli altri - e da Berlusconi in particolare – ai futuri elettori.

L'illusione che in Italia stesse per nascere qualcosa di nuovo si sgretola dinanzi alle necessità dei tempi della politica, perché con Berlusconi o no, la priorità è sempre e solo far politica e occupare cariche e poltrone. Il Premier non ne esce meglio da questo confronto, pressato dalla necessità di avere l'appoggio dei deputati di Futuro e Libertà e desideroso non tanto di restare insistentemente al Governo quanto di evitare le elezioni. Perché se in un primo momento Berlusconi si è mostrato pronto a farci andare tutte alle urne ha poi fatto marcia indietro dicendo di avere i numeri per andare avanti e mostrandosi un po' meno convinto della possibilità dell'ennesimo successo elettorale. Sempre pronta invece alle urne è la Lega, sicura del proprio elettorato in costante crescita.

Si poteva evitare tutto questo? Certo, ne avremmo fatto volentieri a meno. Era scritto che andasse così? Assolutamente sì. C’è posto per una sola “prima donna” in ogni gruppo: due sono troppe. Non volendo assolutamente discutere i motivi, legittimi o meno, che hanno portato Fini a prendere le distanze da Berlusconi, la domanda vera che mi sono sempre posta è: come abbia mai pensato di entrare nel Popolo delle Libertà per fare l’ospite in casa altrui, proprio lui che per anni e anni è stato padrone indiscusso a casa propria (la compianta Alleanza Nazionale).

Forse l’entusiasmo di un progetto importante da condividere, forse l’illusione che Berlusconi avrebbe lasciato spazio anche a lui che per anni e anni gli era stato fedele. Colpa dell’ingrato Silvio? Neanche tanto, perché ci vuol poco a capire che Berlusconi non vuol sentire altre voci se non la sua. Forse un banale errore di valutazione o la voglia di esserci a tutti i costi.
E di qui il tira e molla interno al movimento che è poi scoppiato questa estate. Ma tant’è dopo mesi e mesi di attacchi, divorzi annunciati e poi realizzati, di polemiche da salotto e gossip da parrucchiere, adesso tutti vivono felici e contenti in Parlamento. Come dar torto a quanti hanno fatto dell’astensione alle urne la loro filosofia di vita?

Quando ad essere sul tavolo sono solo i giochi di potere
e non l’interesse dei cittadini va da sé che i cittadini stessi, che da quei giochi di potere non ne ricavano nulla, si allontanino dalla politica e non la trovino più interessante. Chi spiega alla famosa “casalinga di Voghera” che Fini sì vuole prendere le distanze da Berlusconi ma per ora sta bene lì in Parlamento mentre organizza il suo partito? Chi le spiega che Berlusconi non chiude con Fini perché consapevole di avere fatto troppo poco in questi due anni per poter affrontare una buona campagna elettorale? La “casalinga di Voghera” vi risponderà semplicemente che la sua famiglia paga le stesse tasse di prima e che tutto sommato della storia della casa di Montecarlo le è importato alquanto poco, se non per il fatto dei aver visto un po’ più spesso lo splendido panorama monegasco alla Tv.

Non è sterile polemica ma un sincero invito a tutti - Finiani e Berlusconiani - a rendere altre le loro priorità. D’accordo ci vuole tempo ma che questo tempo lo si usi bene: da un lato per concretizzare il programma di Governo per il quel si è stati eletti e dall’altro per proporre un’alternativa concreta a tutti quelli (e sono tanti) che a destra si sono stufati di Berlusconi. Senza tuttavia senza cadere nel vuoto antiberlusconismo di cui sono vittima da anni il Pd e l’Italia dei valori stretegia che, come dimostrato più volte, non premia il giorno delle elezioni.

 

Francesca Ottaviano