IL MIO DIETOLOGO STA A BRUXELLES
"L'emergenza-Nutella" sembra essere rientrata prima del previsto. Dopo finti allarmismi in merito alla sua possibile messa al bando dal mercato per decisione dell'Unione Europea è calato il silenzio e con cognizione di causa visto che in realtà non si è mai messo in discussione la possibilità di vendere la Nutella in Italia e nel resto del mondo.
L'allarmismo è stato scatenato piuttosto da una serie fortuita di coincidenze e da un pizzico di cattivo giornalismo in cui in Italia siamo tutti purtroppo abituati. La notizia è stata lanciata dall'Ansa giusto in tempo per le edizioni serali dei telegiornali e le redazioni che - ahimè- non hanno avuto il tempo necessario per approfondire la notizia e capire che dietro la necessità dell'indicazione del “miglior profilo nutrizionale” si celava ben altro. Rassicurate dalle dichiarazioni del vicepresidente della Ferrero, Francesco Paolo Fulci, le edizioni serali dello scorso 16 giugno hanno mandato nel panico totale un intero popolo di golosi che già pochi minuti dopo si dichiarava pronto all'illegalità, qualora ce ne fosse stato bisogno, pur di non rinunciare a quel cremoso piacere.
Poco meno eclatanti i chiarimenti del giorno dopo che, aggiungerei, solo pochi si sono degnati di fare, in cui si precisava che la Nutella non era messa al bando ma l'Unione Europea chiedeva – tra l'altro per tutta una serie di prodotti dolciari - che le indicazioni nutrizionali sulla confezione dovessero essere riportate con rigore scientifico e che le qualità alimentari di cui si fregiava il prodotto in pubblicità dovessero essere fondate.
Ma c'era bisogno dell'Unione Europea per sapere che la Nutella non è certamente un cibo dal completo valore nutrizionale e di cui si può fare a meno? Pare che invece la UE non ci ritenga in grado di capire cosa compriamo e perché; pensa che pubblicità felici con bimbi che sorridono dinanzi a pane e Nutella ci convincano che stiamo comprando un prodotto che i politically correct definirebbero sano.
Ammettiamolo: la UE ci considera davvero una massa di stolti e incompetenti, plagiati totalmente dai piaceri della gola. Ora, chi compra la Nutella sa di non comprare un prodotto a basso contenuto calorico, sa di non avere di fronte un prodotto adatto all'alimentazione di tutti i giorni e chi dice il contrario mente a se stesso sapendo di mentire. La tendenza della corretta alimentazione e del viver sano è così di moda nell'ultimo decennio che tutti sanno che per star bene “bisogna mangiare frutta e verdura di stagione, fare attività fisica...” e si potrebbe continuare con tutti quei consigli triti e ritriti che ci somministrano ormai da anni.
L'obiettivo della direttiva europea sarebbe la maggior chiarezza per il consumatore, cosa di per sé meritevole ma forse siamo di fronte all'ennesimo atteggiamento paternalistico di un governo, stavolta quello europeo, che vuole “indicarci” la giusta soluzione, che vuol dirci di stare attenti alla corretta alimentazione e che ci ricorda che mangiare una certa cosa potrebbe non essere salutare. In pratica le mamme e i papà preoccupati per i figli in sovrappeso o con il rischio di diventarlo possono andare in pensione: adesso ci pensa la UE a svolgere il loro compito!
Dietro la scusa della corretta informazione al consumatore potrebbe celarsi l'ultima trovata per “imporci”, come possono, uno stile di vita che loro reputano giusto e corretto e che intendiamoci, magari lo è pure, ma resta un'imposizione. Quella della corretta alimentazione è diventata una delle battaglie più in voga degli ultimi anni e la UE segue la corrente.
Non mi meraviglierei se qualcuno si fosse compiaciuto della possibilità della messa al bando del prodotto dal mercato convinto che così si sarebbe data “una bella batosta al problema dell'obesità in Italia”, senza aver imparato – come insegna la storia - che la politica del proibizionismo non ripaga mai.
Molti ci hanno convinto che la lotta per uno stile alimentare sano è un dovere non solo per il bene delle persone interessate (altri padri che ci fanno la morale) ma ci spiegano, bontà loro, che è un costo crescente per la spesa sanitaria pubblica. C'è ancora una parte dei soldi della sanità pubblica che viene usata per curare i pazienti? Evviva! E visto che sono in vena di attirarmi antipatie di perbenisti e benpensanti lancio una provocazione in più: privatizziamo la sanità, ognuno paga le proprie cure e mangia tutta la Nutella che gli va senza sensi di colpa per la collettività.
Nel concreto cosa potrebbe cambiare la nuova direttiva europea? Il rischio paventato da molti è che sulla Nutella tra un po' di tempo troveremo delle etichette- simili a quelle che dal 2001 campeggiano sui pacchetti di sigarette (altra decisione dell'Unione Europea), dalle quali apprenderemo che quel prodotto “nuoce gravemente alla salute”. Quale risultato avrebbero queste potenziali indicazioni se non renderci solo più tristi dinanzi al nostro acquisto?
E quindi, per tirarci un po' su il morale, i cucchiaini di Nutella necessari potrebbero diventare tre invece dei nostri due soliti. Per la felicità nostra, del mercato e... della Ferrero.
Francesca Ottaviano
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