Israele, l'azione puo rivelarsi controproducente
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L’interessante riflessione che segue ci perviene del Presdente di Ag Cagliari, Salvatore “Sasso” Deidda”. Pur esulando dalla linea editoriale di UT in politica estera, riteniamo giusto pubblicarla come sano stimolo al dibattito. (n.d.r)
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“Non è più così semplice giustificare azioni più o meno terroristiche da parte di quegli esponenti che oramai più che per il popolo lavorano e combattono per il proprio fanatismo religioso.
Ma la reazione israeliana che distrugge ponti, strade, centrali elettriche, è giusta?</b>
E' la strada giusta per ottenere i consensi dei Libanesi? Come puo un popolo che lotta da una parte contro le infiltrazioni siriane riuscire a sconfiggere hezbollah che neanche Israele e la sua potenza riesce a schiacciare?”
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</i>Da tempo non c'è più quella spinta ideale che permetteva ai più di cantare serenamente "Settembre nero" e difendere il popolo palestinese senza se e senza ma. Non è più così semplice giustificare azioni più o meno terroristiche da parte di quegli esponenti che oramai più che per il popolo lavorano e combattono per il proprio fanatismo religioso.
Oggi pero non vorrei che facessimo lo stesso errore di tapparci gli occhi e, se a volte ieri difendevo i palestinesi, oggi difendo gli Israeliani che, fatalità delle eventi, per la comunità internazionale, e per l'Europa in particolare, recitano sempre la parte dei cattivi.
Posso capire adesso come siano esasperati da una vita condotta sul filo del rasoio, circondati da vicini che non vedono l'ora di veder scomparire il Paese con la stella di David.
E' lecito pensare che dietro i rapimenti dei soldati, prima da parte dei Palestinesi e poi da parte degli Hezbollah, possa esserci un'unica regia. Ma quali sono gli antefatti che hanno portato a tutto questo? L'incidente nella spiaggia in cui morirono i componenti di una famigliola che tutto pensava meno di ricevere un missile come benvenuto. La reazione poi al rapimento del soldato da parte dei Palestinesi: tutto lascia pensare che gli Israeliani non aspettassero altro.
Non è trascurabile nemmeno il discorso dei prigionieri che ancora da anni soggiornano nelle carceri israeliane, siano essi palestinesi o libanesi o quanto altro. Sono migliaia, sono donne e uomini che sicuramente si sono macchiati di vari reati ma qualcuno paga all'ennesima potenza colpe di una guerra giusta, riconosciuta universalmente per l'indipendenza del proprio popolo?
Come mi scandalizzo, mi commuovo ricordando i prigionieri irlandesi, deceduti o viventi, detenuti nel braccio speciale delle carceri inglesi, oggi mi commuovo pensando ai tanti che giacciono, ignorati dal mondo occidentale, nelle carceri israeliane.
Se fossi un arabo, moderato, che rinnega la strategia del terrorismo, forse cambierei idea pensando a quanti del mio popolo marciscono nelle carceri. Oggi, se fossi un libanese che rinnega gli hezbollah, gli iraniani, quelli di hamas, forse cambierei idea vedendo gli arei israeliani che bombardano Beirut senza il minimo ritegno. E' insensato chiedere ai libanesi una forma di ribellione contro gli hezbollah quando un pulmino pieno di bimbi cerca di fuggire e viene centrato dai missili israeliani. Nel corriere della sera di domenica la spiegazione contro la mancata ribellione verso gli hezbollah ci sono tutte. Come puo un popolo che lotta da una parte contro le infiltrazioni siriane riuscire a sconfiggere quell asservito di hezbollah che neanche Israele e la sua potenza riesce a schiacciare?
La reazione israeliana è dunque giusta? E' la strada giusta per ottenere i consensi dei Libanesi? Non credo: distruggendo ponti, strade, centrali elettriche ( questo vale anche per i palestinesi) l'odio crescerà e tutto lascerà pensare che è stato fatto ad arte per non far crescere l'autonomia di quei Paesi.
Blondet, di nome Maurizio, scrive che la centrale elettrica distrutta a Gaza aveva una capacità di soli 140 megawatts, molto meno di quel che occorreva agli abitanti di Gaza per l'autosufficienza. I palestinesi a Gaza consumano (consumavano) 654 kilowattora a testa per anno, contro i 6183 di ogni israeliano: dieci volte di meno.
Fra gli obbiettivi originari della centrale, costata 100 milioni di dollari e lanciata su incoraggiamento del presidente Bill Clinton, c'era quello di collegarla a un impianto di dissalazione, che consuma molta energia.
La centrale è riuscita a funzionare solo dal marzo di due anni fa, grazie soprattutto all'impegno anche finanziario di Said Khoury, un nativo di Safad in Palestina, che è il proprietario del colosso ateniese di costruzioni CCC.
Nelle rosee speranze dei palestinesi, la centrale avrebbe funzionato con il gas del giacimento scoperto nel 1999 pochi chilometri al largo di Gaza, gas nazionale, palestinese; ma il misericordioso Isarele ha sempre vietato la costruzione del gasdotto di collegamento, allo scopo di obbligare i suoi prigionieri a comprare gas da Israele stesso.
Non so se sia vero oppure pura propaganda anti-israeliana ma considerato l'autore di queste parole io tendo a crederci. Forse lo stesso ragionamento le fa anche chi subisce senza colpa i colpi di martello d'israele che, più ostenta la sua forza, più si circonda di nemici.
Salvatore "Sasso" Deidda
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