Lezione 3: una via italiana al Conservatorismo
Ogni paese, ogni continente, deve fare i conti con la propria storia. E se gli Usa si sono potuti permettere di costruire ex novo la propria società, noi non possiamo pensare di esportare il loro modello qui dove, come sottolineato dagli interventi precedenti, si deve fare i conti con la rivoluzione francese, il socialismo, l'illuminismo, la religione cristiana e così via a ritroso nella storia. Il puntare sempre a modelli politici e culturali d'oltreoceano è molto suggestivo, dato che a noi sembrano miraggi, ma penso che sia anche poco utile. Giusto conoscere a fondo la realtà del paese democratico più influente del mondo, ma non si puo pensare che Tocqueville, Reagan, Nixon, possano parlare all'uomo europeo o all'uomo italiano o soddisfare pienamente le nostre domande. Goldwater invece, per quel poco che ho letto, mi pare molto più vicino anche ad istanze europee. Cosa fare quindi?
Prima di tutto credo sia il caso di riscoprire un po' la nostra storia sommersa: in Italia ad esempio la Rivoluzione non c'è mai stata, anche se la vulgata socialista e risorgimentale ha provato a cancellare con un colpo di spugna un percorso storico molto interessante e particolare. Ai diritti civili, al concetto di Nazione, alla centralità dell'uomo ci siamo arrivati prima dei Giacobini e senza le loro mistificazioni filosofiche e valoriali. Il problema è che nessuno oggi vuole accettare che certi principi possano essere stati meglio, o ugualmente, veicolati da percorsi e idee monarchiche, autoritarie, conservatrici e soprattutto locali, rispetto ad una visione socialista, statalista (o panstatale, dove cioè tutto è stato), unitaria e totalitaria che la storia nostrana ci ha detto essere l'unica via per l'Italia.
Un pensiero non puo attecchire senza radici in un sistema politico ed in un popolo. Chi pensa che le idee siano in vendita al supermarket, si scelgano come i prodotti, e si comprano quelle che si preferiscono, come pacchetti preconfezionati, fa un gravissimo errore. Non nascondo che quando giro per la blogosfera e incontro siti che sono infarciti esclusivamente di bandiere americane o di riferimenti esteri rimango perplesso e non poco. Cosa cambia da coloro che sventolano sulle proprie pagine le gesta di Fidel e le bandiere di Mao? Ovviamente cambiano le idee di fondo, ma il consiglio finale è sempre lo stesso: andate a vivere laggiù. Se uno dei punti fondamentali è la Patria, bisognerà per forza di cose ripartire dal tricolore e non dalle stars and stripes, così come se alla base di tutto ci sono dei principi di conservazione non si potrà non confrontarsi con la nostra storia e la nostra cultura.
L'Europa ha dato natale al già citato Burke, ma anche ad Heideger, a Thomas Mann, a Von Hayek, a Prezzolini e a Papini, a Croce, Gentile (che pero arriva ad una formulazione assoluta dello stato). Mariniello mi suggerisce Einaudi e la Tatcher, io ci metterei anche Quintino Sella (un tatcheriano ante litteram) e per certi versi Hegel, col quale non ci si puo non confrontare soprattuto per una dialettica della conservazione, ed Ernst Junger. Marinetti ed i futuristi martellavano e smantellavano culturalmente il sistema socialista, passatista ed egalitario ben 100 anni fa, riportando la centralità dell'uomo rispetto a sovrastrutture totalizzanti. Tutti questi intellettuali non possono non essere i punti di riferimento di un pensiero conservatore europeo che a mio avviso poco ha a che spartire con quello che invece è il pensiero "popolare" che oggi è la destra europea, ovvero un misto di valori annacquati e di dottrina sociale della Chiesa in pillole. Come Prezzolini stesso ci ricorda, potremmo tornare indietro attraversando tutta la nostra storia, dei vari Medici, Machiavelli, S.Tommaso, fino alle radici della filosofia europea con Parmenide, che per primo sancisce la centralità dell'Essere, rispetto al divenire (quel famoso panta rei, tutto scorre, che invece è centrale in Eraclito): centralità che sta alla base di tutto il pensiero che io ritengo di Destra.
Dobbiamo tornare quindi ad una dimensione Italiana ed Europea, al fine di lanciare un conservatorismo che possa andare di pari passo con quello americano. Nulla di tutto cio che oggi vediamo nel nostro continente ci piace. Nemmeno, spesso, cio che fa una destra troppo sbandata e senza idee (e non mi riferisco solo alla CDL, ma a tutto il contesto dell'UE). Dio, Patria, Famiglia e Individuo andranno pur declinati tenendo di conto la nostra realtà. Un punto di partenza per fortuna già lo abbiamo, e qui mi ricollego a quanto ha già detto giustamente Jimmy, che è la parte di critica e di un minimo di valori condivisi.
Tutta la destra concorda ormai sul bisogno di distruggere un sistema fiscale così pressante, tutta la destra condivide il bisogno di meritocrazia, tutta la destra condivide il bisogno di dare una dimensione profonda all'uomo che non sia solo materiale e sociale, tutta la destra condivide la critica al sistema statale e nazionale unitario (con diverse sfumature, ma il federalismo mi pare assodato). Sono dei buoni punti di partenza ma sicuramente servono sintesi diverse, nostre, originali e diverse. Non posso pensare che ci si fermi come elaborazione ad immaginare un elefantino tricolore, ad invocare un Bush presidente anche in Italia o a scimmiottare sistemi politici non nostri, come a volte leggo su tanti blog. Bisogna per forza di cose trovare una via italiana del conservatorismo.
C.Z.
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