L'Occidente è più forte: la Francia è tornata
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<p>Nel secondo tempo, con un Europa che sta perdendo la sua partita con la storia, rientra in campo la Francia.
Nicolas Sarkozy è il nuovo Presidente di una nazione che ha latitato per troppi anni dalla scena Occidentale ma di cui l’Occidente ha sincero bisogno.
In una corsa bipolare perfetta la destra ha sconfitto i socialisti, ha rimproverato l’Europa di non ascoltare la voce dei suoi popoli e, tra il boato della folla, il neoeletto Presidente ha salutato, dopo dieci anni di malgoverno Chirac, “gli amici americani”. Champagne.
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</br><p>Nel discorso alla grande festa serale di Place de la Concorde a Parigi, Nicolas Sarkozy, nuovo Presidente di una nuova Francia, si è presentato nel palco accerchiato da una folla composta non solo da dirigenti dell’Ump ma da intellettuali ed artisti ai quali lui stesso, a fine discorso si è rivolto, ringraziandoli personalmente per essersi schierati al suo fianco “opponendosi, senza paura, al pensiero unico”.
Un primo insegnamento per la destra italiana parte da qui e prosegue in tutta una campagna elettorale che ha visto (ri)affacciarsi nella scena europea una destra nuova, e un leader nuovo.
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Molti intellettuali e altrettanti esponenti della sinistra intellighenzia nostrana e d’oltralpe si era detti, in questi giorni di campagna elettorale francese, come affascinati dal fatto che uno scontro di questo tipo avvenisse tra un figlio di immigrati ed una donna.
La cosa invece che ha appassionato di più noi, cinici bipolaristi, è che finalmente ci fosse uno scontro all’americana in questa nostra Europa socialista e, che tale scontro, avvenisse tra candidati appena 50enni e non tra 70enni (ci perdoni Silvio..). E che questo scontro, finalmente, avvenisse tra destra e sinistra, senza estrema destra nè estrema sinistra tra i piedi. Questo entusiasmato ci ha convinto su un semplice teorema che abbiamo sempre sostenuto: dove la sinistra è sola contro la destra, senza le ali estreme, la sinistra perde. Quasi dovunque in occidente.
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Sarkozy rappresenta una rottura con un certo stile di fare politica:
le sue proposte, semplici, schiette e di buon senso sono piaciute ai francesi risvegliati dal torpore di 10 anni di malgoverno Chirac.
Lui, figlio di padre immigrante ungherese e di madre di origini greche ed ebraiche, propone una politica dell’immigrazione più restrittiva per i clandestini (immediata espulsione) e una politica più decisa per l’integrazione di coloro che arrivano in Francia a lavorare con competenze o semplicemente con buona ed onesta volontà.
Sarko incoraggia la mobilità sociale, un più efficiente sistema scolastico e tagli alla spesa e al personale nell’ingombrante settore pubblico.
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In politica estera la svolta è ancora più clamorosa rispetto all’era Chirac: gli applausi della piazza sono stati forti quando ha detto che “i nostri amici americani possono contare sulla nostra amicizia”. Un boato proveniente dalla Francia profonda, umiliata dalla viscida politica estera del suo predecessore.
La stessa amicizia non sarà riservata alla Turchia che vedrà nella Francia d’ora innanzi il suo più forte oppositore all’entrata nell’Unione Europea.
La Francia sarà “dovunque la libertà è minacciata” continua il neo Presidente, tuonando contro le tirannie sparse per il globo e difendendo coloro che ne sono perseguitati, come i prigionieri politici e le donne costrette ad indossare il burqua.<p>
Ma è il riferimento all’Europa quello che ci commuove di più: “Stasera la Francia è rientrata in Europa” dice Sarko, ed è vero perchè in questi lunghi anni l’Europa e l’Occidente intero hanno giocato una delle loro più dure partite senza un giocatore importante, che aveva smesso di guardare ad Occidente schiavo di interessi e politiche ingrate e meschine. La Francia è tornata in Europa. “Ma - continua Sarko, l’Europa ascolti di più i suoi popoli, che vedono nell’Unione il cavallo di Troia per tutti i mali”. Ascoltare i popoli dell’Europa e proseguire nel cammino solo dopo aver interpretato e compreso le loro istanze e le loro difficoltà. La lezione per i politicanti italiani è qui ancora più pesante: nessun europeismo tout court, l’Europa va bene solo se è fatta dai popoli per i popoli. Non dai burocrati per altri burocrati.
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Sarkozy in campagna elettorale non ha avuto bisogno di posizioni cerchiobottiste (monopolizzate da Bayrou) temi di cui invece è preda il centrodestra italiano, nè di dover difendere l’operato del suo predecessore, l’odiato Chirac da cui ha a più riprese preso le distanza, innanzitutto indicando nel suo “pantheon” di riferimento personaggi della politica inglese e non francese, a partire da Tony Blair. La partita non è chiusa del tutto: a Giungo ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento e il nuovo centro di Bayrou potrebbe rappresentare l’ago della bilancia. Quello che si aspetta Casini, per riproporre in Italia una simile spina nel fianco.
Ma oggi festeggiamo il ritorno della Francia in Europa, e quest’Europa agonizzante ne aveva alquanto bisogno.
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D.M.
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