Nessun avvenire per le Nazioni Unite
<p> La questione-Onu assume col passare degli anni tonalità drammatiche. Le Nazioni Unite sono ormai un’organizzazione internazionale che vive soltanto della propria storia, ma senza alcun avvenire: il suo nuovo presidente coreano ne è l’esempio più chiaro.
E la via d’uscita dalla crisi innescata dalle atomiche di Kim, qualunque essa sia, non potrà più passare attraverso il Palazzo di Vetro.
<p><p>Mi sono addentrato solo dopo nella lettura del commento di Landi sull'argomento segretario-ONU, dato che è mia abitudine (buona, ne ho la certezza e la presunzione) non conoscere il parere dell'interlocutore prima di essermi fatta un'opinione in modo autonomo.
Ma tant'è, m'è caduto l'occhio sul titolo dell'articolo: un coreano eletto perchè non serve a nessuno e per il solo motivo che, secondo il turn-over abitudinario e cronometricamente infallibile del Palazzo di Vetro, quel posto spettava ad un asiatico.
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New York vive ormai su due sponde: quella dove si erge la sede mastodontica del'Onu e quella dove, Manhattan, è ancora aperta la ferita di Ground Zero, dove le Torri continuano a fumare il ricordo di un giorno terribile.
Ban Ki-moon è a tutti gli effetti una presa in giro perchè l'Onu è ormai un’organizzazione internazionale che vive soltanto della propria storia, ma senza alcun avvenire: mentre il regime comunista di Pyongyang dà vita alla peggiore escalation militare della sua storia (gli esperimenti nucleari superano di gran lunga il conflitto con la sorella di Seul) un coreano non puo che essere il segnale più diplomatico e meno politico per risolvere un problema. Infine, se si fosse voluta una leadership forte, l'indirizzo non sarebbe dovuto certamente quello di eleggere un emerito sconosciuto.
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La questione-Onu è una questione che assume col passare degli anni tonalità drammatiche, ora che ci troviamo non solo in un nuovo secolo, ma con innanzi sfide internazionali di proporzioni tali che la burocrazia e gli strani equilibri che imprigionano le Nazioni Unite finiscono col prevare con la sollecitudine e l'efficacia della sua azione.
La questione-Corea del Nord è un'emergenza già da un paio di anni, indipendentemente dal fatto che, con Siria e Iran, il paese asiatico fosse già stato inserito stata nell’indice della Casa Bianca dei “Paesi dell'Asse del Male”.
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Un'emergenza che dovrà essere risolta con determinazione, ma scartando l'opzione militare: sia perchè gli Stati Uniti hanno già un numero troppo alto di truppe impegnate in teatri di guerra, sia perchè la megalomania del dittatore comunista, tipica di tutti i suoi predecessori sovietici, potrebbe portare a rappresaglie violente e fanatiche.
La minaccia nucleare è infatti tutt'altro che propaganda e la paura che vede dalla stessa parte Usa, Cina e Giappone, in un insolito triangolo, non ha una chiara via d'uscita.
La Corea del Nord andrà forse avanti per la propria strada. Quanto a noi, sarà bene che chi tiene le redini della corda dalla cui parte ci troviamo, trovi presto una via d’uscita.Che stavolta difficilmente potrà passare attraverso l'Onu.
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Andrea Bonacchi</p>
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