Oriana Sì. Difendere le proprie radici non significa essere intolleranti
“Stavolta, caro Claudio, permettimi di contraddirti e di confessarti, in tutta sincerità, che non posso essere d’accordo con te.
Su questa rivista abbiamo sempre difeso Oriana Fallaci, risparmiati lo scandalo che ti suscitano le sue dichiarazioni, per ben altre e più gravi faccende.
Scandalizzati, ad esempio, perchè quest’Europa imbelle e vigliacca, ombra di cio che è stata, altro non sa fare che chinare il capo e vomitare generazioni di burocrati senza valore che ci governano da Bruxelles, troppo impegnati in estenuanti dibattiti sulle esatte misure delle zucchine.
Scandalizzati per la relativizzazione delle idee, delle culture e della storia, anzichè proporre tutto cio.
Il nostro dovere oggi non è alimentare l’odio ma tantomeno far crescere il buonismo, bensì far crescere nella nostra generazione la fiducia nell’appartenenza ad una cultura e una storia comune da difendere senza mezze misure”.
Stavolta caro Claudio, permettimi di contraddirti e di confessarti, in tutta sincerità, che non posso essere d'accordo con te.
Su questa rivista abbiamo sempre difeso Oriana Fallaci, dai tempi in cui il primo libro della sua "nuova stagione" fece grande scalpore e vendette milioni di copie in tutto il mondo.
Noi la Rabbia e L'orgoglio l'avevamo letto e abbiamo letto anche tutti i suoi scritti seguenti, benchè, dobbiamo dirlo, finissero inevitabilmente per ripetersi. E li abbiamo letti con gusto.
Non credo tu debba essere inquietato dalle ultime, forti, affermazioni della Fallaci. Sai a volte, per fare arrivare un concetto è necessario dargli ridondanza finchè non se ne parli.
Adesso siamo qui a dibattere perchè Oriana ha detto che farà saltare la moschea, quando se al posto di rilasciare queste dichiarazioni, avesse pubblicato l'ennesimo saggio, ne parlerebbero a pagina tre invece che in prima pagina e noi saremmo probabilemnte a dissertare sui mondiali.
Eppure il concetto è sempre il medesimo della Rabbia e L'Orgoglio.
Non voglio entrare nel dibattito islam buono-islam cattivo, ampiamente dibattuto su queste pagine, con maggiore competenza da altri prima di me. Vorrei solo farti riflettere su un punto: la Fallaci non sbandiera odio ma rappresenta semplicemente una delle ultime voci, autorevoli, in difesa della nostra cultura occidentale.
Vedi, viviamo in una strana Europa, dove si ha paura ad inserire nella costituzione le radici cristiane per non offendere le minoranze turche, o chissà quali altre etnie d'importazione. Dove reagire all'offesa che quotidianamente ci viene arrecata da chi, veramente, riesce a produrre soltanto odio, è considerato razzismo e magari si apre anche un'inchiesta condotta da qualche magistrato, che poi magari si stupisce se la Cia viene nel nostro paese e ci porta via qualche terrorista perchè noi (garantisti solo verso chi viene da fuori, giustizialisti senza pietà con i nostri concittadini), non siamo riusciti ad arrestarlo prima di loro, rallentati da mille dubbi "etici" e da infinite ragnatele di paranoie burocratiche.
Ti scandalizzi se la Fallaci tuona contro la costruzione della moschea a Colle Val d'Elsa, una terra toccata dalla Via Francigena, ossia uno dei luoghi più importanti per le basi stesse della nostra civiltà occidentale; beh, risparmia lo scandalo per altre ben più gravi faccende. Scandalizzati perchè quest'Europa imbelle e vigliacca, ombra di cio che è stata, altro non sa fare che chinare il capo e vomitare generazioni di burocrati senza valore che ci governano da bruxelles troppo impegnati in estenuanti sulle esatte misure delle zucchine.
Concludo con la storia che a scuola al crocifisso non ci badavamo nemmeno. Non mi interessa: anche io pensavo a leggere riviste di macchine sotto al banco e non ci facevo caso. Questo non significa che se non ci fosse stato non mi sarei incazzato come una bestia. Una civiltà senza simboli è una civiltà senza storia, senza radici a cui appellarsi in epoche di smarrimento come questa in cui ci è dato di vivere.
Smarrimento da cui non si esce, come proponi te, sicuramente in buona fede, parlando tutti insieme a gambe incrociate in cerchio di dialogo e di accordo "in un mondo politico, in Italia, nel quale Fini dice ogni tanto qualcosa di sinistra e Angius qualcosa di destra". Questo è proprio il concetto di cosa buona e giusta che sta passando, ahimè, e che sta sgretolando il nostro vecchio continente. Io, che credo che la relativizzazione delle idee, delle culture e della storia, cosa buona e giusta non sia, sostengo che il nostro dovere oggi non sia nè alimentare l'odio ma tantomeno far crescere il buonismo, bensì alimentare nella nostra generazione la fiducia nell'appartenenza ad una cultura e una storia comune, europea, che abbiamo il dovere di difendere nel rispetto delle altre culture e delle altre storie, ma senza cedere mai alla tentazione di patetici minestroni, che non hanno mai fatto del bene a nessuno.
D.M.
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