Per i mostri di Erba, solo la pena capitale
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<p>In uno stato
civile, come è il nostro, le torture sono giustamente considerate incivili e degradanti per chi le compie, e quindi è proprio per questi casi che
sarebbe giusto reintrodurre la pena di morte, che ha la massima forza specialpreventiva,
eliminando ogni possibilità di ricaduta del reo ed ha la massima capacità di placare
l’allarme sociale provocato dal reato, nonchè il sentimento offeso dei familiari.
<p><p>In questi giorni l’italia è stata scossa da uno dei più truci e vigliacchi
omicidi che la cronaca italiana ricordi negli ultimi anni: il massacro di Erba
Siamo arrivati al
punto che i vicini di casa, le persone della porta accanto nel vero senso della
parola, a seguito di litigi che
già duravano da tempo, abbiano sgozzato un bambino di 2 anni, sua madre, la nonna,
un’altra vicina che era andata in soccorso e ridotto in fin di vita il marito della
stessa. A seguito della confessione di questi vermi (non ci sono altri termini per
descriverli), una delle cause scatenanti è
stata che “il bambino piangeva”.
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In questi casi la piazza e l’uomo comune della strada
invoca a gran voce il ripristino della pena di morte. Secondo me non è del tutto giusto: non è
giusto perchè ci vorrebbe la tortura. Comunque avranno vita dura in carcere, perchè
anche la maggior parte dei detenuti li considera mostri, e per una specie di codice
d’onore che vige tra i carcerati, chi compie gravi crimini contro i bambini rischia la pelle.
Secondo l’art 27 della Costituzione Italiana la pena deve tendere alla rieducazione del condannato. Ma come li rieduchiamo? Con il carcere duro? No. Io li rieducherei attraverso
un paio di mesi di torture degne dell’inquisizione. A sostegno della mia teoria vi
è il fatto che un’altro principio del diritto penale è quello della proporzionalità
della pena. E quale puo essere la giusta proporzione? A voi la risposta.
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E’ mostruoso sgozzare un bambino di due anni perchè piange addirittura premeditando l’omicidio. Ma la pena che sarebbe “proporzionale” non è applicabile: in uno stato
civile, come è il nostro, le torture sono giustamente considerate incivili e degradanti per chi le compie, e quindi è proprio per questi casi che
sarebbe giusto reintrodurre la pena di morte, che ha la massima forza specialpreventiva,
eliminando ogni possibilità di ricaduta del reo ed ha la massima capacità di placare
l’allarme sociale provocato dal reato, nonchè il sentimento offeso dei familiari.
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Il padre del bambino in questo momento è un morto vivente, un uomo a cui è
stato portata via la donna della sua vita ed il frutto del loro amore. Non puo esistere
perdono in questi casi e la pena di morte per questi vermi, anche se non gli restituirebbe moglie
e figlio, almeno farebbe stare meno peggio il marito che ha perso ogni cosa.
Secondo quanto dicono i sondaggi la maggioranza degli italiani riapplicherebbe questa misura in casi limite come questo o simili, certamente anche nei gravi casi di pedofilia.
Dopo tutto anche gli abolizionisti classici (da Beccaria a Carrara)
e positivisti (Ferri) la ammettono in casi eccezionali di necessità sociale. La strage di Erba è certamente uno di questi.
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Alessandro Bartolini</p>
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