Un ponte per Terabithia
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VOTO: 6,5
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“Bridge to Terabithia”, tratto da una storia vera, non è una favola, nè un fantasy, e nemmeno un kolossal tutto effetti speciali,
ma un buon film che osa affrontare un tema forte, come quello del lutto e della difficoltà di affrontare la perdita di una persona cara.
Un tema difficile che sposta il racconto da semplice favola per bambini ad autentico cult adolescenziale.
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</br><p>Due ragazzini, con famiglie particolari alle spalle e una situazione problematica a scuola con i coetanei costruiscono il loro rifugio dal mondo all’interno di una foresta, proiettando nelle forme degli alberi e nelle impronte degli animali strani Troll e magiche creature uscite da un mondo incantato di cui loro sono i regnanti.
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“Un ponte per Terabithia” non è una favola nè un fantasy, non è nemmeno un kolossal tutto effetti speciali. Non ci sono battaglie nè nemici veri contro cui combattere ma l’unica magia presente è quella che ci permette di vedere finalmente, con i nostri occhi, quel mondo immaginario che tutti noi, in un’età delicata, come quella dei protagonisti, ci siamo probabilmente costruiti immaginando chissà quali coraggiose e romantiche avventure.
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Ma un “Ponte per Terabithia” non si esaurisce qui ma osa affrontare un tema forte, come quello del lutto e della difficoltà di affrontare la perdita di una persona cara. Un tema difficile che sposta il film da semplice favola per bambini ad autentico cult adolescenziale.
Il film è tratto dal romanzo omonimo per ragazzi scritto da Katherine Paterson nel 1976 e ispirato a una storia vera: quella di suo figlio David che vide in giovane età la morte della sua migliore amica, Lisa Hill, a causa di un fulmine, dopo solo 9 mesi che si erano incontrati.
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Il racconto, nelle intenzioni della scrittrice, sarebbe servito al ragazzo per superare quel dolore immenso e per trovare la forza di non smettere di sognare, proprio nel nome della ragazza scomparsa.
Da allora quel testo è stato usato molto nelle scuole americane e il progetto di tradurlo in un film è arrivato soltanto adesso, grazie agli sforzi di Disney e Walden Media.
Uno dei produttori e degli sceneggiatori del film è proprio David L. Paterson, che ha pensato in questo modo, a distanza di 30 anni di anni, di onorare ancora il ricordo dell’amica.
“E’ per questo che voglio che il film sia un bel film” ha detto in una recente intervista “perchè dovrà essere un tributo a lei”.
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D.M.</p>
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