ESCLUSIVO: reportage dal nostro inviato a Istanbul
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Lorenzo, che si trova nella capitale turca dove vive per alcuni periodi dell’anno, ci invia questo primo reportage sulla delicata situazione di questi giorni.
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Qua a Istanbul l’aria che si respira è di sostanziale indifferenza.
Alla Tv gli approfondimenti serali più che incitare alla sommossa insistono su
aspetti qui considerati buffi e folkloristici,
come l’abbigliamento del Pontefice.
La stragrande maggioranza dei manifesti “Non vogliamo il Papa”, appesi per la città, appartengono a un gruppo fondamentalista che per
opportunità politica cerca di strumentalizzare l’evento.
<p><p>Alla vigilia dell’arrivo di Papa Benedetto XVI in Turchia, l’aria che si respira a Istanbul, la città più grande e importante del paese è di sostanziale indifferenza. Al si là degli allarmismi dei media occidentali la vita nella megalopoli
sul Bosforo sembra procedere sostanzialmente come sempre, seguendo il suo ritmo classico.
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Tuttavia nonostante la stragrande maggioranza della
popolazione non si curi molto dell’imminente arrivo del capo della
Chiesa Cattolica i media locali affrontano l’argomento sotto vari punti
di vista, e non è infrequente, guardando le news della sera (molto più
lunghe e curate di qelle italiane), di imbattersi in un servizio sulla
guardie svizzere o su speciali sul Vaticano.
Per evidenti ragioni di
distanza culturale e religiosa molti di questi servizi insistono su
aspetti qui considerati folkloristici e capaci di sucitare ilarità,
come l’abbigliamento del Pontefice o le folle che si accalcano al
passaggio dello stesso.
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Anche i giornali ormai da tempo affrontano il
dossier Papa ogni giorno e con toni differenti a seconda
dell’orientamento delle testate.
Il fronte della protesta anti Papa
sembra essere di fatto meno forte di quanto paventato da alcuni.
Sporadici episodi si sono verficati nei giorni passati come quando un
gruppo di fondamentalisti si è asserragliato all’interno di Santa
Sofia, “riprendendone il possesso” (Santa Sofia dopo essere stata per
secoli una basilica cristiana è poi divenuta moschea, oggi non è più un
luogo di culto, ma solo un museo).
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Intanto qua e là per la città si
possono scorgere manifesti e cartelli sui quali campeggia la scritta
“Non vogliamo il Papa” che invitano a manifestazioni di protesta
indette contro il viaggio del Pontefice, ma resta da vedere che presa
queste iniziative avranno sulla popolazione. Alcuni di questi manifesti
hanno sottotitoli che inneggiano a reagire contro il ritorno dei
crociati. La stragrande maggioranza di manifesti appartiene a un gruppo
politico di ispirazione fondamentalista che per evidenti ragioni di
opportunità politica cerca di strumentalizzare il viaggio apostolico
del papa per raccogliere consenso. Un’operazione che, nonstante la
generale indifferenza, potrebbe anche in parte riuscire considerando
che da vasta parte dell’opinione pubblica il Papa non è visto come un
amico dell’Islam, convinzione rafforzatasi dopo l’episodio di
Ratisbona.
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Non dobbiamo pero dimenticare che la popolazione di Istanbul
ammonta a circa tredici milioni di individui, se quindi sarebbe
relativamente facile per gli organizzatori raccogliere qualche
centinaia di migliaia di persone, si deve poi considerare il peso
relativo sul totale dei residenti.
Intanto a livello ufficiale sono
trapelate ulteriori indiscrezioni sulle tappe del viaggio, in
particolare sembra che, se gli orari lo permetteranno, il premier
Erdogan incontrerà Papa Ratzinger all’aeroporto di Ankara, prima di
partire per il vertice NATO che si svolgerà in Lettonia.
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A Istanbul il
Pontefice pare visterà la Moschea Blu, uno dei luoghi di culto più
importanti per l’Islam, dove è custodito un frammento della pietra nera
della Mecca. Lo scopo della visita è evidentemente gettare un ponte per
il dialogo intra religioso. Stesso scopo si prefigge il colloquio
previsto con il mufti di Turchia, massima autorità religosa locale.
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L.C. </p>
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