Il futuro dell'area, e una domanda sul nostro
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“Mi inserisco nel dibattito su Tocque-Ville, sorto dopo la splendida due giorni di Sestri Levante. A questo proposito, ho voglia di fare una breve riflessione sul futuro di Tocque-Ville e della nostra area e porre a tutti voi una domanda a cui cerco disperatamente una risposta.br>
Ho sentito dire che i poteri forti della politica e dell’informazione partecipano ad un campionato a parte rispetto al nostro, a cui non dobbiamo badare.
La mia paura è che il nostro campionato, se pur bello, colto, entusiasmante e soprattutto Vero, rimanga figlio di un’informazione minore, nel senso della rilevanza che, ad oggi, ha dentro la stanza dei bottoni…“
</b>Mi inserisco nel dibattito su Tocque-Ville, sorto dopo la splendida due giorni di Sestri Levante. A questo proposito, ho voglia di fare una breve riflessione sul futuro del nostro progetto e una domanda, a cui cerco disperatemente una risposta da parte di tutti voi.
Partiamo da Sestri: era da un bel po che non andavo ad un congresso, gli ultimi che mi ero fatto erano congressi di partito, dei quali, se ad oggi non avessi le foto che me li ricordano, ben ordinate nell'album, la mia memoria li avrebbe già impietosamente rimossi. Stavolta è stato piacevolmente e sorprendentemente diverso.
Inzio con un complimento a tutti voi e a tutti quelli che ho sentito parlare: complimenti due volte, sia per la disponibilità a confrontarsi sia per gli interventi tutti di qualità elevatissima, mai banali, mai da sbadiglio. Ho raccolto talmente tanti spunti di riflessione in un pomeriggio, e facevo talmente tanta fatica a ricormarmeli tutti che, nella paura che andassero persi, me li sono segnati sul cellulare in macchina sulla via del ritorno!
Il direttore Diaconale ha parlato di oligarchie, del partito trasversale del Corriere della Sera, che ci serve un'informazione verticale espressione di poteri forti e che ci fa leggere cio che Loro vogliono che leggiamo, abbiamo opinioni di cose buone e giuste nel momento in cui Loro le ritengono tali. Altri si sono chiesti, proprio in virtù di questo tipo di informazione preconfezionata, cosa possa spingere qualcuno oggi a comprare Il Corriere della Sera o Repubblica (distribuita generosamente nelle classi alle superiori). Da altri ho sentito che le cose stanno inziando a cambiare e che già adesso i giornali dell'area bazzicano Tocque-Ville come fosse un'alternativa all'Ansa.
Ho sentito (mi scusi il relatore se non mi ricordo il suo nome) che Loro partecipano ad un campionato a parte rispetto al nostro. Che bisogna smetterla di scrivere a ruota di quello che scrivono sui loro giornali e iniziare a scrivere su quello che proviene dalla nostra area.
La mia paura è che il nostro campionato, se pur bello, colto, entusiasmante e soprattutto Vero, rimanga figlio di un'informazione minore, nel senso della rilevanza che ad oggi ha dentro la stanza dei bottoni.
L'unica certezza, di cui mi sono drammaticamente accorto, parlando con voi a Sestri, è l'occasione irripetibile rappresentata da 5 anni di berlusconismo: 3 TV, case editrici, giornali, un potere economico illimitato non sono serviti nè per cambiare il paese nè per dargli una svolta culturale e informativa. La montagna, come spesso capita, ha partorito un topolino.
Il miraggio di un governo finalmente moderato e di centrodestra non ha dato seguito alle tante buone intenzioni ma ha per lo più permesso che tanti che sognavano da decenni una poltrona la potessero occupare.
Perchè non sono stati dati fondi, in questi anni a centri studi e think tank? Perchè non si sono organizzati master e non si è creato nuova classe dirigente? Potevano bastare, cinque anni, a gettare le fondamenta (o meglio, a rafforzare) un'area culturale i cui germogli erano già presenti, un'area che potesse fare reale lobbyng sulla politica.
Il risultato è che oggi il treno è stato perso e a governarci c'è una nomenclatura giurassica, formatesi in un periodo storico totalmente diverso dal nostro. Come ha detto bene Diaconale, questi signori non possono agire per migliorare il nostro mondo, perchè non ne comprendono le istanze, nè potranno mai farlo.
Mi sono confrontato con alcuni di voi e con amici della redazione di UT, una volta tornato a casa: c'è chi mi ha detto che l'unico modo di sconfiggere un'oligarchia è appoggiare un'altra oligarchia, uguale e contraria che possa gareggiare ad armi pari. Puo essere usa soluzione? Lo chiedo a voi.
Altri mi hanno detto che una via sarebbe la costituzione di un'agenzia stampa. Puo essere anch'essa il concretizzarsi di un progetto? L'informazione orizzontale puo veramente farcela ad alzare la testa?
Quello che vi chiedo è: riusciremo dopo che il treno di Berlusconi è passato a unire le forze della base dell'area e a costruire qualcosa e a farci sentire? E come ci riusciremo se non ci siamo riusciti con 3 Tv e un potenziale irripetibile?
Chi troveremo adesso disposto a credere in noi e a farci sporcare le mani?
Ragazzi, anche noi come voi siamo disillusi dai tanti sogni figli dei partiti e delle ideologie. Anche noi siamo orgogliosi di essere liberi, ma anche noi abbiamo urgente bisogno di concretezza: non vorrei che, usciti da un sogno, ci sposassimo con un altro sogno, bellissimo e assolutamente libero, ma pur sempre sogno. Ditemi che non è così.
D.M.
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