Montenegro, è troppo lunga la via verso l'Europa
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<p>Il Montenegro indipendente pone questioni serie per l’Europa. L’esultanza inziale degli USA, certi di un’avvicinamento in seno alla NATO della neonata repubblica balcanica, non cancellano gli scheletri nell’armadio Milo Djukanovic, oggi vincitore del referendum per l’indipendenza, ieri co-belligerante con Milosevic e la realtà di una nazione spaccata a metà in cui il 45% si considera a tutti gli effetti serbo e la restante, risicata maggioranza, guarda speranzosa all’Europa federata.
E intanto ai mondiali di Germania 2006 la Serbia ha giocato unita. Per l’ultima volta.
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Compiuta la separazione dalla Serbia, nasce l'ultimo stato sovrano del mondo, il Montenegro, in seguito ad un referendum in cui 55,4% degli abitanti del piccolo stato balcanico si è pronunciato per l'indipendenza. (55% era la soglia fissata con l'Unione Europea per la riuscita della consultazione). L'altra metà dei montenegrini ("unionisti"), per lo più quelli dell'interno, si considerano tutt'ora, ed orgogliasamente, serbi.
Tra le questioni aperte più delicate rimane quella del Premier, Milo Djukanovic, alla testa del movimento anti-serbo che ha vinto di fatto il referendum indipendentista, era pochi anni orsono co-belligerante con Slobodan Milosevic. <img src="http://www.ultimathule.it/images/articoli/darkmount1.jpg" align=right>
Da sempre politico abile e trasformista, l'attuale Presidente montenegrino si è formato all'interno delle gerarchie del regime serbo, che lo avrebbero trasformato in senso autoritario, facendo emergere una chiara vocazione al nepotismo e ad una mancanza di scrupoli evidente nel concedere pericolosi spazi alle gang di contrabbandieri e affaristi.
Un paese in mano agli scafisti dunque? Non proprio, ma le prospettive non sono rosee. Nonostante il pronto riconoscimento internazionale.
Gli USA si sono limitati a prendere atto della mutata situazione balcanica, ma all'amministrazione Bush interessano fondamentalmente due cose: una compiuta democrazia in Montenegro e l'entrata della neonata repubblica nel patto atlantico.
Riuscirà il piccolo Montenegro a superare le divisioni e traghettare la propria terra verso un futuro europeo, in cui sappia sfruttare le risorse turistiche del territorio e la capacità del suo popolo?
I giornali l'indomani hanno commentato come questa fosse la reale "fine della Jugoslavia", titoli emblematici che ritraggono una situazione che era tutt'altro che stablizzata in cui adesso, l'indipendenza del Montenegro, pur rappresentando l'ultimo tassello di un processo inziato un decennio fa, rappresenta un incognita per gli equilibri, già precari, dell'area.
Se gli abitanti delle coste, di mentalità e cultura occidentale, guardano all'indipendenza come ad un'opportunità e all'Europa come alla meta naturale di un percorso, la metà che vive nelle zone interne si sente più serba dei serbi, e tutto auspica tranne che un avvicinamento all'Europa federata.
E nel frattempo, ai mondiali di Germania, per quei paradossi che solo lo sport riesce a creare, la Serbia ha giocato unita, per l'ultima volta.
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Nei Balcani insomma il quadro geopolitico rimane critico e la separazione del Montenegro dalla Serbia potrebbe, alla lunga, aggravare il tutto.
In ultima istanza c'è da risolvere anche il problema del Kosovo, dove vive una una maggioranza del 90% albanese ma dove i riferimenti culturali sono di origine serba e la questione scottante della parte serba all'interno della Bosnia, risultato dell'aggressione etnica di Mladic, uno degli ultimi grandi criminali di guerra ricercati dal Tribunale internazionale dell'Aja.
Sembra che il vecchio Winston Churchill ci avesse visto lungo anche qui: si racconta infatti di una sua battuta, in perfetto humor inglese, pronunciata da qualche parte in Italia durante la seconda guerra mondiale in un incontro con Tito: 'Gli spazi balcanici producono più storia di quanta ne possano consumare'.
D.M.
Fonti:
- Panorama
- OsservatorioBalcani.org
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