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Il Luccio, un pesce da proteggere


Il luccio è il predatore più importante delle acque interne italiane, il 're'delle acque dolci, anche se con l'avvento del siluro non è più il predatore più grande. Ma resta sicuramente il più bello e affascinante.
Per anni il luccio è stato considerato a torto un distruttore di ittiofauna; tutto questo è profondamente SBAGLIATO. Il luccio opera una selezione delle sue prede, eliminando i pesci feriti o malati e dopo aver mangiato una preda di buone dimensioni se ne sta per lungo tempo immobile sul fondo a digerire. Se manca il luccio si viene a creare uno squilibrio nella catena alimentare con gravi ripercussioni su tutto l'ambiente acquatico. I pesci dannosi sono altri: siluro, persico sole, pesce gatto, carassio e chi più ne ha più ne metta.
Le amministrazioni pubbliche ovviamente non capiscono un cazzo di queste cose e si dimenticano sempre (almeno dalle mie parti) di operare forme di tutela e ripopolamenti per salvaguardare questa splendida creatura. Ad esempio la misura minimama in Toscana è di 40 cm; ecco, un luccio di 40 cm è un vero e proprio avannotto e a riprodursi ancora nemmeno ci pensa.

Qualcosa pero sta cambiando: nel Lago di Chiusi la misura minima è stata portata a 50 cm (sempre poco) e nel Bacino di Bilancino è stata adottata una misura minima giusta, ossia 70 cm. Non e'assolutamente troppo!!!!!! Se ne volete trattenere un esemplare ogni tanto tenete quelli che hanno raggiunto almeno i 70 cm.
Comunque se vogliamo che questo pesce sopravviva lo DOBBIAMO RILASCIARE o al massimo tenere un capo ogni tanto, ed esclusivamente se catturiamo un luccio di ceppo nordico, immesso. Io in tutta la mia carriera piscatoria ne ho trattenuti solo 2, entrambi nordici; uno sui 2 kg perchè ferito in gola notevolmente dall'esca artificiale e che sarebbe andato in contro a morte sicura e uno perchè il mio record in fatto di luccio: 6,5 kg per 95 cm.

Luccio autoctono di 5,5 kg.

Se catturiamo uno dei nostri lucci autoctoni, se non lo abbiamo ferito a morte con l'esca lo dobbiamo assolutamente rilasciare in quanto realmente corre il rischio di estinzione. Bagnatevi sempre le mani prima di toccarlo, appoggiatelo sull'erba e mai su terra o sabbia ed usiamo un apposito apribocca da luccio e delle pinze (anche per non ferirsi gravemente con i suoi denti!).
Riconoscere i due tipi di esocide non è diifficile: il luccio nostrano ha una livrea marmoreggiata o zebrata riscontrabile in modo longitudinale ed i suoi colori sono più mimetici di quello nordico che è molto più 'colorato' ed ha una livrea a macchie di forma ovale di colore giallo e spesso ha pinne arancio.
Purtroppo si possono ibridare tra loro contaminando la purezza genetica del nostro ceppo: gli ibridi hanno una parte del corpo con marmoreggiature longitudinali, un'altra parte invece a macchie ovali separate tra di loro.

Esemplare di "Luccio alloctono"

Noi di UT proponiamo a Prato iniziative volte alla reimmissione del luccio nelle acque pratesi che una cinquantina di anni fa li ospitavano in gran numero. In numerosi laghetti naturali è ancora eroicamente presente, ma con popolazioni veramente esigue. Nel Bisenzio è invece diverso: dopo anni di inquinamento selvaggio in cui non c'era nessun pesce, grazie ad interventi mirati quali depuratori, le acque sono tornate 'abitabili' e sono stati immessi pesci di ogni genere che oggi lo popolano abbondantemente in tutto il suo corso. Tutti ovviamente tranne il luccio, chissà perchè bistrattato dalle amministrazioni.

Alessandro Bartolini