In ricordo di Milton Friedman, economista e liberale
Friedman, molto probabilmente, non era altro che una delle due personalità, assieme a Keynes, che hanno più profondamente influenzato il pensiero economico del 20ð secolo. Non è un caso allora che nei manuali di economia venga puntualmente analizzato il dibattito tra le scuole di pensiero nate da questi due grandissimi economisti. La grande importanza di Friedman e il suo principale merito, culminato col nobel nel 1976, sta proprio nell'opposizione alle teorie keynesiane sia in termini di politica economica che di politica monetaria. Il dibattito ha occupato la comunità scientifica tra gli anni sessanta e settanta e ha segnato inevitabilmente un punto di svolta rispetto al predominio keynesiano del secondo dopoguerra.
Friedman ha sempre difeso il pensiero liberale in economia cercando di dimostrarne la validità senza appiattirsi alle posizioni del modello neoclassico (iper liberista) rivelatesi sbagliate. Tutto cio nel contesto di una comunità scientifica totalmente orientata alle teorie keynesiane.
Friedman è stato il fondatore e il massimo esponente della scuola dei monetaristi. Le sue intuizioni principali riguardano il controllo della crescita monetaria, vista come l'unica causa di inflazione nel lungo periodo e la conseguente esigenza di fissare una regola di creazione della stessa alla quale il mercato dovrà adattarsi. Friedman e i monetaristi avevano inoltre individuato la presenza nell'economia di un livello occupazionale naturale che permetteva l'efficienza del mercato del lavoro (in termini di livello dei salari) e del controllo dei prezzi (in termini di inflazione). La forzatura di questo livello da parte delle autorità per scopi sociali avrebbe portato a degli shock nel tasso di inflazione. Tutto cio in contrapposizione all'interventismo economico di Keynes e dei suoi successori.
Se Keynes pensava di coprire le inefficienze del mercato attraverso l'azione delle autorità pubbliche (governo e banca centrale) teorizzando l'arcinoto modello del 'walfare State' il nostro Friedman attribuiva alle autorità economiche il semplice ruolo di interpreti delle dinamiche del ciclo, sostenendo l'economia solo dove ce ne fosse bisogno. La visione economica di Friedman era la conseguenza della centralità attribuita al mercato e alle sue regole senza tuttavia dimenticare gli eccessi della lezione neoclassica della prima metà del novecento. Egli era inoltre particolarmente interessato alla divulgazione delle sue idee cercando di escludere la possibilità che esse rimanessero confinate in ambito accademico. Si spiegano in questo modo i suoi interventi televisivi e i successi letterali presso il grande pubblico.
Le più illuminanti applicazioni del suo pensiero le possiamo trovare negli anni ottanta del secolo scorso nell'ambito di politiche liberiste e conservatrici, americane e britanniche, come quelle di Reagan e della Thatcher. Gli studi di Friedman infatti influenzeranno intensamente le scelte di politica economica di questi due governanti e costituiranno la base del loro successo. Tuttavia non possiamo non sottolineare la similitudine tra la teoria della crescita monetaria, la teoria del controllo della spesa pubblica e i recenti sviluppi della politica monetaria europea, incentrata sul controllo del tasso d'inflazione a mezzo dell'offerta di moneta; a dimostrazione dell'efficacia e della lungimiranza del nostro Friedman.
Deregolazione, privatizzazione e libero mercato formato da individui liberi: questi gli importanti insegnamenti che ci ha lasciato.
Simone Scarlini
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