L'astuzia semiotica e l'eterno dubbio del Principe di Machiavelli
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<p>Falsità e Verità, Segreto e Menzogna, Essere e Sembrare, Non Essere o Non Nembrare.
C'erano una volta (e ci sono ancora!) le parole di un “grande che temprando lo scettro a' regnatori gli allor ne sfronda, ed alle genti svela di che lagrime grondi e di che sangue”.
Quel grande era Niccolo Machiavelli, quel libro è il Principe.
Tenteremo un'analisi finalizzata a dar prova tangibile di come a distanza di secoli le strategie e le astuzie politiche siano le medesime.
L'eterna lotta tra “l'apparire” per conquistare il potere e “l'essere” per mantenerlo è attuale come non mai.
Per comprendere meglio tutto quanto abbiamo scelto, come guide in questo nostro viaggio, due maestri davvero d'eccezione: Aristotele e la moderna Semiotica.<p>I versi sono tratti da 'I Sepolcri'. Furono composti a proposito del monumento dedicato allo stesso Machiavelli che si trova in Santa Croce, dove egli riposa.
Foscolo come pochi altri, mise in luce, tramite i suoi versi, un grande significato di questo libro di cui stiamo trattando: 'Il Principe' non sarebbe un manuale per i Re, nè una sorta di corso accelerato e cinico per salire al potere e restarci. Sarebbe bensì una grande lezione per i popoli: istruire i sovrani al fine di metterne in luce le strategie, l'abilità, i compromessi, le crudeltà, in una parola: la politica.
Davvero Machiavelli pensava a tutto questo quando scrisse questo testo?
Abbiamo di fronte un vero eversivo? O un uomo che, più semplicemente, desiderava soltanto scrivere qualcosa che dimostrasse a Lorenzo II de Medici il proprio talento, in modo tale che quest'ultimo lo riammettesse alla politica attiva? Queste domande probabilmente non avrannoo mai risposte certe.
Quel che invece è sicuro è che non possiamo fare a meno di rimanere affascinati dalle parole di Machiavelli, trarre da esse insegnamento assaporando il gusto unico di perdersi dentro le mille sfumature, i mille segreti, per costruire ogni volta un nostro punto di vista diverso e originale.
Quali sono le facoltà umane che caratterizzano la personalità di un Principe 'di successo'?
La lealtà e l'onesta verso i sudditi? La crudeltà e la durezza? O piuttosto una buona e giusta dose di ciascuna di esse?
Con l'aiuto di un tipo di quadrato semiotico, il 'quadrato di veridizione', proveremo a capire dove si situano le coordinate giuste di intersezione tra queste virtù e di queste 'non-virtù', per svelare in che ambiti dell'agire, secondo Machiavelli, un Principe dovrebbe muoversi correttamente al fine di conquistare il potere e mantenerlo.
Vedremo come princìpi semiotici relativamente recenti siano presenti in un testo datato parecchie centinaia di anni, a riprova del valore universale e a-temporale di certi concetti che come le leggi della natura, sono validi per qualunque opera in qualsiasi tempo.
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Gli assi di un sintagma semiotico non sono continui ma marcati da opposizioni stabilite da convenzioni culturali. (Ad esempio: falsità-verità, segreto-menzogna)
Il modello più efficace per rappresentare questo funzionamento oppositivo è il quadrato semiotico, un antico dispositivo risalente ad Aristotele, ripreso poi dalla scuola di Greimas, il quale pero utilizzo non le proposizioni, come il filosofo greco, bensì i singoli semi, le singole parole.
Il quadrato di veridizione è usato per spiegare un concetto partendo dal considerare i suoi contrari: è formato infatti da coppie di contraddittori che aiutano ad evidenziare anche le zone intermedie, ossia le zone poste a metà strada tra i due concetti opposti.
Aristotele ideo questo quadrato come strumento di conoscenza. Da esso si sarebbe dovuti partire per comprendere ogni cosa attraverso dati universali. Per il progresso umano fu un grosso punto di svolta.
L'applicazione proposta da Greimas del quadrato al tema dell'essere e del sembrare, non si discosta molto dalle originarie intenzioni del grande Filosofo: anche la Semiotica fa un tentativo di ridurre ogni elemento dello scibile a principi universali, tramite i quali capire ogni altra cosa, anche la più straniera ed enigmatica.
Iniziamo a comprendere come un antico testo quale è 'Il Principe', che descrive così accuratamente le virtù ideali di un buon sovrano, tratti in modo approfondito le due facce di una stessa medaglia che sono appunto i concetti dell'essere e del sembrare.
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'ââ¬Â¦debbe uno uomo prudente entrare sempre per vie battute da grandi e quelli che sono stati eccellentissimi imitare, accio che, se la sua virtù non vi arriva, almeno ne renda qualche odore'.
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Abbiamo detto che nel quadrato esistono 4 parti fondamentali: VERITA', SEGRETO, FALSITA' e MENZOGNA. Andiamo ora ad analizzarle una per una applicando loro degli attributi importanti, attributi che dovrebbe essere prerogativa di un buon principe: la LEALTA', LA PARSIMONIA E LA MUNIFICENZA.
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'ââ¬Â¦se si considererà bene tutto, si troverrà qualche cosa che parrà virtù, e seguendola sarebbe la ruina sua, e qualcun'altra che parrà vizio, e seguendola ne riesce la sicurtà e il bene essere suo'.
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VERITA': E' cio che è quel che sembra agli altri.
E' l'apparenza: come gli altri ci giudicano e ci considerano dopo aver visto il nostro modo di porsi.
La VERITA' è una parte fondamentale del successo del principe, successo che si basa non su come egli realmente è ma su come egli appare, ad esempio, ai sudditi o ai soldati.
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SEGRETO: E' quel che non sembra cio che invece è.
In questa parte altrettanto fondamentale del quadrato è celata la vera natura del principe, oltre ogni apparenza.
La realtà potrebbe essere, ad esempio, la mancanza di lealtà o di parsimonia ma se essa viene ben celata nel lato del 'segreto', tutti crederanno esclusivamente al lato della 'verità' (ossia il Principe è effettivamente leale/parsimonioso).
In definitiva, mantenere il 'segreto' sulla vera natura delle promesse o della parola data, e non ostentare le ricchezze anche se si vive nel lusso, è un requisito fondamentale per il successo di un principe.
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MENZOGNA: E' il caso in cui non si è cio che si sembra.
In questo cao, il tentativo da parte del principe di pronunciare una 'menzogna' è immediatamente palesato.
Le conseguenze sono facilmente immaginabili: chi da la parola data, o tenta invano di dimostrarsi parsimonioso, palesando subito l'impossibilità di mantenere questi buoni propositi, è considerato un principe bugiardo e inaffidabile.
La 'menzogna' è l'agire peggiore per il successo di un principe.
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FALSITA': E' il caso di chi non sembra cio che non è.
In questo caso il principe non adopera nessuna astuzia ma si presenta agli altri nella sua crudeltà o nella sua mancanza di parsimonia.
Se all'inizio un principe del genere puo essere considerato spregevole o incutere timore, alla lunga le sue crudeltà o i suoi sperperi non saranno più tollerati ed egli cadrà probabilmente preda di una congiura.
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Il Quadrato della LEALTA' del Principe:
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Il Quadrato della MUNIFICIENZA e della PARSIMONIA del Principe:
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