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La questione cipriota


 

 

 

 

 

 

 

La commissione europea vincola il proseguimento dei negoziati per l'entrata della Turchia nella Ue all'apertura dei suoi porti ai commerci con Cipro. Ma Ankara tutt'ora si rifiuta di riconoscere la parte greco-cipriota dell'Isola e, per tutta risposta, il portavoce del governo cipriota minaccia il veto all'ingresso della Turchia nell'Unione.
In virtù di questo braccio di ferro diplomatico, 8 dei 35 punti che la Turchia deve rispettare per poter ambire a far parte dell'Europa vengono, di fatto, disattesi; Nicosia lo sa bene, vivendo sulla propria pelle un'occupazione della parte nord dell'isola che dura ormai da più di 30 anni.

Se da una parte Erdogan definisce inaccettabili le conclusioni della Commissione Europea, dall'altra Papadopulos, Presidente della Repubblica di Cipro, fa sapere che la stessa commissione è bensì troppo morbida con gli invadenti vicini musulmani.
Il capo turco dei negoziati per l'ingresso nella UE, Ali Babacan, ha suggerito di tenere fuori la scomoda questione cipriota dalle trattative per l'ingresso del suo paese nell'Unione: 'ci opponiamo al fatto che la nostra entrata in Europa debba essere collegata al nostro rapporto con Cipro'. Uscita infelice, quella del diplomatico di Ankara, che in virtù del suo ruolo dovrebbe comprendere bene che a Bruxelles sono obbligati a far rispettare delle regole ben precise da parte nuovi paesi candidati. E tra queste non vi possono essere 'macchie' come la questione cipriota che, di fatto, limiterebbe il principio di libero scambio commerciale tra i paesi membri.

La situazione rimane bloccata e lo stallo rischia di perdurare molto, almeno finchè la corda verrà tirata da entrambe le parti con ugual veemenza: da una parte la UE e Cipro insistono che la Turchia apra il proprio mercato e i propri porti a Cipro, dall'altra Ankara, per soddisfare queste richieste, si impunta sul riconoscimento della Repubblica Turca di Cipro Nord (TRNC) e l'abolizione dell'embargo verso questa entità territoriale non riconosciuta da nessun governo al mondo.
Con questa condotta diplomatica e con queste richieste la Turchia, di fatto, chiude la strada per una riunificazione che tuttavia i propri cittadini isolani vogliono, come hanno manifestato nel referendum del 2004, quando il 64% dei coloni turchi-ciprioti si dichiaro favorevole alla riunificazione dell'isola.

Il Nord di Cipro venne occupato dall'esercito turco nel 1974. In quegli anni in Grecia erano al potere i Colonnelli e l'allora Presidente-Arcivescovo Makarios venne da loro deposto con un colpo di stato e rimpiazzato con un presidente fantoccio: Nicos Sampson, con lo scopo di annettere l'isola alla Grecia. Il progetto fallì a causa dell'intervento turco che pero occupo con le proprie truppe la parte nord dell'isola allo scopo di difendere i propri connazionali turchi-ciprioti, costringendo pero quasi 200 mila greco-ciprioti ad abbandonare le proprie case e rendendo intere città vere e proprie città fantasma: 'ghost town' come vengono definite laggiù. Paesaggi irreali di intere zone brulicanti di palazzi abbandonati da 30 anni, come la celebre Famagusta, 35 mila abitanti prima del 1974, uno dei porti più fiorenti dell'isola. Dopo l'invasione turca i greci ciprioti sono scappati e oggi la gran parte della popolazione è turca. E nella parte cipriota soltanto scheletri di cemento armato a fare da contorno ad un paesaggio spettrale.

Vicino alla 'buffer zone', la zona di confine, è vietato fotografare e sostare. Il confine è segnalato con cartelli, filo spinato, sacchi di sabbia, bidoni e tutta l'area è presidiata da un contingente multinazionale di caschi blu (UNFICYP).
La proclamazione, nel 1983 della sovranità della Repubblica Turca di Cipro Nord fu riconosciuta unicamente da Ankara. Esattamente 20 anni dopo, nel Febbraio del 2003 dopo decenni le frontiere dell'ultimo muro d'Europa si aprono, almeno per chi aveva lasciato 'dall'altra parte' case e affetti, la 'Linea Verde', come da sempre è stata definita, si aprì. Ma i pochi check point della 'buffer zone' richiedono il passaporto: la strada verso la riunifazione è ancora lunga.

Abbiamo già detto come i turchi ciprioti sarebbero favorevoli ad un'immediata riunificazione, al contrario dei greco-ciprioti. Vediamo perchè: il 'Piano Annan', votato dall'ONU, prevede un ricongiungimento dell'isola, ma Papadopulos spinge per una risoluzione 'unilaterale' della crisi. Insomma, riunificazione sì, ma non così: sa bene infatti, il Presidente cipriota, come una possibile stato unico, creato secondo il progetto delle Nazioni Unite, creerebbe una sorta di federazione, all'interno della quale la minoranza turca (20% della popolazione) avrebbe diritto di veto, mentre i propri esuli potrebbero far sì ritorno ma a scaglioni e nel tempo. Per non contare i miliardi di Euro necessari alla ricostruzione e alla messa in sicurezza di città abbandonate da oltre 30 anni.

Non solo diritti umani quindi, nell'ordine del giorno della Commissione Europea, ma anche un riconoscimento difficile di un paese già membro UE e la risoluzione di una delle crisi internazionali più complesse del dopoguerra. Quello che si richiede alla Turchia non è cosa da poco. Ma i punti in agenda sono talmente delicati e fondamentali che rischiano di far venire meno le stesse basi di un dialogo che appare già di per sè molto difficoltoso.

D.M.

Fonti:
- news.bbc.co.uk
- viaggiaresicuri.mae.aci.it
- wikipedia