LA REPUBBLICA FEDERALE DEL PAGLIA
E' raro trovare, in Italia, qualcuno capace di rifiutare sicuri privilegi per difendere le proprie idee senza scendere a compromessi. Questo è sicuramente il caso di Giancarlo Pagliarini, detto affettuosamente "Il Paglia". Leghista della prima ora, entra in Senato nel 1992. Diventa Ministro del Bilancio nel primo governo Berlusconi (1994) per poi continuare a lavorare in parlamento fino al 2006, quando lascia Roma per fare il consigliere comunale nella sua Milano.
Lascia la Lega nel 2007 e, a sorpresa per chi conosce le idee in cui crede, si candida alle ultime elezioni con 'La Destra' di Storace. Eppure non ha cambiato idee, il Paglia. Ha portato i leader della Destra verso il federalismo e la "questione fiscale", come ci spiegherà in questa esauriente ed interessantissima intervista che ha concesso ad UT. Esibendo tutta la sua disponibilità e lontananza dal concetto della "politica della Casta".
Buona lettura. Anzi, buona lezione!
Caro Pagliarini facciamo un breve punto della situazione: Berlusconi ha vinto le elezioni, la Lega ha fatto il pieno di voti e il prossimo governo avrà tutti i numeri necessari per governare. Cosa dobbiamo aspettarci sui tre fronti a noi (sia a Lei che a noi di UT! ) più cari, ovvero tasse, federalismo e sicurezza? Ci sarà una vera svolta?
Secondo me la svolta ci sarà solamente se la gente capirà che è necessario cambiare la vecchia costituzione del 1948. Sono realmente convinto che il nostro Paese uscirà dalle difficoltà che lo attanagliano, soltanto se farà un salto di qualità, adottando una nuova Costituzione federale.
Questa riforma è necessaria e urgente perchè la verità è che siamo in emergenza. Nel 1992 per poter pagare gli stipendi dei suoi dipendenti e per poter trasferire all'INPS e agli altri enti previdenziali le risorse necessarie per pagare le pensioni, lo Stato ha dovuto prelevare soldi dai conti correnti dei cittadini. Dal 1992 ad oggi non è stata fatta nessuna seria riforma, salvo qualcosa sulle pensioni, e non per senso di responsabilità ma sotto la spinta dell'emergenza e col solito cinico egoismo. Nella circostanza i costi, come sempre, sono stati posti a carico dei giovani e delle generazioni future.
Adesso la situazione è, se possibile, ancora peggiore del 1992. L'indice di povertà delle famiglie italiane continua a peggiorare e siamo sempre meno competitivi.
Eppure le caratteristiche fisiche, intellettuali e culturali delle persone che risiedono nei confini della nostra Repubblica non sono significativamente diverse da quelle dei nostri concittadini europei. Il punto è che il paese è organizzato male e la cultura politica dominante è quella della 'irresponsabilità istituzionalizzata'.
I danni generati dal governo Prodi sono sotto gli occhi di tutti. Cambiare Governo ed una parte significativa dei membri del Parlamento era necessario ed urgente. Tuttavia solo questo, ormai, non è più sufficiente: per salvare la Repubblica italiana dal declino è altrettanto necessaria ed urgente una profonda riorganizzazione del paese. La Costituzione del 1948 deve essere aggiornata perchè sono cambiati lo scenario e le esigenze. La 'Repubblica italiana' deve diventare la 'Repubblica Federale italiana.'
Questo non significa 'Nord contro Sud', ma più responsabilità, più efficienza, più concretezza, modernità e competitività del sistema-paese. E più 'accountability', vale a dire più trasparenza anche contabile e cultura della 'resa di conto'. Meno chiacchieroni, ideologie, 'caste' di politici, burocrati e azzeccagarbugli. E soprattutto meno intermediazione dello Stato e meno liti tra gli 'addetti ai lavori' della politica. Il guaio è che per troppi politici è più importante gestire il potere che servire i cittadini.
I principi più significativi che dovranno caratterizzare il nuovo contratto federale sono quelli esposti qui di seguito.
Primo. Ridurre il peso della 'intermediazione' statale. Le Regioni e gli enti locali non dovranno aspettare in ginocchio di ricevere trasferimenti ed elemosine dallo Stato. Perchè i soldi delle tasse non saranno dello Stato, come dichiarano gli statalisti, sia quelli di sinistra che quelli di destra quando affermano che 'le tasse non sono a dimensione regionale ma nazionale'. Dovrà essere vero il contrario. Lo Stato dovrà operare anche come 'fornitore di servizi ai cittadini'. I soldi delle tasse saranno del territorio che ne trasferirà una parte allo Stato per comperare i suoi servizi: esercito, presidenza della Repubblica, Parlamento eccetera. I cittadini, a differenza di oggi, saranno più rispettati e diventeranno più consapevoli. Quando pagheranno per 'i servizi che ricevono dallo Stato' si chiederanno immediatamente se questi servizi ci sono e se valgono i soldi che stanno pagando. Così capiranno meglio, perchè lo toccheranno con mano, se effettivamente stanno 'comperando' servizi dallo Stato oppure se con quei soldi stanno invece mantenendo le 'caste' dei politici, dei burocrati, di quelli che non vogliono le liberalizzazioni e dei tanti altri mantenuti dalla collettività.
Secondo. Come tutti i fornitori anche lo Stato, salvo pochissime attività, non potrà agire in regime di monopolio. Infatti senza concorrenza i suoi servizi (pensiamo per esempio all'istruzione o al sistema pensionistico) non potranno che continuare ad essere non sempre di buona qualità e insostenibilmente costosi. Con la riforma che propongo alcuni poteri, responsabilità e risorse finanziarie non saranno più, come oggi, di uno dei componenti della Repubblica (lo Stato), ma saranno di altri componenti (le Regioni e i Comuni). La somma algebrica fa zero, si resterà sempre all'interno della Repubblica e la sua unità non verrà toccata. Questo lo dico perchè quelli che 'non vogliono cambiare niente' si nascondono dietro la foglia di fico dell'articolo 5, quello della 'Repubblica una e indivisibile'. Bene, l'articolo 5 viene rispettato, ma l'organizzazione della Repubblica viene modificata e resa più responsabile e più efficiente, attenuando l'irresponsabile monopolio dello Stato.
Alla 'casta' dei detentori del potere questa proposta non va bene. Perchè da sempre essi utilizzano lo Stato per gestire il loro potere. Questa proposta modifica la mappa del potere: lo toglie alle 'caste' dei politici e dei burocrati e lo trasferisce più vicino ai cittadini.
Terzo: la regola della parità. Lo Stato e le regioni dovranno avere identica dignità. Sarà necessario identificare i compiti legislativi (la identificazione dei grandi principi) e i pochi compiti operativi (per esempio l'esercito) dello Stato. Tutte le altre leggi e tutti gli altri compiti operativi dovranno essere responsabilità delle singole Regioni. Anche in concorrenza tra di loro.
Quarto. La competizione. Questo è il cuore della riforma: con questo principio si genera responsabilità ed efficienza. Ho detto che 'tutte le altre leggi e tutti gli altri compiti operativi dovranno essere responsabilità delle singole Regioni. Anche in concorrenza tra di loro'. Questo riguarderà tutte le leggi di attuazione dei grandi principi presenti nella Costituzione e via via indicati dalle leggi dello Stato, e anche le tasse. Con le tasse nazionali si pagheranno i servizi dello Stato e si metteranno delle risorse in un piatto comune per finanziare la solidarietà. Tutte le altre tasse saranno stabilite e gestite dalle Regioni in concorrenza tra di loro. Questo è il principio della concorrenza fiscale tra le Regioni. Nelle Regioni dove si deciderà di dare direttamente tanti servizi ai residenti (cittadini, imprese, associazioni ecc) la pressione fiscale sarà superiore alla pressione delle Regioni dove gli amministratori amministreranno in modo più oculato, oppure decideranno di dare meno servizi, oppure sapranno coinvolgere in modo più intelligente ed economico di altre regioni i privati. Ferma restando naturalmente la tutela dei diritti civili e sociali di tutti i cittadini. Dovrà essere pubblicata la classifica della 'pressione fiscale' nelle Regioni. Non sarà "caos" ma sarà gara a chi amministra meglio, a chi saprà applicare nel modo più efficace il principio di sussidiarietà, a chi riuscirà meglio a delegare, responsabilizzare e controllare. Sarà gara a dove la qualità della vita è migliore, a dove si attirano più investimenti e a dove c'è più sicurezza e meno ladri a piede libero.
Quinto. Responsabilità. Quello che abbiamo descritto modificherà l'assetto della Repubblica e cancellerà finalmente il principio della 'irresponsabilità istituzionalizzata' che ha caratterizzato per troppi anni la nostra vita pubblica, facendoci rotolare agli ultimi posti di tutti i più importanti confronti internazionali, dall'indice di libertà economiche della Heritage Foundation alla classifica di competitività del Word Economic Forum. L'indice di povertà delle famiglie italiane continua a peggiorare. Siamo sempre più poveri e meno competitivi perchè il paese è organizzato male e il principio prevalente è quello della 'irresponsabilità istituzionalizzata'. Non è mai colpa di nessuno e chi sbaglia non paga mai. Ecco perchè non basta cambiare governi e membri del Parlamento: è necessaria una diversa organizzazione del paese.
Sesto. Solidarietà. Il contratto federale che propongo prevede che tutti i cittadini accettino consapevolmente di pagare la 'tassa per la solidarietà' il cui gettito andrà in un "piatto comune". Si calcolerà il PIL medio pro-capite nazionale. Le regioni che lo supereranno non riceveranno niente. Quelle dove si genererà un PIL pro capite inferiore alla media nazionale incasseranno quote della "tassa per la solidarietà", a condizione che non vi sia significativa evasione fiscale e contributiva. I calcoli non saranno effettuati sulla base dei valori nominali, ma sulla base del "potere d'acquisto"
Settimo. Trasparenza. Per me questo è un punto assolutamente importante. E' fondamentale che i cittadini siano informati, consapevoli e convinti. La trasparenza dovrà essere uno dei principi cardini della nuova costituzione federale.
Lei si è candidato al Senato in Lombardia per "La Destra". Molti (anche noi che seguiamo il suo lavoro con molto interesse) sono rimasti sconcertati dalla scelta di un partito statalista e poco liberista in economia (nonostante proposte interessanti sulla flat tax, che abbiamo subito riconosciuto ed apprezzato). Puo spiegarci questa scelta?
Come no. Molti appena hanno saputo della mia candidatura hanno detto 'oh signur è diventato matto' e hanno pensato 'ââ¬Â¦diamine, sono statalisti e centralisti, l'esatto contrario di quello che il Paglia ha sempre predicato'.
Le spiego com'è la situazione:
1. L'articolo 2 dello statuto de 'La Destra' prevede che 'Possono federarsi con il Movimento associazioni e gruppi ecc ecc ââ¬Â¦'
2. Su questa base ho stipulato con Daniela Santanchè e Francesco Storace un vero e proprio 'patto' tra 'La Destra' e la mia associazione per la riforma federale. Il patto è finalizzato a lavorare assieme perchè la 'Repubblica italiana' diventi la 'Repubblica federale italiana'.
3. I motivi di questo progetto e i dettagli che dovrà avere la Costituzione dopo le necessarie modifiche sono quelli che ho esposto rispondendo alla prima domanda.
4. Quegli stessi principi sono scritti con molta chiarezza in un documento che i dirigenti della Destra mi hanno consegnato l'8 di Marzo. Senza quel documento non avrei accettato di essere candidato, nè con La Destra nè con nessun altro partito, perchè avrei chiesto voti per un progetto (la riforma federale) non formalmente condiviso dai vertici del partito che ha presentato la mia candidatura: in questo modo avrei imbrogliato gli elettori. Tuttavia voglio aggiungere che mi sarei comunque impegnato in campagna elettorale a favore di Daniela Santanchè perchè a mio giudizio era il candidato premier più serio. Mi sembra che non ci sia proprio gara: Daniela è sicuramente meglio dei vari Berlusconi, Veltroni, Casini, Bertinotti eccetera eccetera.
5. Come vede il primo punto della riforma prevede la necessità di ridurre il peso della 'intermediazione' dello Stato. E nell'ultimo punto, il settimo, c'è questa dichiarazione: 'è fondamentale che i cittadini siano informati, consapevoli e convinti. La trasparenza dovrà essere uno dei principi cardini della nuova costituzione federale'. Insomma, chiamiamoli così, i miei 'pallini' di sempre.
6. Ho accettato la candidatura solo dopo aver ricevuto questo documento, e mi sembra onesto il fatto che 'La Destra' mi abbia candidato anche se non sono iscritto al Movimento. In realtà nel 2007 non ho rinnovato la tessera della Lega e da allora non ho più avuta la tessera di nessun partito. Una basta e avanza per tutta la vita!
7. Per la cronaca, o se vuole come curiosità, consideri che nei miei 'volantini' elettorali in fondo in basso a destra, in piccolo, c'era scritto 'W la Svizzera'. In uno, assieme a un'altra candidata al Senato in Lombardia, la signora Lucrezia Jannuzzelli, citavamo Panebianco e il suo articolo sullo 'Stato predatore' (Corriere della sera del 7 Agosto): non male, mi sembra, per i candidati di un partito accusato di essere statalista e centralista.
8. Nel programma ufficiale de 'La Destra', su cui io non sono intervenuto direttamente (anche se da qualche parte sono agli atti alcuni miei 'commenti' quando mi hanno dato da leggere la bozza finale) sono stati inseriti sia la 'flat tax' che una seria riforma federale. Questo è ben altro del semplice recepimento dell'articolo 119 della Costituzione (il cosiddetto 'federalismo fiscale') previsto nei programmi di Veltroni e Berlusconi.
Ecco, spero di essere riuscito a spiegarle cosa c'è dietro la mia candidatura con 'La Destra'.
Riusciremo ad avere un paese federalista o rimarrà un sogno anche questa volta? Il federalismo fiscale è,secondo Lei, un primo passo? Lei è stato abbastanza critico su come il Popolo delle libertà e la Lega hanno trattato l'argomento federalismo...
I programmi di Berlusconi e di Veltroni chiamano 'federalismo fiscale' o addirittura 'federalismo' l'attuazione dell'articolo 119 della costituzione. E' una autentica presa in giro. Non esiste federalismo fiscale senza una Costituzione federale. E da nessuna parte nei programmi di Berlusconi, Veltroni, e purtroppo anche in quello della Lega (che comunque è migliore degli altri due) si parla della necessità di modificare in modo significativo la Costituzione del 1948.
Scenario futuristico: Lei diventa Ministro delle Riforme e...
ââ¬Â¦e farei quello che, spero, adesso farà Bossi: spiegare alla gente, dalla mattina alla notte, e usando tutti i mezzi a disposizione, che siamo in emergenza, che il paese va malissimo, e che i motivi possono essere solo due: o siamo più 'tonti' dei nostri concittadini europei, o siamo organizzati peggio. Poi far capire che non siamo così tanto più 'tonti' degli altri. Dunque siamo organizzati peggio. Dunque è necessario cambiare la Costituzione. E poi giù a discutere i principi che vede nella risposta alla prima domanda. Dicendo sempre che a me interessa più di imparare che di avere ragione: se non li convinco per favore mi facciano capire dove sbaglio, dove sono sbagliati quei principi.
Gli italiani hanno dimostrato con il voto che esiste una 'questione fiscale': 'meno tasse e meno Stato'. Riuscirà Berlusconi a cambiare rotta rispetto al governo Prodi ed a vincere la resistenza burocratica-sindacale al cambiamento?
Naturalmente spero di si. Ma se devo essere sincero ho proprio paura di no. Le cito una mia intervista a Famiglia Cristiana di più di due anni fa. Il titolo era 'Pagliarini: Berlusconi è comunista'.
Come neo-Ministro del welfare si parla di Alemanno (qualora non vinca il ballottagio per Roma) o di Adriana Poli Bortone. Non Le sembra un passo indietro, analizzando il pensiero politico-sociale di questi due esponenti, rispetto al precedente Ministro del welfare del governo Berlusconi, ovvero il leghista Maroni?
Con la riforma federale che ho in mente le regioni dovranno avere sovranità legislativa anche per il diritto del lavoro. Allora sarà sufficiente che almeno una regione decida di seguire il sistema danese, ha presente? Il primo a parlarne in modo esplicito era stato Francesco Giavazzi, in un memorabile articolo sul Corriere della Sera. E' buffo, ma fin'ora tutti mi hanno detto che 'è giusto, ma la Danimarca è più piccola dell'Italia'. Perfetto: con una forte riforma federale qualcuno potrà adottarlo e qualcun altro no. Quale è il problema? In breve tempo si vedrà dove funzionano meglio le cose, non le pare?
Sul fronte della riforma fiscale quali sono Le sue aspettative? Riusciremo mai a vedere in Italia la flat tax? Quali benefici potrebbe portare all'economia italiano in affanno?
La riforma che le ho descritto prevede la concorrenza fiscale tra le regioni. Non c'è federalismo senza autonomia impositiva. Con la nuova Costituzione in qualche Regione avremo la flat tax e in altre no. Poi si vede dove funzionano meglio le cose. Le ricordo che dovrà essere pubblicata la classifica della pressione fiscale nelle regioni. Come succede per i Cantoni in Svizzera.
Ci dica la Sua opinione sul nuovo Tremonti-pensiero. Servono dazi e quote per difendere la nostra economia dai prodotti cinesi? Non sembra una ricetta molto liberista...
Studiamo un po' la geografia. La Cina non c'è solo per l'Italia. C'è anche per Germania, Finlandia ecc. eppure lì se ne fanno un baffo della Cina. Anzi, sono contenti perchè esportano in Cina. La stessa cosa vale per l'Euro. L'Euro non c'è mica solo per l'Italia. C'è anche per la Spagna, e anche lì non hanno problemi e la gente arriva tranquilla alla fine del mese.
Dazi e quote possono essere decisi solo dall'UE, la cui economia tornerà ad essere competitiva se sapremo costruire l'Europa dei popoli non degli stati nazione. E sa perchè? Perchè in questo modo la cultura e l'economia saranno 'glocali': è necessario che la gente sia in libera di pensare locale e di agire globale. A mio giudizio questa è l'unica possibilità per uscire dalla nostra situazione di declino economico.
Ci consigli un libro che un giovane liberista, federalista e un po' libertario dovrebbe leggere a tutti i costi!
Gliene consiglio due, ma piccoli. Due veri 'tesori'.
Il primo è: Da liberale a libertario, cronache di una conversione. Di Sergio Ricossa, a cura di Alberto Mingardi. Edizioni Laissez-faire della Leopardo Facco editore
Il secondo è: Principi libertari. Di Dario Antiseri. Rubbettino
Caro Pagliarini, ringranziandoLa di cuore per la sua disponibilità, tutta la redazione di UT (ed io in primis!) Le invia un caro saluto ed un grande 'in bocca a lupo' per la sua attività politica.
Diamine, sono io che vi ringrazio.
Inutile che Le dica quanta sarebbe la nostra gioia se volesse onorarci, in futuro, di qualche altra riga da inserire, come editoriale, sulla nostra rivista telematica.
Lo faro senz'altro. Per adesso l'ho già inondata di parole. Siamo sui 17.000 spazi. Ciusca, sono diventato un chiacchierone. Ohi ohi, non staro mica cominciando a somigliare ai tanti tromboni che mi hanno sempre fatto arrabbiare perchè coi loro ragionamenti andavano, come dicevamo all'università, 'da Milano a Monza via Palermo'. Se vedumm. Paglia
Saluti,
Jimmy Landi
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