/ DOSSIER ESTERI, ARTICOLI, GEORGIA, RUSSIA, RIVOLUZIONE ROSE, URSS, EST EUROPA

La rivoluzione delle rose

Le elezioni del 2 novembre avevano dato questi risultati: "Per una nuova Georgia" (filo-governativo) 21,32%, "Partito della Rinascita" (governativo ma critico) 18,84%, "Movimento nazionale" (opposizione) 18,08%, "Democratici" (opposizione) 8,8%.
Pochi giorni dopo la commissione centrale per le elezioni ha confermato la validità del voto decretando ufficialmente il successo di "Per una nuova Georgia" dell’ormai 75enne Eduard Shevardnadze. Ma il giorno dopo gli Usa hanno chiesto a Tbilisi di aprire un'inchiesta indipendente sulle elezioni.
Washington ha ritenuto che i risultati delle urne «non riflettono con accuratezza la volontà del popolo georgiano» in quanto le consultazioni sono state caratterizzate da «massicce frodi elettorali». Dopo la presa di posizione americana, Tedo Dzhaparidze, ex ambasciatore a Washington e responsabile della polizia e delle forze di sicurezza della Georgia, ha ammesso che le elezioni sono state inficiate da frodi e irregolarità durante il voto e gli scrutini e ha chiesto una ripetizione del voto. Dzhaparidze aveva tuttavia ammonito l'opposizione a non forzare le dimissioni del presidente avvertendo che il rischio di guerra civile è altissimo.
Detto fatto: l’opposizione aveva già organizzato venerdì l’arrivo a Tbilisi tramite bus e auto private di migliaia di manifestanti, per quella che doveva essere l’ultima grande rivoluzione "Europea".


Nemmeno 20 giorni dopo la Georgia è stata portata al limite della guerra civile: la situazione diventa caotica e parte dell'opposizione assale il Parlamento che si era riunito dopo le contestate elezioni del 2 novembre alla presenza del capo dello Stato Eduard Shevardnadze.
Sono Migliaia e migliaia le persone, guidate dal leader del Movimento nazionale d'opposizione Mikhail Saakashvili, a manifestare sotto i palazzi di quel potere al quale sono ormai insofferenti.
Molti entrano all'interno dell'aula costringendo Shevardnadze ad andarsene. Il presidente georgiano viene immediatamente portato via dalle sue guardie del corpo tra i tafferugli scoppiati tra suoi sostenitori e gli agguerriti militanti dell'opposizione.
Shevardnadze ha reagito apparendo in tv e dichiarando lo stato di emergenza per 30 giorni, dando ai manifestanti 48 ore per abbandonare il Parlamento, ma si è detto disposto alla celebrazione di nuove consultazioni. «L'ordine sarà ristabilito e i criminali saranno puniti», ha annunciato mentre accanto a lui c'era il ministro dell'Interno.

Ma ormai era troppo tardi, l'esercito si schiera col popolo e in una rivoluzione questo è l'evento che di solito l'evento che fa pendere da una parte o dall'altra l'ago della bilancia.
Il 21 Novembre Eduard Shevardnadze ha annunciato le sue dimissioni «Ho ritenuto che fosse necessario farlo». Presto lascerà la sua Georgia, questa volta forse per sempre.
Decine di migliaia di manifestanti hanno festeggiando, fra canti, bandiere e applausi nella piazza centrale del Parlamento.
Assume i poteri ad interim la presidente del Parlamento, Nino Burdzhanadze, 35enne già soprannominata la lady di ferro georgiana, e terrà le redini del paese fino alla convocazione di nuove (stavolta libere) elezioni.

E' stata chiamata "La rivoluzione delle rose", o "La rivoluzione di velluto" di Haveliana memoria, perchè realizzata senza spargimento di sangue.
"Oggi e' il giorno piu' importante nella storia della Georgia. E' il giorno della dignita'. Oggi noi siamo la Nazione", ha detto uno dei leader del blocco dei Democratici.
Sembrano anacronistiche queste cronache, sembrano provenire da più di un decennio fa, quando l'unione Sovietica si stava disgregando.
E' triste osservare che ancora oggi in tanti paesi si debba lottare per la libertà ed è bello notare come, alla fine, la libertà ha sempre la meglio sui brogli e su di un potere discusso e non amato come era quello del vecchio Eduard Shevarnadze, ultimo superstite ancora vivo politicamente di una classe dirigente che ha portato la Russia fuori dal Comunismo e dentro la democrazia, o almeno un tentativo di democrazia. La Georgia è libera, il vecchio Eduard puo godersi la pensione o un esilio dorato dato che la storia ha già decretato la sua fine. L'ora di queste rivoluzioni, che credevamo finita, ha avuto un ultimo, orgoglioso ritorno di fiamma, ma è tutto quanto maledettamente fuori tempo.

D.M.