Latte sano, latte toscano
Girando per la nostra Toscana capita in questi giorni di imbattersi in manifesti in cui appaiono svariati faccioni di neonati sorridenti e felici.
L'ultima campagna di qualche azienda per prodotti per le mamme e i loro figlioletti? Biscotti? Pigiamini? Omogeneizzati? Deve avere un bel budget questa azienda, penso sovrappensiero, mentre un cartellone 6x3 mi passa davanti in un punto di massima visibilità della mia città.
Un altro ancora appare poco dopo in una pensilina della fermata dell'autobus. Un'altra gigantografia al muro qualche centinaio di metri dopo.
Sovrappensiero non faccio caso nè allo slogan nè ai loghi. Deve essere una multinazionale... Un'altra pensilina, un'altra ancora. Oh caspita. Decido di guardare cosa c'è scritto. Il manifesto recita: "Io lo scelgo perchè naturale". La frase sembra uscire dalla bocca di un bambino di colore. Il Pay Off continua: "Allattamento al seno. Cosa di meglio?".
Ok, ho capito, è una campagna per la sensibilizzazione delle mamme africane a questo tema. Avevo letto che nel continente nero ci sono molti problemi per la mancata abitudine di allattare al seno. I soliti complottisti dicono persino che il latte materno venga sostituito di soppiatto con il latte in polvere dalle multinazionali direttamente negli ospedali, durante i primi giorni di vita del bebè. Così che il piccolo in seguito vorrà bere soltanto quello.
Le teorie complottistiche di sinistra sono tanto affascinanti quanto semplici; alla base del racconto ci sono sempre due temi ricorrenti: l'Africa buona (ma sfruttata) e le multinazionali malvagie.
Eppure qualcosa non mi torna: cosa c'entra una campagna del genere a Prato e a Firenze? La Toscana ha gli stessi problemi dello Zimbabwe? Mi risulta difficile da credere. Torno a casa e mi informo.
Sotto il manifesto vedo i loghi del Servizio Sanitario della Toscana: è una campagna pagata con i soldi dei contribuenti.
La domanda, ingenua, che mi salta alla testa è: siamno sicuri che un simile dispendio di risorse serva per sensibilizzare ad un problema che non esiste? Vado sul sito dell'Istat, dove trovo le statistiche ufficiali su "Gravidanza, parto, allattamento al seno" : l'81% delle neomamme italiane allatta al seno. In Toscana la percentuale è addirittura maggiore di un punto: 82%.
Per chi ha già avuto un figlio la percentuale aumenta: 92%. Si presume che per le restanti donne siano insorti problemi per i quali l'allattamento al seno non è praticabile.
Il sospetto non era campato in aria: la campagna serve a sensibilizzare una popolazione che non ha bisogno di essere sensibilizzata, su un problema che non è un problema.
Quello che rimane è il rammarico che ingenti risorse vengano dispiegate per informazioni sostanzialmente ininfluenti, che cercano di indurre in comportamenti che sono già abituali nella popolazione delle nostre regioni. Speriamo soltanto che dopo questa indigestione di manifesti gli insaziabili appetiti terzomondisti di una certa sinistra (di lotta e di governo) si plachino, almeno per un po.
D.M.
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