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L'Europa compie gli anni. Non c'è nulla da festeggiare

L’Unione EUropea compie 50 anni e sono in molti a sedere attorno al tavolo della festa e a correre a prendere il posto migliore per spenger le candeline esibendosi in falsi urletti di giubilo.
L’Europa compie 50 anni e non si è mai visto 50enne che portasse così male la sua età, nonostante le dichiarazioni d’amore di altri illustri vecchietti come il Presidente Napolitano. Meno male che c’è il Re Umberto che ci riporta ai sani valori. Ma quando la carta venne ratificata, caro Presidente, sbaglio o lei tifava per la squadra della casacca opposta? A Roma nel ‘47 non c’era nè Mosca nè la DDR ci pare di ricordare. Curioso che i più accaniti euro-erotomani siano proprio i nipotini di Stalin e Cruscev.

 

L'anniversario dei 50 anni dalla firma del trattato di Roma ha ovviamente eccitato anche Prodi che ci dice di rilanciare l'Europa (!).
Continuando nei deliri onirici, è di un "sogno di integrazione", quello che è apparso (di notte?) a Marini, sindacalista presidente del Senato che ha aperto in pompa magna la seduta per onorare il lieto evento. Per non parlare di Bertinotti, comunista presidente della camera che si è profuso in uno sviolinamento pacifondaio. Secondo l'onorevole in cachemire l'Unione Europea avrebbe "Innestato, all'interno di un continente che era stato teatro di guerre e di divisioni plurisecolari, uno spirito nuovo, capace di governare le differenze senza tuttavia negarle, valorizzandone anzi la ricchezza e la pluralità; accettare il rischio, ma anche le straordinarie opportunità, di un progetto in grado di sorreggere uno sviluppo comune".
Sorvolondo sulla curiosità che il capo di rifondazione parli di spirito, ci piacerebbe sapere in quale seduta e da quale medium sia riuscito a far rintracciare il suddetto spirito, il quale deve essere davvero un fenomeno di poltergaist importante se tutte le più alte cariche dello stato vaneggiano sulla sua presenza.

Dopo tanti anni non riusciamo ancora a comprendere come l'idea dell'Europa unita e della comunità europea sia per i sinistri nostrani una cosa quasi erotica, una fonte di godimento.
Siceramente infatti non vediamo davvero cosa ci sia da festeggiare, e tantomeno cosa ci sia da eccitarsi.
Quella che stiamo ipocritamente festeggiando è l'anniversario della firma di un trattato che unì idealmente un continente che si rivelerà malato, retto da un'istituzione (la comunità europea) altrettanto malata, governata da burocrati anonimi quanto le banconote che hanno ideato e imposto. L'unione dei confini non ha reso migliore nessuno nel vecchio continente, e la sua infame moneta ha reso la gran parte dei suoi figli più poveri e più stronzi.

Mai crediamo nella storia un'istituzione sia stata tanto incensata, tanto elogiata e posta al livello di sacralità e nel contempo, e in maniera direttamente proporzionale sentita distante dai suoi stessi cittadini. Stiamo festeggiando il compleanno di un'istituzione di plastica. Debole in politica interna, imbelle in politica internazionale, ci mette ere geologiche per prendere decisioni sterili e scontate i cui testi sembrano un copiaincolla della mozioni del (gemellato?) Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite.

Questo apparato burocratico (perchè è a questo< che si riduce ormai l'Europa di Bruxelles) non è voluto dalla sua stessa gente che lo considera come un tumore interno che minaccia la libertà e il benessere dei singoli stati e dei singoli popoli. Non è un coincidenza che quella carta cerchiobottista che ebbero il coraggio di chiamare costituzione venne ratificata solo in quei paesi dove l'adesione non passo per il giudizio popolare ma per i parlamenti. Là dove (vedi Francia e Paesi Bassi) un referendum ha chiesto cosa il popolo ne pensasse un secco "NO" è risuonato nei timpani degli euroburocrati.
L'Europa così non la vogliamo, e il festeggiarla per noi equivale al lutto al braccio. Che ne dica Prodi e tutti gli altri campioni della retorica delle stelle in campo azzurro, restiamo convinti antieuropeisti.

D.M.