Liberali, perchè la politica ha fallito insieme alle terze vie

di
</i> Jimmy Landi

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Ogni persona decide chi essere e cosa fare della sua vita. E, spesso, lo decide liberamente. Una persona decide come dare il suo contributo, decide di esprimere le proprie idee e critiche, ad esempio prendendo carta e penna. Altre persone decidono di scendere nell’ arena politica, militare in una struttura organizzata, gerarchica, come un partito politico.
E, si badi bene, sono questi ultimi, o meglio, il partito politico ( la politica, diciamo ) che deve fare attenzione alle critiche di simpatizzanti, cittadini, possibili elettori e opinione pubblica. Perchè è il 'partito' che deve intercettare consensi, che deve canalizzare la volontà popolare all’ interno delle istituzioni. Non sono certo i cittadini o i critici a doversi conformare alla politica. <p>La critica al 'potere' ( perchè in Italia, la politica rappresenta un vero e proprio potere che decide di tutto e su tutti, quasi senza freni ) non solo è legittima, ma doverosa e necessaria. Anche se è scomoda e dà fastidio. Se poi la critica è costruttiva e suggerisce qualche piccola proposta, dovrebbe essere ben vista persino dai soggetti interessati.
Ma, forse, questo è chiedere troppo alla politica italiana.
Al centrodestra mancano, o sono mancati, i soldati ? Basta vedere di quale maggioranza politica poteva contare nella scorsa legislatura. Altro che soldati. Mancavano idee guida e progetti chiari da mettere in atto. Se si esclude la politica estera, il centrodestra non è stato capace di intraprendere riforme nel solco di una visione precisa e di ampio respiro. In sostanza mancavano le idee a cui rifarsi.
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Quelle poche presenti ( taglio delle tasse e devolution ) non derivavano da elaborazioni di partiti, ormai incapaci di produrre idee. Il taglio delle tasse voluto da Berlusconi è stato ripreso dalle esperienze di Reagan negli Usa e della Thatcher in GB. E chi aveva elaborato queste politiche? Il partito repubblicano? No. Erano idee nate nei 'pensatoi', i think tank, come l’Heritage Foundation americana o l’Institute of Economic Affairs inglese. Così come, in politica estera post-11 settembre, il presidente Bush ha attinto ad una visione strategica elaborata da think tank come l’American Enterprise Institute e il Project for a New American Century. Dove ci sarebbero i 'burocrati delle idee' ai massimi livelli mondiali, secondo qualcuno.
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Abbiamo spesso denunciato la mancanza di progetti a lungo termine del centrodestra italiano, in grado di aggregare quella 'right nation' maggioritaria in Italia. Forse questa miopia continua proprio perchè è assente il network ideale, quell’ 'arcipelago' intorno alla destra che è struttura portante nelle più grandi democrazie del mondo occidentale. E non è un caso che la maggior parte dell’ Europa continentale, che si è sempre affidata solo ed esclusivamente alla politica dei partiti, snobbando iniziative come 'think tank' anglosassoni , sia in grande difficoltà sotto tutti i punti di vista.
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In conclusione, in Italia, la politica è in condizione di criticare chi studia, cerca di capire, cerca di proporre soluzioni? O, a destra, ha cittadinanza solo chi si impegna nelle strutture di un partito? Se siamo qui a 'gustarci' il governo Prodi sarà, forse, anche per questo?
La destra, ad esempio, dovrebbe scagliarsi contro le posizioni dell’Istituto Bruno Leoni, che ha proposto molte cose durante 5 anni di governo ma che non sono mai state prese in considerazione con conseguente critica da parte dell’ IBL sulle decisioni alternative prese a Roma?
Gente che studia e propone, che non puo contare ( nè pretende ) su vantaggi derivanti dalla politica, merita rispetto.
Se una persona decide di entrare in un partito liberamente sa che sarà soggetto a critiche, perchè puo prendere decisioni che toccano tutti noi. O semplicemente perchè puo influire pesantemente su queste decisioni. Ad esempio, Berlusconi o Fini possono prendersela con Feltri perchè critica e picchia duro contro il centrodestra al governo? Avrebbero dovuto dirgli 'se vuoi criticare così entra in politica e non rompere'? Probabilmente avrebbero invece dovuto far tesoro di uno come Feltri che, liberamente, li punzecchiava.
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Se la politica italiana vuole continuare ad avere questa morsa sulla società italiana, altro che critiche deve aspettarsi.
E l’unica via per un cambiamento è ispirarsi al liberalismo. Sarà anche vecchio di nascita, ma attualissimo di contenuti. Di 'terze vie' la storia è piena, costellata di fallimenti e tragedie, così come tragica è stata la situazione degli 'stati etici'.
Il fine è proprio quello della libertà, libertà come obiettivo primario. Quindi riportare lo Stato al suo ruolo 'legittimo', ovvero, essendovi pari tutti i cittadini, eliminare ogni coercizione che non serva a preservare i diritti naturali degli individui e costituire un governo che possa riunirsi 'nel tinello di una normale casa'.
Eliminare questo stato di cose, che vede da una parte gli sfruttatori e consumatori di ricchezza e dall’ altra gli sfruttati e produttori di ricchezza è un obiettivo primario da perseguire.
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Ci sarà chi militerà in un partito, ci sarà chi perderà anche nottate per tradursi dall’inglese studi dell’ AEI. Scelte libere, si spera. Scagliarsi contro quest’ultimi perchè magari hanno la lingua un po lunga, non beneficerà nè alla politica, nè al raggiungimento di un obiettivo.
E, almeno in Italia, è la 'politica' che deve cambiare un atteggiamento, (questo sì) davvero autoreferenziale.
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