Libertari non liberali

di
C.Z.

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</b>Passare da avanguardia a retroguardia è un passo semplice e, molto spesso, mentre ci spostiamo nelle retrovie culturali, neanche ce ne accorgiamo.
Quando dieci anni fa c’era chi sognava una svolta della politica lontana dalla partitocrazia, lontana dalla burocrazia, lontana dai soliti schemi era un coraggioso sognatore, perchè l’italia è sempre stato un paese con l’ancora ben salda al passato e qualsiasi svolta è sempre stata combattuta in ogni modo e perchè alcune prospettive politiche sono tuttoggi difficili solo da pensare.
Oggi sinceramente quando sento parlare di partito unico lo trovo quasi noioso.

Il problema è che sono passati diversi anni, magari sono cambiati gli attori, ma la trama rimane la stessa: un sistema monolitico e molta gente che parla, parla, parla...
Le rivoluzioni e i cambiamenti non si fanno dentro i salotti, siano essi borghesi ritrovi o spazi multimediali. Attraverso questi luoghi si possono veicolare le idee, ma queste poi vanno messe in pratica.
Nel corso di tutti questi anni ho letto, anche sulle nostre pagine, sempre tante critiche rivolte a tutti e a tutto; a tutto fuorchè a noi stessi. Invece penso sia il momento di guardare un po' in casa nostra, e non intendo la CDL o i singoli partiti, ma nelle case più intime, quelle di noi singoli protagonisti di questa rivolta che dovrebbe portare a partiti unici e sistemi maggioritari.
Credo infatti che finora di semi ne siano stati lanciati molti, ma di coltivatori se ne siano visti pochi. Certo non ignoro l'abbandono da parte di chi potrebbe ma non vuole, da parte di chi ne ha le risorse ma non le mette a disposizione, e tutti i limiti e gli ostacoli che possono sorgere; ma la fortuna ha sempre premiato gli audaci e qui il rischio è diventare noi stessi dei burocrati delle nostre stesse idee.

Leggo molto sui giornali cartacei e sulle riviste on-line in cerca di qualche segnale; alla fine sono arrivato alla conclusione che il nostro mondo soffre di un male non da poco: ci sono tanti ottimi scrittori ma pochi architetti. Tante prime donne e pochi soldati. Ed il rischio in cui si incorre alla fine è il dogmatismo: è dare troppe cose per scontate. Molti non finiranno servi di un partito, ma magari schiavi di un'idea. Mentre invece riprendendo quella che è una tradizione nostra, futurista, ma anche neoconservatrice, penso che si debba tornare all'Azione: unica vera strada per essere davvero uomini liberi.
Non escludo di tornare a scrivere a breve su queste pagine rilanciando un progetto per la rivoluzione blu in Italia. Ma lasciamo trascorrere un'estate di riflessioni.

Scendendo poi nell'opinabile invece vorrei mettere in discussione alcuni punti su cui si è spinto parecchio e secondo me in maniera errata.
Primo su tutti il nodo ideologico. Chi ha mai detto che il liberalismo deve essere il fine e l'obbiettivo ultimo?
Io ho poco più di ventanni e troverei veramente triste appiattire la mia formulazione su idee che comunque risalgono a più di due secoli fa. Certo una svolta liberale è auspicabile in questo contesto politico e storico. Perchè non è più pensabile che nel 2000 ci sia una sanità o un'istruzione o una previdenza sociale monolitica o un sistema professionale quasi corporativo: la liberalizzazione non puo che essere un mezzo per abbattere questo blocco marmoreo. Ma attenzione: il fine non è il sistema. Il fine rimane la salute del cittadino, il fine rimane il sapere e l'educazione, il fine rimane una vita dignitosa.

Esiste una questione etica, che viene continuamente ignorata. Perchè non possiamo accettare, se crediamo comunque in una visione storica e comunitaria, e non egoistica e incentrata solo su noi stessi, che l'obbiettivo più elevato di uno stato sia il pareggio di bilancio.
E' una tappa forzata per chi come noi dal debito pubblico rischia di essere trascinato nel terzo mondo, ma vorrei anche sentir parlare d'altro. Vorrei anche sentire nuove elaborazioni culturali sul dopo, affinchè i mattoni si comincino ad accumulare sin da adesso.
Avanguardia, etica e libertà devono essere le parole d'ordine dell'agire all'interno di cio che deve diventare una comunità capace di non schiacciare le singole individualità. Abbiamo vissuto in un secolo in cui l'uno è sempre stato in contrasto col molti. Il cittadino contro lo stato; liberalismo e anarchia contrapposti a comunismo e fascismo; nichilismo a idealismo. Tutti schemi di un secolo che in maniera lenta ci sta abbandonando. Dopo aver ridato la giusta dignità al cittadino che ora obbiettivamente manca, vorrei che si arrivasse a comprendere che tra il singolo e la collettività è fondamentale trovare un nuovo equilibrio e che questo puo arrivare attraverso nuove forme e nuovi schemi politici.
Ancora una volta torniamo ad essere avanguardia.