L'uomo sbagliato al posto sbagliato, eletto col metodo sbagliato.

“Già togliattiano e stalinista, illuminato da idee progressiste circa le sorti del popolo ungherese e di quello cambogiano, Napolitano ha sempre fatto parte della cosiddetta corrente dei miglioristi del PCI: quelli, in pratica, che, senza discostarsi mai dalla linea di Togliatti prima e Berlinguer dopo, passavano per il gruppo più immacolato dei compagni perchè, salutando col pugno chiuso e sventolando la bandiera rossa, parlavano di socialdemocrazia.
Giustamente Veneziani ha detto che sarà il garante di tutti, soprattutto di Prodi.”

<p><p>“Pizza rossa alla Napolitano”. Le parole di Vittorio Feltri sono le più adatte per commentare l’elezione quirinalizia.
Dopo quattro scrutini e un paio di notti insonni, Giorgio Napoletano è divenuto l’undicesimo Presidente della Repubblica italiana. Ce lo dipingono come una personalità di alto profilo istituzionale, super partes e ormai libero dal peso dell’eredità comunista. Il Presidente ideale, insomma. Anche se, a me, sembra l’opposto. Già togliattiano e stalinista, illuminato da idee progressiste circa le sorti del popolo ungherese e di quello cambogiano, Napolitano ha sempre fatto parte della cosiddetta corrente dei miglioristi del PCI: quelli, in pratica, che, senza discostarsi mai dalla linea di Togliatti prima e Berlinguer dopo, passavano per il gruppo più immacolato dei compagni perchè, salutando col pugno chiuso e sventolando la bandiera rossa, parlavano di socialdemocrazia.
Migliorista sì, forse anche uno dei migliori (più per i modi di fare che per le reali capacità). Ma pur sempre migliore dei peggiori, cioè dei comunisti.
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La sua elezione è avvenuta, per carità, in modo lineare e nel pieno rispetto “tecnico” della Costituzione. In passato, per altri erano serviti molti scrutini in più. La scelta, pero, era sempre ricaduta su soggetti capaci di rappresentare quell’unità nazionale nella quale fossero disposti a riconoscersi tutti gli italiani. Con Napolitano non è andata così. La maggioranza di centrosinistra lo ha imposto. Prima pretendevano D’Alema, poi, di fronte ad un centrodestra che ha proposto una rosa con quattro nomi più o meno vicini alle sinistre (Amato, Marini, Monti, Dini), ma pur sempre rappresentativi di una più larga parte del Paese, si sono impuntati su Napolitano, che è stato eletto con i loro voti e basta. E tutti giù a festeggiare lo sdoganamento del comunismo nostrano e la fine della conventio ad excludendum. Alla faccia del metodo Ciampi, delle rose di nomi e delle larghe intese. D’altronde, qualunque costituzionalista vi dirà che la maggioranza assoluta dal terzo scrutinio in poi è un modo per evitare l’empasse, ma chiaramente la Costituzione auspica con decisione una decisione condivisa, che vada oltre il 50% +1.
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Al di là del fatto che non vedo un solo merito tale da permettergli di issarsi sulla superpoltrona del Quirinale e che lo stesso discorso poteva essere fatto al momento della sua nomina a senatore a vita (la più scandalosa della storia della Repubblica, la peggiore macchia della presidenza Ciampi), che gli vale pure la qualifica di uomo dall’alto profilo istituzionale (chissà perchè?), mi chiedo in che modo potrà rappresentare tutti gli italiani, visto che la metà di questi si oppone a lui, alle sue idee e a cio che rappresenta. Giustamente Veneziani ha detto che sarà il garante di tutti, soprattutto di Prodi.
Ormai è stato eletto e ce lo teniamo. Lungi da me l’idea di non riconoscerlo o di mancargli di rispetto. Ma rimane il rammarico di vedere l’uomo sbagliato al posto sbagliato, eletto col metodo sbagliato.
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Mitrandhir</p>