Non c'è peggior sordo...
“Stupido e ignorante è decidere di non confrontarsi con l’avversario perchè, in breve, l’avversario è visto sotto la luce tremenda e inquietante che si attribuisce al nemico.
E’ inaudito sottrarsi al confronto nel nome di un accecante antiberlusconismo…” <p>E’ caduto il muro di Berlino. Tanti altri steccati nel mondo hanno cessato di dividere la gente. In Italia sia a destra che a sinistra è avvenuta una pressochè cosciente rilettura critica del recente passato politico, intesa non come cancellazione di identità o percorsi, bensì come ammissione di responsabilità per gli errori commessi da parte delle classi dirigenti fasciste e comuniste, in diverso modo artefici della sottomissione del concetto di bene comune al più parziale totem delle ideologie. Ebbene, in un sistema politico che da dieci anni sperimenta l’alternanza tra coalizioni, in una nazione pacificata dalla sensibilità dei padri costituenti, abili a promuovere, già nel secondo dopoguerra, una vasta condivisione di valori democratici che attenuasse i fanatismi rossi e neri, non si capisce perchè il termine “confronto” debba essere bandito dal modo di concepire la politica, specie quando si tratta di dare una soluzione ai problemi che affliggono tutti gli italiani.
Infatti è assurdo parlare genericamente di “inciucio”, di revanscismi neocentristi, se i diversi gruppi che siedono in parlamento decidono di impostare un dialogo serrato su temi quali la tutela del risparmio, il problema della giustizia, la riforma delle pensioni, alla ricerca di soluzioni che siano il più possibile condivise dal tessuto sociale della popolazione.
Quelli appena citati sono argomenti su cui la nostra classe dirigente deve dimostrare la propria compattezza. Le divisioni politiche, giuste e necessarie, vanno in secondo piano rispetto all’importanza di porre un limite agli sprechi della spesa pubblica, di dare un taglio ai privilegi delle corporazioni.
Il richiamo del presidente della camera Casini ha invocato l’urgenza di un confronto limpido che non escludesse la definizione di diverse posizioni politiche, ma che al tempo stesso garantisse la possibilità di un accordo interpartitico e interculturale nell’interesse dell’Italia. Far finta di non intendere che la definizione di nuove regole istituzionali esige, ad esempio, il consenso e la partecipazione dell’intera classe dirigente, è operazione stupida e ignorante. Come stupido e ignorante è decidere di non confrontarsi con l’avversario perchè, in breve, l’avversario è visto sotto la luce tremenda e inquietante che si attribuisce al nemico.
Per venire ai fatti concreti della situazione politica italiana, è inaudito sottrarsi al confronto nel nome di un accecante antiberlusconismo (vedi centrosinistra), dall’altra è inaudito sostenere che le regole valide per tutti possano essere cambiate anche a colpi di maggioranza (vedi centrodestra), ripetendo così gli errori commessi dall’Ulivo con l’approvazione della legge sul federalismo del 2000.
Se le nostre forze politiche agissero nel solco di un rapporto e di un clima non consociativo, ma effettivamente bipolare, allora potremmo recuperare quel prestigio internazionale, offuscato dalle furibonde liti e risse che spesso trasformano le Camere in stadi gremiti di facinorosi.
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Winston </p>
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