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Pinochet, un racconto politicamente scorretto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutto inizia nel 1970 quando Allende (foto a sinistra) con Unidad Popular (socialisti, comunisti, una parte dei radicali) sale al potere con il circa il 23% dei voti, ma con la ratifica del Parlamento cileno.
Come ogni marxista, arrivato al potere, Allende avvia una vasta opera di nazionalizzazione di tutte le principali attività del paese: dalle miniere di rame (in mano alle grandi compagnie nord americane) alle proprietà agricole. Dietro la parola 'nazionalizzazioni' si nascondeva la sostanza di questa operazioni: espropri con in cambio, quasi sempre, senza nessun tipo di indennizzo.

Il Cile entro nel sistema bipolare mondiale al fianco dell'Unione Sovietica (da cui riceverà ingenti aiuti economici e militari pagati con la svendita del paese al Kgb e ai cosiddetti 'consiglieri militari'), del plenipotenziario marxista dell'America Latina Fidel Castro (i suoi agenti del DGI affollavano l'ambasciata cubana in Cile), della Germania est (anche gli agenti della Stasi erano di casa a Santiago) e della Corea del Nord.
Allende godette dell'appoggio di una larga parte del clero progressista cattolico cileno, i cui esponenti risultarono spesso collusi con i movimenti terroristi 'legalizzati' da Allende come il MIR e il Fronte Manuel Rodriguez.
I movimenti terroristici erano specializzati nell'esproprio di terre, tenute agricole e piccole aziende ai legittimi proprietari con atti violenti e soprusi per poi trasformarli in posti di lavoro 'politici ', con il conseguente crollo della produttività.
Il crollo di produttività colpiva tutte le attività passate sotto il controllo diretto dello stato, comprese le miniere (quindi le esportazioni nazionali), dove si assisteva alla cacciata dei tecnici rimpiazzati con esponenti politici incompetenti e incapaci.

Dopo una anno circa di presidenza Allende la situazione del paese era drammatica: l'inflazione ufficiale si assestava al 350% (quella reale al 700%), si registravano lunghe file davanti ai negozi a causa della mancanza di generi di prima necessità, ci fu il vertiginoso crollo delle esportazioni e un aumento esponenziale delle importazioni (specie di generi alimentari) da paesi quali Cuba, Unione Sovietica e da molte democrazie europee (vedremo poi il comportamento di queste ultime nei confronti del Cile di Pinochet).
Vanno ricordati i numerosi atti del Parlamento e della magistratura con cui chiedevano ad Allende di ripristinare il regime costituzionale infranto da molte iniziative del suo governo. Allende, da buon democratico, faceva largo ricorso a decreti d' urgenza per superare questo 'ostacolo' all' instaurazione del regime socialista.
Non dimentichiamo che alcuni richiami di queste due istituzioni per ripristinare il rispetto costituzionale furono diretti alle forze armate.

In sostanza il Cile stava diventando un'altra Cuba, un paese in cui operavano i servizi segreti del mondo comunista sia direttamente, sia fornendo addestramento e copertura agli attivisti dei vari partiti e movimenti filo-marxisti.
In una situazione del genere gli Stati Uniti non stavano certo alla finestra. Sotto la presidenza Nixon la CIA intraprese iniziative di vario genere per far cadere Allende.
Questo avvenne soprattutto tramite finanziamenti all'opposizione cilena (specialmente alla Democrazia Cristiana ed alla formazione di destra "Patria y Libertad") e agli organi di informazione liberi ancora in funzione (Allende non si fece certo scrupoli ad imporre la chiusura di organi di informazione indipendenti tramite decreti governativi). E' bene ricordare che tutto cio avveniva contemporaneamente agli aiuti finanziari al governo cileno da Urss e Cuba.

La Cia e il governo di Washington non potevano tollerare una seconda Cuba in America Latina, per questo finanziarono i vari scioperi del 1972 contro Allende come quello dei negozianti e quello, molto importante, degli autotrasportatori.
Ricordiamo che il colpo di stato dei militari, avvenuto l' 11 settembre 1973, corse il rischio di essere preceduto da un autogolpe di Allende. Il presidente cileno doveva liberarsi degli ostacoli presenti sulla strada per arrivare ad un regime socialista: il Parlamento, la magistratura (che, come nella miglior tradizione comunista, doveva diventare 'giustizia di classe' non di legge) e le forze armate.
Nei confronti di questi ultimi furono molteplici i tentativi di Allende di acquisirne la fiducia, arrivando a far entrare tre generali nel governo.
Ma i contrasti erano sempre più forti ed insanabili.
Allende si dichiaro nel corso del 1973 disposto, in caso di detronizzazione, a far scatenare una guerra civile. Cosa verosimile, tenendo conto la grande quantità di armi e uomini dei movimenti terroristi fedeli al presidente (i già ricordati MIR, Fronte Manuel Rodriguez, i guerriglieri Mapuche, ecc.).

I militari decisero di intervenire l'11 settembre, probabilmente anticipando di qualche settimana (o giorno) l'autogolpe. Dopo vari appelli ad Allende perchè lasciasse la carica con un salvacondotto assicurato dalla giunta militare per il trasferimento all'estero. Allende rifiuto e, dopo combattimenti intorno al palazzo presidenziale La Moneda, con tanto di bombardamenti aerei, si suicido quando i militari presero il controllo del palazzo e del paese.
Il potere fu assunto da una giunta militare presieduta dal generale Augusto Pinochet Ugarte.
Nato a Valparaiso nel 1915, Pinochet si diplomo nel 1936 alla Accademia Militare di Santiago. Il suo anticomunismo nasce nel 1946, prima dell'intervento miliare su richiesta del presidente cileno per ristabilire l'ordine e arrestare i responsabili, estremisti comunisti che, infatti, nel 1948 furono messi fuorilegge.
Con la vittoria di Allende nel 1970, si presento davanti a Pinochet la stessa situazione. Dopo una brillante carriera militare, nel 1972 si insedio nell' incarico di Capo di Stato maggiore dell'esercito. Nel 1973 divenne presidente della repubblica del Cile.

La giunta militare era formata da altri tre generali, tra cui il comandante dei carabineros (evidente il riferimento al corpo italiano dei carabinieri). Per il Cile e i cileni si avvicinava il tempo della riscossa nazionale.
Dopo l' intervento militare ci furono numerose rappresaglie da parte di privati cittadini che avevano al tempo di Allende subito soprusi ed espropri, nei confronti di esponenti locali delle frange estremiste di Unidad Popular.
Dopo l'11 settembre si susseguirono numerosi scontri tra militari, carabineros e terroristi del MIR, e del sempre più attivo Fronte Manule Rodriguez. I caduti naturalmente si contavano da tutte e due le fazioni, ma, come venne spesso riferito, i cadaveri dei terroristi non venivano quasi mai rinvenuti sul campo di battaglia. Questa strategia riprende le lezioni per i guerriglieri impartiti da Che Guevara nel manuale di comportamento del combattente: '(...) i caduti in combattimento dovranno essere denunciati come assassinati dopo l'arresto. I corpi dei caduti dovranno essere asportati dal luogo del combattimento e nascosti onde poter essere denunciati come desaparecidos (...)'.
Ecco spiegata, almeno in parte, la ricorrente storia dei desaparecidos causati da Pinochet e dai militari.

Un numero verosimile dei morti del periodo 1973 - 1995 puo essere di circa 1.200 persone, tra cui numerosi esponenti e combattenti dei movimenti terroristici di estrema sinistra.
Per una macabra conta dei morti, basta ricordare le quasi 20.000 uccisioni in Italia dopo il 25 aprile del 1945, e che non trovano nella società civile e nella storia d'Italia degno ricordo.
La giunta militare si trovava in mano un paese allo sfascio economico e sociale.
Oltre alla mano dura nell'ordine pubblico e nella repressione del terrorismo, Pinochet avvio un ampio piano di recupero economico della nazione. Tramite una politica di privatizzazione e di apertura al libero mercato, gli indici economici del paese registrarono significativi miglioramenti.
Rilevante fu l'aiuto di economisti americani, i cosiddetti 'Chicago boys'.

Dalla data del cosiddetto golpe, l'informazione internazionalee molte democrazie europee (Italia compresa, naturalmente) avviarono una campagna di accusa e di isolamento nei confronti del Cile.
In questo periodo il paese registro un tasso annuo di crescita del 6,3% (Heritage Foundation); la disoccupazione scese al 5,5%; l'inflazione in costante calo, fino al 15% del 1988 (con Allende era al 700%). I progressi sociali sono facilmente elencabili: aumento del numero delle scuole, diminuzione del tasso di analfabetismo, crollo dell'indice di mortalità infantile (dall'82 per mille al 17 per mille). Importantissima, sia per la tempestività sia per i risultati sul futuro del Cile, fu la riforma del sistema previdenziale basata sulla privatizzazione di una larga parte del sistema. Riforma, è bene ricordarlo, che i paesi europei ancora oggi devono affrontare seriamente.
Per il risanamento sia il Fondo monetario sia la Banca mondiale, per la credibilità del progetto Pinochet, elargirono abbondanti fondi.
Durante il periodo del governo militare, come testimoniato da più giornalisti inviati nel paese, era possibile acquistare giornali e quotidiani d'opposizione, la radio e le tv erano sostanzialmente libere, prive di censura, tanto che le televisioni straniere potevano riprendere tranquillamente immagini nel paese.

Anche in questo caso particolare possiamo trarre una lezione generale ed ampiamente dimostrabile: la campagna contro il 'fascista Pinochet', autore di massacri e violenze, generale al soldo degli americani, fu portata avanti su scala mondiale. Numerosi furono i paesi che interruppero i rapporti diplomatici con il Cile, mentre naturalmente così non fu sotto la presidenza del 'santo' Allende.
Pinochet si sottopose a ben tre referendum popolari, dimostrando la propria volontà di lavorare per il paese e di non essere intenzionato ad incollarsi alla poltrona (a differenza dei dittatori marxisti, vedi Castro). Vinse il primo, nel 1977, con il 77,47% dei voti (Pinochet chiese al popolo di schierarsi con lui o contro di lui riguardo una dichiarazione ONU contro la giunta militare cilena); vinse il secondo, nel 1980 con il 67% dei voti per l'introduzione della nuova costituzione.
Fu il terzo referendum del 1988 che vide sconfitto Pinochet (il 54,7% dei voti furono contro di lui) e che decreto il pieno ed immediato ritorno del paese alla democrazia parlamentare.

Sicuramente, se Pinochet rappresentava un dittatore spietato e sanguinario, risulta difficile comprendere il suo mettersi da parte senza tentativi violenti di mantenere il potere.
Le disavventure del generale non finirono con la perdita della carica di presidente (mantenne infatti il comando delle forze armate), ma proseguirono in Europa.
Risale al 1998 infatti la storia della richiesta di fermo e estradizione in Spagna da parte del giudice spagnolo Garzon inoltrata alla Gran Bretagna nel momento in cui Pinochet si trovava nel paese come plenipotenziario del governo cileno (e come senatore a vita, munito quindi di immunità!) per effettuare acquisti di materiale militare.
Questo attacco giudiziario e politico si concluse con un nulla di fatto, ovvero il ritorno di un ormai malato Pinochet in Cile.
Adesso che Augusto Pinochet se ne andato resta consegnato al giudizio della storia il racconto politicamente scorretto che ha rappresentato la sua vita. E se molti sono a festeggiare la dipartita di un dittatore, altrettanti sono a rimpiangere l'uomo che ridette la speranza di un futuro di sviluppo al suo paese.

Jimmy Landi

Fonti:
- ' Pinochet le scomode verità '; M. Spataro; Edizioni Settimo Sigillo
- Internet: www.pinochetreal.cl
- Vari archivi di stato cileni