QUEI REDNECK DEL MASSACHUSETTS SONO L'AMERICA VERA
La sconfitta dei democratici in Massachusetts rappresenta uno di quegli eventi da segnare nel calendario della storia. Tanto più se si pensa che la "People Republic of Massachussets" ha sventolato bandiera blu per ben 57 anni, prima con JFK e poi con Ted, l'ultimo patriarca della famiglia Kennedy recentemente scomparso.
Dalla sconfitta clamorosa della candidata Marta Coakley emergono tuttavia dei sentimenti chiari nell'elettorato, specialmente in quello indipendente, che è stato decisivo per la vittoria di Scott Brown.
La prima considerazione da fare è riguardo allo stesso Brown che, dato per spacciato, ha risalito la china dei sondaggi negli ultimi giorni fino ad arrivare a diventare quel 41esimo senatore repubblicano che renderà alla maggioranza democratica in Senato la vita molto più difficile del previsto.
La sua vittoria è riconducibile sia allo scontento per l'operato di un anno di amministrazione Obama sia a quello che, lo stesso Brown, ha propagandato all'interno del suo collegio, rivendicando senza vergogna posizioni smaccatamente repubblicane, troppo in fretta dimenticate con l'avvento di McCain e con il vuoto di leadership successivo che preoccupa tutt'ora il GOP.
Brown ha parlato di tagli alle tasse, di linea dura (anche negli interrogatori) con i terroristi e di un'opposizione compatta contro la riforma sanitaria voluta dal Presidente. La piattaforma che ha visto la sua vittoria in Massachusetts è quella classica dei Repubblicani.
Il neo-senatore non si è fatto ammaliare dai media liberal, nè ha tenuto posizioni da Maverick, ha semplicemente espresso l'opinione che gli Stati Uniti debbano smetterla di chiedere scusa al mondo perchè devono difendersi dai propri nemici.
Se gli ultimi anni dell'amministrazione Bush, e lo stesso ex-Presidente, sono ricordati da molti come un qualcosa di diabolico, è anche a causa di una tempesta mediatica che, non solo è riuscita a convincere l'elettorato conservative che si sbagliava su GWB, ma l'ha tenuto perfino parzialmente a casa, permettendo di eleggere il Messia nero.
L'altro aspetto da tener conto quando si analizza la vittoria di Brown è la crisi di consenso dell'attuale Presidente in carica: se Bush Jr. era partito forte e il suo consenso era calato nel corso degli anni, quello di Obama ha avuto il massimo clamore solo durante la campagna elettorale e nei giorni della sua elezione. Dopo un anno, il vuoto dei fatti è coinciso con un calo della fiducia dell'elettorato nei suoi confronti. Un vuoto che non è stato colmato nè da premi Nobel partigiani regalati dall'Europa, nè dai discorsi riconcilianti al mondo arabo (mentre l'Iran roteava la scimitarra), nè dalle tante parole spese sull'ambiente, irritanti nei contenuti e sterili nei fatti. Per non parlare di una politica economica prettamente interventista, i cui risultati sono stati quasi impalpabili e le cui ricadute sulle tasche dei taxpayer sono ancora là da venire.
Ma quello che ha affondato il consenso di Obama è proprio la sua creatura più preziosa: la riforma dell'Health Care. Una riforma che si è rivelata un tale pasticcio da non piacere nè a chi sognava una "sanità all'europea" nè a chi proponeva, per allargare la copertura, soluzioni di mercato che non ricadessero sui conti degli stati.
Gli americani non vogliono l'Obamacare ma non solo: non vogliono che Obama rappresenti quel liquidatore fallimentare degli Stati Uniti che per ora è stato.
La buona pubblicità può far vendere un prodotto luccicante, ma il consumatore non lo ricomprerà una seconda volta se quello stesso prodotto si sarà rivelato scadente. L'infatuazione per Barack Obama è finita: la politica realista del primo Presidente nero della storia è troppo differente dal cuore dell'America, non solo da quella del Texas secessionista, ma stavolta anche da quella Europe-oriented del Massachusetts. In generale, Obama è troppo lontano da un'America che sempre e soltanto in minima parte si dichiara liberal, pur avendo eletto il Presidente più "a sinistra" della sua storia. Speriamo che Ted possa vedere tutto questo da lassù. Quello che è sicuro è che quaggiù, a Crawford, c'è qualcuno che lo spettacolo se lo sta godendo di sicuro.
D.M.
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