Un muro contro il terrorismo. La scelta estrema di Israele.

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E’ il Giugno 2002, Ariel Sharon da l’ordine di iniziare i lavori per l’edificazione di un muro senza precedenti: 370 km di barriera in cemento armato lungo i confini del 1967 per dividere, una volte per tutte, i territori palestinesi dallo stato d’Israele al fine di prevenire nuovi attacchi terroristici.
Un anno è passato. Che fine ha fatto quel progetto?
A che punto sono i lavori?
Che succederà adesso con l’avvento della “Road Map” americana?
Eccovi un reportage esclusivo di Ultima Thule che vi aggiorna sullo stato della costruzione di questo muro che ci sembra un forte segnale nella lunga lotta al terrorismo islamico.
Un estremo tentativo di arginare il fanatismo e l’odio sanguinario dell’estremismo arabo.<p>Ariel Sharon ha comunicato al suo Gabinetto che egli prevede di estendere la “barriera di sicurezza” che Israele sta costruendo lungo la lunghezza della 'West Bank' (cioè la riva destra del fiume Giordano) in modo che circondi completamente ciascun territorio palestinese.
La rivelazione segue la decisione del governo israeliano di concedere indipendenza piena alla Palestina e di favorire la costituzione di uno stato con “certi attributi di sovranità”.
Questi propositi hanno immediatamente surriscaldato ulteriormente gli animi ai leader estremisti palestinesi che hanno accusato il primo ministro israeliano di provare a trasformare i territori occupati in un'enorme prigione. Il muro è alto sei metri, con in cima filo spinato e fiancheggiato con torri di guardia.
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<p> La sua lunghezza complessiva prevista è di ben 368 km ed estenderà la lunghezza della 'West Bank', strisciando in profondità dentro i territori palestinesi per lunghi tratti, fino a circondare almeno una, e più probabilmente due città.
Sharon propone di collegare le due parti della barriera già in costruzione con una sezione aggiuntiva che corra lungo la valle del fiume Giordano.
Egli ha inoltre smentito che questo muro fosse stato progettato per definire i confini di uno stato Palestinese previsto dalla 'road map” americana.
“Una barriera non è un confine politico. Non è un confine di sicurezza ma piuttosto un ulteriore mezzo per combattere la guerra contro il terrorismo e per fermare gli stranieri illegali “, ha detto recentemente Sharon.
I palestinesi sostengono invece che il muro significa che gli israeliani prenderanno il controllo del confine con il Giordano e con quello che rimane della loro migliore terra agricola.
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Ad oggi sono stati edificati i primi 128 km di muro, al nord, in prossimità della città di Qalqiliya. Questo tratto aspetta già d'essere posto sotto il controllo dell’esercito israeliano in luglio.
Alla fine dell’anno una seconda sezione che circonderà l’intero confine settentrionale della 'West Bank' dovrebbe essere terminata e il lavoro quindi si concentrerà sulla parte meridionale dei territori palestinesi intorno a Gerusalemme e ad Hebron.
Questa seconda sezione, pianificata da Sharon collegherebbe il muro vicino a Hebron con la barriera nel lontano nord della 'West Bank' correndo per tutta la lunghezza della valle del Giordano.
Il governo israeliano considera il muro come una misura provvisoria per contenere rischi di attacchi all'interno dei suoi confini sanciti nel 1967, almeno fino a quando non ci sarà una sistemazione politica della Palestina.
La barriera sorgerà lungo quella che era fino al 1967 la linea di demarcazione tra Israele e la Cisgiordania e che secondo i Paesi arabi è l’unico confine possibile per Israele. Ecco perchè La destra israeliana continua a temere che la barriera crei un riconoscimento di fatto di quel confine e che di conseguenza Israele sia a un certo punto costretto a rinunciare agli insediamenti, dove vivono ben 150.000 coloni.
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