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Un solo Presidente

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La corsa per la Casa Bianca si è conclusa nel modo in cui tutti i sondaggi avevano previsto: la vittoria di Barack Hussein Obama. Era il risultato sperato da tutto il mainstream media europeo, oltre che da buona parte di quello americano, da tutti i maitre-a-penser “de noantri” che ci spiegavano, un giorno sì e l'altro pure, che serviva Obama per salvare gli Usa dal cattivone George W. Bush. Proprio sul presidente uscente si sono scatenati i più duri commenti e le più severe analisi. I commentatori italiani hanno parlato coscientemente in malafede commettendo, tra l'altro, numerosi errori.

Ci hanno spiegato che il voto del 4 novembre è stata una bocciatura degli “8 anni di presidenza Bush”. Eh no, cari signori. Perché il mandato presidenziale non dura 8 ma 4 anni. In altre parole Bush era stato giudicato dagli elettori dopo i suoi primi 4 anni di presidenza, ricevendone un grande consenso e battendo John Kerry in maniera netta. Tra l'altro Bush aveva ricevuto un pieno consenso proprio dopo la sua amministrazione più significativa, la prima, quella, per intenderci, della guerra al terrore e della “dottrina Bush”, dell'unilateralismo e dei tagli fiscali. Quindi, eventualmente, la bocciatura c'è stata per la seconda amministrazione Bush, quella in cui l'agire del presidente non è stato al livello della prima. In secondo luogo viene addebitata a Bush e alle sue politiche economiche-fiscali l'attuale crisi dell'economia finanziaria. Anche qui si mente sapendo di mentire.

Tutti i prodotti finanziari che hanno aperto la crisi sono stati creati sotto la presidenza Clinton (futures, subprime,ecc.) e gli istituti che hanno dato il via al risiko del fallimento sono stati due istituti semi-statali (Freddie Mac e Fannie Mae) creati allepoca del new deal per estendere le proprietà immobiliari. Quindi, cari signori, altro che “liberismo selvaggio” (tra l'altro non si può certo dire che il settore sia privo di regolamentazioni, come tutti ci propinano) o politica fiscale “per i ricchi” come causa della crisi! Altro discorso è che a pagare politicamente della crisi siano governo e presidente in carica, cosa abbastanza ovvia. Il 20 gennaio, così, il mondo e l'America si libereranno da quel diavolo di Bush. Quel Bush di cui ci rivendichiamo estimatori e ammiratori, non abituati a cambiare idee in base alle mode.

Rimarremo orfani di un presidente coraggioso e capace di rispondere all'attaco fanatista islamico a tutto l'Occidente attingendo a quei valori (democrazia, libertà, ecc.) che ci rendono migliori di loro. Questo uomo, ironico e certamente non chic a la Kennedy, è stato dipinto come l'ultimo degli ignoranti, eppure è l'unico che ha avuto il coraggio di agire contro tutti, contro i soliti anti-americani per difendere i propri cittadini (e, possiamo ben dirlo, c'è riuscito egregiamente). Proprio dal resto del mondo Obama è visto come colui capace di invertire la rotta della politica estera americana, abbandonando il cosiddetto “unilateralismo” per abbracciare il multilateralismo immobilista dell' Onu e dei negoziati infiniti. Sarà così? Obama diverrà veramente il messia della pace come ci fanno credere? Probabilmente i cambiamenti non saranno così evidenti.

Obama ha già chiarito, tra l'altro, che intende combattere militarmente Al Qaeda in Afghanistan ( chiedendo anche una disciplina meno stringente pei i caveat delle forze alleate ), si è detto pronto ad impedire la degenerazione della situazione in Pakistan e pronto a negoziare un “ordinato” ritiro delle truppe dall' Iraq ( cosa già in atto e programmata proprio grazie al successo del “surge” del Gen. Paetreus, a cui Obama era contrario e McCain favorevole). I cambiamenti maggiori ci saranno probabilmente per i cittadini americani. La principale issue economica di Obama è stata quella del redistribuzionismo, come ci ha spiegato il nostro David. E' prevedibile quindi un aumento della tassazione (contrariamente a quanto promesso in campagna elettorale) anche tenendo conto di una promessa dispendiosissima del neo eletto presidente: l'estensione dell'assistenza sanitaria.

Come farà allora Obama ad incrementare la spesa pubblica senza alzare le tasse, tenendo presente l'attuale situazione del debito americano, ovvero non potendo attuare (almeno responsabilmente) politiche in deficit? Non potrà. Allora, o incrementerà le tasse (cosa quasi certa) o non potrà realizzare alcune promesse (tra cui quella sull'assistenza sanitaria, la cui spesa è già altissima rispetto al totale). Vedremo se il tanto decantato Obama sarà all'altezza del suo compito, se la sua capacità sarà pari alla grande infatuazione collettiva che ha provocato. Tenendo ben presente, tra l'altro, la sua pochissima esperienza di governo, cosa che, parlando di Sarah Palin, governatrice di uno stato, veniva subito evidenziata, mentre parlando di un giovane senatore viene abilmente ignorata. Dimenticavo un ultimo augurio: God Bless G.W.B.

Jimmy Landi