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Vanuatu, chiamateci pure Yankee

"John è il nostro Dio" dichiara il capo villaggio Isaac Wan, "e un giorno egli ritornerà". Che siano o no le esalazioni del Monte Yusur, il trubolento vulcano della zona, alla base di queste dichiarazioni, fatto sta che nell’Isola di Tanna, i 30 mila abitanti di cui il 20% devoto al culto di John Frum, sono serissimi. Ogni anno, a Sulphur Bay (!), si tiene la grande festa e si ricorda la leggenda che narra dell’apparizione dello spirito di un uomo bianco già verso il 1930, il quale incito i poveri abitanti di Vanuatu alla ribellione contro i colonizzatori inglesi e francesi a cui, di fatto, gli indigeni erano sottomessi e da cui avevano avevano ricevuto molti soprusi e ben pochi aiuti. Il culto di John Frum fu probabilmente una spinta ad autodeterminarsi, finalmente, nel segno delle proprie tradizioni, mostrando a tutti che un futuro diverso e migliore poteva essere davvero possibile.

Ma chi fu davvero John Frum? Per svelare il mistero di questa curiosa vicenda dobbiamo fare un passo indietro di 60 anni, fino alla Seconda Guerra Mondiale quando le truppe americane giunsero a Vanuatu.
I soldati yankee erano molto diversi dagli oppressori europei e non arrivarono nell'arcipelago con mire colonialiste ma con interi cargo di armi, ma anche di frigoriferi, sigarette, cibo e medicine. Tutte cose che la popolazione locale vedeva come un vero e proprio miraggio, tanto che un po tutti si convinsero che gli europei tenevano loro nascosto di proposito tutto quel ben di Dio.
Il John "storico" fu probabilmente un soldato, forse un volontario della croce rossa, che fece la conoscenza degli indigeni presentandosi come John from America (da cui a rigor di logica, lo storpiamento lessicale: John "Frum").

I soldati americani, finita la guerra, se ne andarono presto dalle splendide spiagge di Vanuatu lasciando molte cose da mangiare, qualche bandiera, un po di attrezzature e un ottimo ricordo nei cuori degli indigeni che da allora non li avrebbero mai dimenticati. E come promemoria naturale rimase il monte più significativo dell'isola, il vulcano Yusur che con le sue periodiche fumate e piccole eruzioni rammenta a tutti quanti che lo spirito di John è vivo ed è ancora in mezzo a loro.

Quella di John Frum è una sorta di religione che fa parte dei così detti "Cargo Cults" una sorta di piccoli culti locali che fiorirono al tempo della guerra e continuarono, con alterne fortune, nei decenni successivi. Tutti evevano un comune denominatore: l'arrivo in questi mondi perduti dell'uomo bianco con fantastici oggetti e cibi (contenuti nei cargo, appunto).
Il culto di John Frum è uno dei più longevi e, incredibilmente, sopravvive fino ad oggi con i suoi adepti e i suoi rituali, come l'alzabandiera mattutino (a stelle e strisce, naturalmente!) officiato ogni giorno da "sacerdoti" vestiti in uniformi americane.

"John è il nostro Gesù ed egli ritornerà" conclude il leader del movimento, e con lui l'era dell'abbondanza.
Nel frattempo gli indigeni, per facilitare il rientro di John, hanno costruito nel bel mezzo della giungla una pista di atterraggio, recinti di bambù per custodire i beni (una volta che arriveranno!) e torrette sparse qua e là per avvistare le navi, nel caso John scegliesse di tornare nel modo più tradizionale, cioè via mare. In fondo, anche in mezzo al Pacifico, è meglio essere previdenti...

D.M.

Fonti:
- bbc.co.uk