AIUTO, VOGLIONO STATALIZZARE ANCHE LA MORALE
Saranno solo le critiche alle nomine dei candidati alle europee il consolante argomento dell’intelligentia di sinistra? Lo specchietto per farsi forti dei loro "solidi valori"? Improvvisamente vorrebbero candidare solo i politici di mestere, ma per politico di mestiere intendono chi arriva dalle sezioni e ha distribuito volantini, presidiato banchetti e gazebi? Se fosse così non potremmo sperare che alcuno si avvicini alla militanza con quel po’ di incanto e passione gratuita.
Non si può neanche pensare che i giovani che scalpitano nelle file dei movimenti siano candidabili solo per quello: cultura, capacità di studio e di analisi, elasticità, prontezza e senso della tempistica, della comunicazione e molto altro emergono - è vero - anche dalla militanza, ma devono essere già presenti a priori. Ci sono qualità professionali che si intrecciano con la preparazione, con doti umane, e anche - perchè no - col carisma. Maria Anna Madia aveva fatto strada affermando: “mi porto in Parlamento la mia totale inesperienza”. Abbastanza superficiale credere che siano solo loro i pilastri di un partito, ma da qualche parte occorre pur cominciare. E poi c’è l’accusa verso il comportamento altrui.
Emma Bonino per esempio, che si esprime sui rapporti di Silvio nei confronti di tutte le donne ritenendoli “sprezzanti”. Potremmo fare una prova, per scoprire che le donne sanno bene che tipo di complimento possono ricevere e se lo vogliono ricevere o meno. In quest'ultimo caso certo non arriverebbero a ricevere indelicatezze eccessive dal Premier. Ma “lui è il Premier”, ci dicono, quindi non può. Un'argomentazione francamente desolante. Si dice, tra le accuse sparse, che proprio chi difende i valori cristiani poi si mostri scorretto sul quel piano. Tuttavia non abbiamo mai accusato Casini per la sua situazione familiare, eppure lui “cristiano” la fede la usa nel nome del partito. La sinistra dunque si vuole mettere d’accordo? A quale morale vuole che ci si attenga? Alla loro, a quella cattolica o al pensiero di turno? E' assai curioso che proprio gli pseudo intellettuali di sinistra predichino adesso che Silvio debba attenersi all’etica e al buon senso cristiano. Credo che il Vaticano - pur non approvando certi omportamenti - non si aspetti dal Premier (e da altri come lui) un esempio di santità, essendo già al secondo matrimonio e, se le gerarchie ecclesiastiche dovessero interloquire con Berlusconi, non è certo di Sacramenti che verterà la discussione.
Altrettanto curioso è che si parli dell'etica cristiana sempre in termini civili e laici. Diventa quindi difficile cogliere le sfumature e le profondità di quello che sarebbe un comportamento giusto, eticamente umano, secondo la tanto invocata morale cristiana. In particolare non si riesce ad approfondire il tema dove manca una cultura che riesca a mettere la vera natura umana al centro. Perché, altrimenti, ci si fissa su Silvio Berlusconi e non se ne esce? Ci si fissa pettegoli dietro alla vita di uno, una vita talmente particolare da essere spettacolarizzata e, a tratti, sicuramente spettacolare, dimenticandoci di analizzare (e perchè no criticare) il suo effettivo operato. Silvio ha una personalità tale da potere uscire da tutte queste vicende solido e fortificato o, almento - c’è da scommetterlo - quanto mai divertito. Altre personalità come lui non ce ne sono, ci colpiscono solo quelle patinate, perché ci viene suggerito così, perché la cultura dominante non propone schemi apprezzabili umanamente, ma vaghi, e un po’ alienanti.
E quindi, salotti buoni, a quale morale ci dobbiamo attenere? Lo chiedo ai direttori di certi giornali, ai conduttori, agli scrittori. Insomma, la volete o non la volete una morale? Non eravate voi a dire, o ipotizzare, che non ci sia una sola morale? Poi ricadete sempre su quella cristiana; onestamente allora vi chiedo: ne avete altre di riserva? E' con queste premesse che il tutto - ahimè - si risolverà in una bolla di sapone, un banale dibattito tra il buono e il cattivo gusto. In sintesi, la questione che riempie i giornali da giorni, come viene posta è totalmente inutile, e non serve schierarsi con Silvio o con Veronica.
Se allontaniamo l’orizzonte di osservazione, ritroviamo un nodo più sostanziale, ovvero la scoglio delle dinamiche paternaliste, nel quale si fa strada un cosiddetto "statalismo dei comportamenti", nel quale la presunta morale politica e ideologica ci dice cosa è giusto fare e cosa no, appellandosi, di volta in volta, ora alla dottrina cristiana, domani a chissà cos'altro. Ogni volta sintetizzando degli insegnamenti di "buongusto radicalchic": un meccanismo perverso e antiliberale che impedisce una formazione libera dell'individuo.
Veronica Lario chiede nella sua lettera: “Come una donna tutela la propria dignita? Come si insegna ad un figlio a rispettare una donna?” Salverei queste due domande, lecite, sebbene non esattamente tempistiche. Non sarò certo io in grado di dare una risposta a queste domande, risposte che però non chiederò nemmeno alla alla politica. Tantomeno ad Emma Bonino.
Saba Giulia Zecchi
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