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C'È UN MOVIMENTO PRIVATO CHE GUARDA LONTANO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La politica ha dei limiti, ha delle incongruenze, che forse non si arriva mai a focalizzare totalmente. Stanno nel partito? Stanno nel sistema elettivo? Stanno nella selezione delle persone? Gli assetti cambiano troppo velocemente e i tempi mediatici talora non aiutano la riflessione. Con un piccolo gioco di ruoli, chiunque potrebbe trovarsi a dire bene o male della stessa corrente, e allora cosa cambia se a pronunciare un encomio al proprio leader è un Bondi o un Bocchino? Cosa cambia se l’aggressione parte da un Verdini o da un Granata?

Nel lungo termine non cambia quasi niente, e la misura di questo la dà la vita normale delle persone che mantengono il Palazzo svegliandosi la mattina, timbrando il cartellino, o alzano le serrande, e iniziano a versare i contributi, con il primo scontrino battuto. È retorica? No, piuttosto direi che è realtà. Però serve un passo in avanti nella lettura dei problemi di Palazzo.

La politica è strutturalmente legata al consenso e, il ritmo delle decisioni, è scandito dagli appuntamenti elettorali. Le decisioni di Governo e le riforme diventano quasi inevitabilmente “a scadenza” e la scadenza è la riconferma politica. Inoltre gli eletti vengono grossomodo decisi dalle segreterie di partito le stesse che poi non riescono a tenere in piedi un confronto politico. Non biasimo il sistema in sé, e non biasimo i deputati che pur con i loro limiti, sono quelli potrebbero fare molto di buono per il Paese. Registro un semplice dato di fatto: il sistema politico-partitico non ha in sé la soluzione ai problemi che genera, non è un sistema autoimmune, per così dire.
Occorre inserire un correttivo, e un tentativo è stato quello di istituire laboratori, fondazioni, centri studi. Ma sono stati tentativi parzialmente fallimentari, mense per “para-politici”, in quanto tutte forme associative emanate dalla stessa politica che avrebbero dovuto curare.

Queste forme se fossero veramente extrapartitiche, o - meglio ancora – private, avrebbero il vantaggio di sussistere al di là del consenso elettorale, ovvero potrebbero garantire continuità in un discorso di policy e di ideali che per i politici ha una data di scadenza impressa. Per ora in Italia queste agenzie private sono troppo poche o troppo piccole, negli Stati Uniti vi sono fondazioni e movimenti nati da libere iniziative private, e che si alimentano con proventi privati di chi crede nella causa democratica, piuttosto che in quella repubblicana. È lo stesso meccanismo che costituisce la forza dei Tea Party americani che si potrebbe definire un “movimento privato”.

Da noi esistono le cooperative, le cricchette
, il mare di voti del sindacato, i finanziamenti... Tutto o quasi alimentato dai Palazzi. Credo, e non sono la sola a pensarlo, che serva un taglio netto e degli esempi positivi. E non dovremmo dare spazio a parole come contestazione, dissidenti, anti-politica. La politica è un servizio, il Governo è Amministrazione, non sono nient’altro: sono molto, ma non sono tutto.
Il Tea Party Italia ambisce a essere un movimento privato extra-partitico, che possa offrire un servizio indicando la “rotta” alla politica, e che sia una “rotta” liberale e soprattutto di buon senso.

Saba Zecchi