Cuba no es libre!
Vaclav Havel contro Fidel Castro

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<div align=right><img src=”http://www.ultimathule.it/images/articoli/castro.jpg” height=142 height=96></div> </br> Vaclav Havel, ex-Presidente della Repubblica Ceca, Lech Walesa in rappresentanza della Polonia e Arpad Goncz, Presidente dell’Ungheria: tre famosi leader di paesi ex-comunisti che lottarono per portare la democrazia e la libertà nella loro terra, cambiando così l’intera storia dell’Europa.
Questi tre leader hanno scritto recentemente una lettera-appello in cui chiedono in modo forte e deciso un intervento del nostro continente per risolvere la disatrosa situazione in cui il regime di Castro ha condotto Cuba.
Abbiamo tradotto in esclusiva questa lettera, dal testo in inglese del “Washington Post”.
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“L’Europa potrebbe senza più ambiguità dire che Castro è un dittatore e che una dittatura non puo essere amica di paesi democratici…”

"Esattamente un anno e mezzo fa, il regime di Fidel Castro imprigiono 75 rappresentanti dell'opposizione cubana, più di 40 coordinatori del "Varela Project", oltre 20 giornalisti e altri rappresentanti di vari movimenti per la democrazia.
Tutti loro messi agli arresti con condanne variabili dai 6 ai 28 anni per avere osato esprimere un'opinione diversa da quella ufficiale.
Ma le voci dei liberi pensatori cubani stanno crescendo ancora più forti, e questo è proprio quello che a Castro ed al suo governo dovrebbe preoccupare maggiormente.
Nonostante l'onnipresente polizia segreta e la propaganda governativa, migliaia di cubani hanno dimostrato il loro coraggio firmando una petizione che supportava il "Varela Project", un progetto basato su provvedimenti della costituzione delle correnti cubane per tenere un referendum su libertà di discorso e di assemblea, sul rilascio dei prigionieri politici, sulla libertà d'impresa e di libere elezioni.
La risposta alle proposte del "Varela Project" e di altre iniziative del genere, da parte del regime castrista, è stata l'indifferenza e, nel peggiore dei casi, la persecuzione.
L'ultima ondata di confronti, accompagnata dalle diatribe anti-europee da parte del leader politico cubano, puo essere vista come nient'altro che un espressione di debolezza e disperazione.
Il regime sta esalando l'ultimo respiro, proprio come i partiti leaders nei paesi della Cortina di ferro alla fine degli anni '80.
La forza dell'opposizione interna sta crescendo, perfino le ronde della polizia durante il mese di Marzo hanno fallito il tentativo repressivo.
I tempi stanno cambiando, la rivoluzione cubana è obsoleta come i suoi leader e il regime è nervoso.
Castro soltanto sa bene che sta arrivando il giorno in cui la rivoluzione cadrà con lui.
Nessuno sa cosa succederà in quel momento. Ma quando ci arriveremo dovrà esser chiaro al mondo intero che la libertà, la democrazia e la prosperità in quel paese dipenderanno dal supportare quelli che oggi sono i dissidenti; solo questa è la migliore chance per un futuro di transizione pacifica verso la democrazia.
Supportare i rappresentanti dell'opposizione cubana è una responsabilità del mondo democratico, indipendentemente da quanto rimarrà ancora al potere il regime stalinista.
L'opposizione cubana deve poter godere del medesimo supporto internazionale che ebbero i rappresentanti dei dissidenti politici in Europa quando essa era divisa in due.
La dichiarazione di condanna per la repressione che il governo sta attuando, assieme a precisi passi diplomatici da parte di Europa, America Latina e Stati Uniti, sono i mezzi adatti per far pressione sul regime di Cuba.
Non possiamo affermare che l'embrago da parte degli Stati Uniti all'isola abbia prodotto i risultati desiderati; nè che la politica dell'Europa, stia affrettando la caduta della dittatura.
E' giunto il momento di porre fine alle inutili digressioni e dispute transatlatiche circa l'embargo su Cuba, per concentrarci sul supporto diretto ai dissidenti cubani, dei prigionieri politici e delle loro famiglie.
L'Europa potrebbe senza più ambiguità dire che Castro è un dittatore e che una dittatura non puo essere amica di paesi democratici, fino a che non inizia un chiaro processo politico di liberalizzazione.
Allo stesso tempo, i paesi europei dovrebbero stabilire un "Fondo per la democrazia a Cuba" al fine di supportare l'emergenza della scietà civile; in modo tale che si possa usare immedietamente nel caso di cambiamenti politici sull'isola.
La recente esperienza europea di transizione pacifica dalla dittatura alla democrazia, prima in Spagna e poi nei paesi dell'Europa centrale, deve essere fonte di ispirazione per l'opposizione cubana.
L'Europa non dovrebbe più esitare. La sua stessa storia la obbliga ad agire."

Vaclav Havel is former president of Czech Republic; Arpad Goncz is former president of Hungary; Lech Walesa is former president of Poland.