Havel, l'ultimo eroe della Mitteleuropa
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Dieci anni dopo la nascita della Repubblica Ceca, dovuta alla scissione con la Slovacchia, Vaclav Havel lascia la presidenza della sua nazione.
Era il “presidente scrittore” che sfido il regime comunista e vinse.
Ci sentiamo in dovere di ricordare lui e quegli anni di cambiamento e di lotta per la libertà.
In Cecoslovacchia, dopo la repressione violenta del 1968, il regime di Husak sopravvisse in un sostanziale immobilismo. Ancora nel 1989, il nuovo segretario comunista, Milos Jakes, ribadiva la ferma opposizione a qualsivoglia democratizzazione o ad una revisione dei giudizi ufficiali sui fatti del 1968.
La situazione inizio a precipitare verso la fine dell'Ottobre 1989, sotto l'impatto di quanto stava accadendo negli altri paesi orientali.
Alle prime manifestazioni popolari il governo reagì con durezza, ma già all'interno dell'apparato di potere si manifestarono delle incrinature: alcuni chiedevano la riabilitazione di Dubcek,il leader comunista slovacco che durante la "Primavera di Praga" ideo, assieme al popolo, il programma delle riforme.
Fu il 17 novembre, dopo un duro intervento delle squadre speciali della polizia contro una pacifica manifestazione studentesca, che la protesta assunse dimensioni di massa.
Un numero crescente di persone, studenti ed intellettuali in prima fila, prese a darsi convegno in Piazza San Venceslao a Praga, pre gridare il proprio desiderio di cambiamento e di libertà.
Incoraggiato da Mosca, il capo del governo Adamec, promise la formazione di un nuovo gabinetto formato da esponenti non comunisti ed aprì un dialogo con il "Forum Civico". Esso era il centro in cui si raccoglievano le opposizioni liberaldemocratica e socialista e al quale facevano riferimento tutte le altre formazioni politiche che is opponevano al regime, dai trotzkisti ai cattolici.
Suo leader indiscusso: il famoso scrittore Vaclav Havel, che avevo partecipato al movimento del dissenso "Charta 77", in seguito ai tragici fatti del 1968.
All'epoca egli aveva redatto un duro documento di denuncia del regime.
All'epoca le sue opere vennero messe al bando, e per sei anni continuo a entrare e riuscire dal carcere.
Dinanzi al ripetersi delle manifestazioni, le autorità comuniste apparvero paralizzate, cosicchè la transizione alla democrazia avvenne senza lacerazioni, c'è chi parlo parlo di "rivoluzione di velluto".
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In realtà ogni rivoluzione presuppone delle lacerazioni, se esse non sono visibili, nel sangue e nel sacrifico della vita di chi si oppone al regime, sono visibili nelle coscienze, nelle idee, nel coraggio di uomini come Vaclav Havel che da intellettuale borghese sfido il sistema comunista, soffrì la carcerazione, ma alla fine vinse, con la forza delle idee.
Il 24 Ottobre Milos Jakes si dimise e fu sostituito da K.Urbanek.
Lo scipero generale indotto dal Forum per il 27 riscosse un'adesione quasi plebiscitaria.
Il 28 Adamec accetto di formare un governo di coalizione e il giorno successivo il parlamento cancello l'articolo della costituzione che assegnava l'egemonia politica al partito comunista.
Seguirono, a ritmo serrato, la condanna della repressione del 1968, lo scioglimento delle milizie di partito, l'apertura delle frontiere, l'espulsione dal partito comunista dei vecchi dirigenti, la riabilitazione dei perseguitati politici e degli epurati.
Il partito comunista era ormai allo sbando e acconsentì, il 9 dicembre, alla formazione di un nuovo governo con le opposizioni.
Il parlamento nomino Havel presidente della Repubblica.
In Giugno si tennero le prime libere elezioni: il forum civico ottenne il 50% dei consensi.
Havel è l'ultimo eroe di quell'europa che a fine anni '80 sfido il regime comunista, l'ultimo dei contestatori della cortina di ferro. Gli succederà sembra uno scherzo del destino, un ex-comunista.
Tutta o quasi la classe politica della Repubblica Ceca ha un passato quantomeno dubbio, tutti hanno qualche peccato da far dimenticare.
I Cechi sono quelli che hanno compiuto più progressi, ma anche loro grazie ad una speculazione selvaggia, alla corruzione e a tutti i peggiori difetti del capitalismo. Molti politici sono tutt'ora legati a gruppi mafiosi.
Havel e i suoi compagni di lotta non hanno lasciato eredi.
La nostra speranza è che un paese, come questo, che presto entrerà nella comunità europea, non dimentichi mai il suo passato, la nostra speranza è che rammenti sempre i sacrifici e gli uomini a cui deve la sua libertà e la sua democrazia.
Che le parole del "Presidente scrittore" che sfido il regime non si perdano mai:
"I giornalisti occidentali mi chiedono sempre come possa agire un politico-apolitico come me e credono che scherzi quando affermo che in tutti questi anni non ho mai dovuto cambiare idea, o rinunciare ai miei ideali, per adattarmi alla situazione del momento.
Non è affatto vero che un politico autentico debba mentire o darsi agli intrighi. La mia forza, forse la mia unica forza, è sempre stata quella di credere alla verità.
Senza libertà interiore non si puo raggiungere nulla."
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