Ma il programma spaziale deve continuare

«La causa per cui i vostri cari sono morti non sarà abbandonata, il viaggio nello spazio continuerà.
L'umanità proseguirà nelle tenebre al di là del nostro mondo, nell'aspirazione della scoperta e della conoscenza».
<p> G.W.Bush
<p> In quest’articolo, qualche riga di considerazioni personali
e qualche emozione che mi andava di raccontarvi…<p>Ero in macchina quando ho sentito alla radio una voce dire che c'era stata una tragedia, una tragedia nello spazio… il Columbia. Non riuscivo a trattenere le lacrime, quando sono corso in casa e ho acceso la tv. Maledetti, ho pensato, su una sola rete trasmettevano le immagini, nelle altre i soliti quiz preservali del cazzo che da oggi odiero ancor di più, se è mai possibile.
Nessuno ha pensato di interrompere le trasmissioni? Che razza di gente comanda la tv italiana? Mi fanno schifo.
In quell'unica rete, il cielo azzurrissimo del Texas e una scia, come quella che a volte nelle belle giornate di sole si vede prodotta dagli aerei. Ne ho seguiti tanti di rientri dello Shuttle nell'atmosfera, i pochi che ci fanno vedere alla tv, degli altri ricercavo da me qualche immagine. C'era sempre quella scia, lì per lì mi ha quasi tranquillizzato, se non si fosse gonfiata sempre di più, fino a essere solo scia, niente più navetta, solo scia. Non funziona così.
Le voci della CNN in sottofondo e il telecronista italiano che traducendole spiegava che era una tragedia, i rottami sparsi per tutto il Texas, i sette membri dell'equipaggio, tutti morti.
Mi piacerebbe spiegarvi cosa vuol dire vedere quella sequenza dopo che hai avuto per anni il poster in camera, prima del Columbia e poi del Discovery.
Tutto quello rappresentava un simbolo, un credo, la voglia dell'uomo di andare oltre, di conoscere cio che ci è impedito conoscere, di sentirsi meno soli e più uniti verso una dimensione, quella del cosmo, che adesso pian piano poteva diventare meno oscura. Era come se qualcuno andasse a nome di tutti un po'più incontro alle stelle, noi le vedevamo, da quaggiù, qualcuno ci andava incontro. E ci sentivamo meno impotenti. E se qualcosa si poteva fare, sentivamo che la si stava tentando di fare. Almeno a me, succedeva di pensarla sempre così, riguardo al programma spaziale.
Spero che ora si sia capito, perchè vedendo quelle immagini, non riuscivo prorio a trattenere le lacrime.
Il tributo maggiore che si potrà fare a questi sette astronauti, che lassù hanno perso la vita, è il non interrompere il programma spaziale.
Il loro sacrificio non deve servire ad arrestare una sfida che è patrimonio di tutta l'umanità, ma il loro sacrificio serva altresì da impulso per finanziare in modo adeguato la NASA, dare più fondi, più materiali, più considerazione alle persone che vi lavorano e che rischiano la vita, e a nome di tutta l'umanità, portano avanti la storia del nostro pianeta.
Interrompere tutto non servirà a niente se non a calare il sipario sulla storia e sul futuro. Non è quello che vorrebbero vedere coloro che nel Columbia hanno perso la vita. Loro sanno che ci aspetta la sfida della stazione internazionale Alpha, sanno che ci aspettano i preparativi per Marte e so che vorrebbero che tutto questo fosse portato avanti, con più dignità, con più rispetto per i loro successori e più riconoscimento al loro importantissimo compito.
A noi non resta che pregare per le loro vite, magari ricordandoci le parole del Presidente Bush: «Oggi assistiamo alla distruzione e alla tragedia. Ma solleviamo gli occhi, e guardiamo al cielo. Chi ha creato tutto questo? Lo stesso creatore che ha dato un nome alle stelle conosce i nomi delle sette anime che rimpiangiamo. Grazie alla sua potenza, non una verrà dimenticata». .'
Nell'Endeavour, nel Discovery e nell'Atlantis, i tre Shuttle rimasti della flotta, la nostra speranza.

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