Immunità parlamentare, discutiamone
Parlare di immunità rispetto ai processi per i parlamentari, nel periodo che coincide con l’esercizio del loro mandato di rappresentanza, ottenuto in affidamento dagli elettori tramite il voto, non credo debba costituire un tabù. <p>Deputati e senatori infatti, qualora dovesse essere ripristinata l’immunità, non sono semplicemente esentati da qualsiasi eventuale procedimento a loro carico, ma vengono “messi al riparo”, temporaneamente, da un possibile scontro di poteri legislativo - giudiziario.
Il deputato o senatore che viene interessato da inchiesta giudiziaria e da relativo processo, è “congelato” nell’accertamento delle sue responsabilità; questa sospensione di giudizio, se così vogliamo chiamarla, consente al parlamentare in questione di portare a termine il suo compito di rappresentante dei votanti all’interno delle istituzioni, ovviamente entro i termini di scadenza del mandato elettorale.
C’è di più: la necessità di un ritorno all’immunità si impone, alla luce dei più recenti episodi politici degli ultimi anni in Italia. Un capo del governo (sia di destra che di sinistra), coinvolto in una inchiesta e giudicato colpevole (anche al primo grado) dalla giuria di un regolare processo, è evidentemente costretto a dimettersi non tanto per ragioni costituzionali, quanto per motivi di opportunità politica (vedi grosso calo di consensi presso l’opinione pubblica, dovuto alla condanna).
E’ necessario riflettere sulla proposta del ritorno all’immunità parlamentare, senza alzare troppo i toni dello scontro. La responsabilità e la volontà di cercare un accordo con l’opposizione su questo tipo di riforma spetta alla maggioranza di governo; certo anche l’opposizione deve fare molto di più sulla strada del dialogo, evitando di squalificare moralmente gli avversari politici. La stabilità di un esecutivo dovrebbe stare a cuore a tutti, maggioranza e opposizione. <p>
Winston </p>
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