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LA BUROCRAZIA E’ UGUALE PER TUTTI



A volte si rimane esterrefatti di fronte a fatti come questi che stanno caratterizzando la campagna elettorale per le regionali. Esterrefatti di come simili disguidi possano accadere, esterrefatti di come il partito dei giudici, a cui si aggregano incondizionatamente tutti i partiti di opposizione alle forze liberali, possano anche solo formalmente, appigliarsi a cavilli da azzeccagarbugli, pur di sferrare il loro attacco per la conquista del potere. Quel potere che la sovranità popolare è sempre stata riluttante a conferire ad una sinistra giustizialista e che ha ampiamente dimostrato di non essere in grado di poter gestire il Paese Italia.

Ed è così, che prima di essere completamente
logorati dalla mancanza di dominio, si mettono subdolamente in campo tutti i mezzi possibili. Si cominciò con quelle azioni giudiziarie che già avevano sbaragliato la vecchia classe politica, e che in un primo momento avevano illuso la sinistra di una facile riuscita. Ma dal ’96 al 2001 l’alleanza ulivista dimostrò tutta la sua inadeguatezza a garantire un governo stabile, cambiando quatto governi e tre presidenti del consiglio e candidandone un quarto diverso alle elezioni del 2001.

 

 

 

 

Gli Italiani in quell’anno, nonostante l’azione del partito dei magistrati costante e incessante atta a colpire il loro nemico più acerrimo, riconobbero nei movimenti liberali e nella guida di Silvio Berlusconi le giuste competenze e l'appropriata solidità, consone a ricoprire incarichi di governo.

Nel 2006 poi, la grande ammucchiata anti Silvio, riuscì a prevalere per pochissime migliaia di voti e con il determinante ausilio del voto degli italiani all’estero (delle cui preferenze nessun giudice si prese la cura di appurare la legittimità). Ma ci vollero solo due anni di immobilismo politico condito da grosse dosi di accanite liti interne alla sinistra per far tornare la ragione agli italiani ed attribuire il più grande consenso mai conferito nella storia della repubblica ad una coalizione politica.

Naturalmente tutto ciò era troppo per chi è già sfibrato
dalle tante cadute dalle poltrone, ed allora che si tenta il tutto per tutto, mettendo in campo oltre alla giustizia politicizzata e all’informazione giustizionalizzata anche la nuova etica morale che costruisce castelli accusatori richiamanti alla pedofilia, alla prostituzione, alla corruzione, alla mafia e alla camorra, cancellando i successi di Napoli e di L’Aquila, anzi anche lì gettando secchiate di merda sulle strade ripulite e sulle case costruite.

A questo punto tutto diventa lecito e tutto deve diventare illegale
. Ed è così  che si arriva al “regicidio”. All’uccisione di quella volontà popolare che è “sovrana” nel nostro ordinamento. Appellarsi a meri cavilli formali per escludere la lista del partito avversario è un comportamento che umilia la democrazia e rende prigionieri gli uomini che vedono farsi sottrarre la loro libertà di scegliere il governo che più li rappresenti. E come può una persona intelligente come Emma Bonino presentarsi il 30 marzo come presidente di tutti i cittadini del Lazio se almeno due milioni di cittadini non hanno potuto esprimersi in libertà?

Questa paradossale situazione necessariamente
, per il bene di tutti, dovrà trovare una via di uscita ragionevole. E sarebbe realmente onorevole se le forze di opposizione fossero le prime che si facessero garanti di un “regolare” svolgimento elettorale senza richiamarsi solo alla regolarità burocratica ma alzando il vessillo della regolarità Democratica.

Alessandro Di Martino