La cultura delle case di tolleranza fra considerazioni attuali e cenni storici
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<p>“Ogni anno, milioni di donne soffrono e muoiono sulle strade delle nostre città, sotto gli occhi distratti delle istituzioni e delle forze dell'ordine,
La soluzione migliore sarebbe, a mio avviso, la ricostruzione di quel sistema di case di tolleranza che esistevano negli anni'30 e fino al '58, quando la legge Merlin ne decise la chiusura definitiva, in base ad una disposizione dell'Onu.
Sono contraria al sistema degli eros centers, su modello olandese dove le ragazze vengono esposte in vetrina come carni bovine in un negozio di macelleria…”
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</br><p>'Dietro a ogni cosa squisita vi è una cosa tragica. I mondi debbono penare perchè possa sbocciare un fiore'.
Oscar Wilde
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Credo che sia capitato ad ognuno di noi di discutere durante le cene fra amici, piuttosto che all'interno di un dibattito politico, dei problemi che affliggono la nostra società e dei possibili rimedi ad essi. Fra le piaghe del nostro mondo, rientra anche, insieme al traffico di droga, agli omicidi, al lavoro minorile, alla pedofilia e all'infanticidio, lo sfruttamento della prostituzione e la sua sempre più larga diffusione.
L'aumento incontrollato è da imputarsi principalmente all'aumentare del fenomeno dell'immigrazione nel nostro paese dai paesi dell'Africa, dai paesi dell'Est e, ultimamente, anche dalla Cina. Ritengo personalmente che quest'ultimo, sia il fenomeno più difficile da arginare, considerando anche il fatto che l'immigrazione clandestina in Italia ha potuto espandersi a macchia d'olio prima che arrivasse la legge Bossi-Fini a fornire uno stralcio di regolamentazione al flusso di entrate. La storie che si raccontano e che raccontano le malcapitate di tutta Europa, non solo le prostitute italiane, sono tutte molto simili fra loro, al punto che chi legge o ascolta questi racconti, ha spesso sensazione di un dejà-vu o dell'ascolto di un disco rotto. Le ragazze raccontano di come sono arrivate in Italia col miraggio di un lavoro dignitoso e di una nuova vita e di come si sono trovate di colpo davanti ad un'esistenza fatta di stenti, violenze e costrizioni, costrette a vendere il loro corpo per pochi soldi sul marciapiede del viale o nella piazza alberata, alla merce del 'pappone' di turno, sotto minaccia di morte. Con conseguenze spesso agghiaccianti, che possono andare dallo stupro, alla contrazione di gravi malattie, alle gravidanze indesiderate e, in molti casi, persino alla morte.
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Ogni anno, milioni di donne soffrono e muoiono sulle strade delle nostre città, sotto gli occhi distratti delle istituzioni e delle forze dell'ordine, prodotti di una società ancora troppo basata sul maschilismo e sul disprezzo della donna. E non ci vuole solo l'intervento di una star hollywoodiana come Angelina Jolie per riportare alla luce la questione. La verità è là fuori, chiara e netta per ognuno di noi, nel giardino dietro casa, sotto gli occhi ingenui dei nostri figli, ormai a ogni ora del giorno e della notte, sul ciglio del fiume, nei parcheggi degli autogrill, senza pudore, senza rispetto. Ricordo con dolcezza gli anni della mia infanzia, quando si poteva ancora passeggiare liberamente nei parchi in compagnia dei nonni senza correre il rischio di inciampare in un preservativo o di bucarsi con una siringa nascosta fra l'erba. Quando si poteva giocare liberamente sulle altalene e sugli scivoli e correre per i prati a perdifiato senza aver paura di girare l'angolo e ritrovarsi di fronte una scena di sesso mercenario in atto.
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Riflettiamo tutti e chiediamoci se un giorno vorremmo che i nostri figli crescessero in un ambiente sano e pulito come l'abbiamo avuto noi, che imparassero la bellezza della vita, che la scoprissero a poco a poco, come abbiamo fatto noi, senza turbamenti e brusche scoperte. Se la prostituzione non la si puo debellare, ed è un dato di fatto, la si puo almeno regolamentare, per impedire che l'infanzia dei nostri figli venga minacciata e allo stesso tempo per estirpare il terrore e la violenza dalla vita di milioni donne, ridotte in schiavitù. La soluzione migliore sarebbe, a mio avviso, la ricostruzione di quel sistema di case di tolleranza che esistevano negli anni '30 e fino al '58, quando la legge Merlin ne decise la chiusura definitiva, in base ad una disposizione dell'Onu.
Sono, invece, contraria al sistema degli eros centers, su modello olandese, dove le ragazze vengono esposte in vetrina come carni bovine in un negozio di macelleria. Con la riapertura delle case chiuse, si tutelerebbero, inoltre la salute e l'incolumità di queste ragazze, limitando la diffusione di malattie con controlli medici continui e costanti. L'evasione fiscale verrebbe anch'essa limitata, poichè le dipendenti delle case verserebbero il loro regolare contributo allo Stato.
Dato che è “il mestiere più antico del mondo” non possiamo eliminarlo, ma mi sembra che ci siano tutti i vantaggi nel regolarizzarlo. Fra i due mali, scegliamo il minore.
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BREVI CENNI STORICI
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Immagino che sia capitato anche a voi, qualche volta di udire, nei racconti delle vostre nonne, degli aneddoti su quel tipo di sistema. La mia nonna, ad esempio, mi parlava delle sfilate in carrozza che le lucciole erano solite compiere, in compagnia del datore di lavoro, per le vie della città per mostrarsi ai clienti: 'La casa di tolleranza della nostra città -mi diceva - era di proprietà di una donna, conosciuta semplicemente come Gina'.
Povera donna, mi ricordo che me ne parlava con un misto di condanna e rassegnazione, tipico delle donne di quell'epoca, persone semplici e dedite alla famiglia, sempre pronte a giustificare i mariti ed i loro capricci.
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Il controllo della prostituzione, anche i tentativi per debellarla, sono stati alcuni, non tantissimi.
A proposito, sapete perchè si chiamavano bordelli? Perchè solitamente erano alloggiati in villini isolati ai bordi delle città.
Durante il ‘700, il governo austriaco tento di arginare il fenomeno della prostituzione condannando le donne ree di esercitare questo mestiere ad un pubblico processo e alla condanna del taglio dei capelli, più il tenere pulite le strade delle città. Da prostitute a netturbine!
In Italia, le diàtribe sulle case chiuse degli ultimi anni prima dell’avvento del fascismo si spensero subito. Pero, negli anni Trenta, Mussolini dispose che i tenutari di nuove licenze s’impegnassero ad isolare le case mediante muri, detti “del pudore”, alti non meno di dieci metri.
Il funzionamento delle case chiuse era molto semplice: il tenutario, spesso tenutaria ed ex prostituta, affittava o era padrone dei locali, le “pensionanti”, com’erano chiamate le prostitute, erano reclutate dai “collocatori” nei luoghi più svariati e fatte “girare” per i vari casini ogni quindici giorni. Spesso, le prostitute erano precedute dalla loro fama, ognuna usava un nome d’arte e un nomignolo che evidenziava il luogo d’origine, magari fasullo. Il tenutario prendeva il 50% del prezzo della “prestazione”, il resto andava alla donna che pagava anche il “collocatore” il quale poteva essere il suo uomo del cuore, o che credeva tale. Il numero delle prestazioni giornaliere d’ogni prostituta si aggirava attorno alla quarantina e il pagamento era sempre anticipato.
L’igiene intima era curata, ogni stanza aveva il bidè e il lisoformio si consumava in quantità industriali. Le visite ginecologiche avvenivano periodicamente, su disposizione delle autorità, nelle case medesime e la visita del “tubista”, così era chiamato il medico, era vista con terrore poichè se trovava la donna malata l’interruzione dell’attività era immediata e la ripresa rimandata sine die.
Ogni casa aveva il “salottino d’attesa”, dove sostavano le pensionanti, in abiti discinti, in attesa che qualcuno le scegliesse. L’attività della casa si svolgeva per lo più il pomeriggio e la sera. Secondo i racconti di personaggi famosi del cinema, della letteratura ecc. che li hanno frequentati, salvo che nei bordelli d’infima qualità, il linguaggio non era mai volgare, nè scurrile.
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Questo tipo di sistema, si è interrotto il 20 settembre 1958, con l’entrata in vigore della legge Merlin. Da quando cioè la senatrice socialista Lina Merlin aveva iniziato la sua battaglia abolizionista nel 1948, sulle orme di Marthe Richard, che era riuscita a far chiudere quelle case in Francia già nel 1946, e sulla base di quanto stabilito dall’ONU del 1947: “Nessun paese membro doveva ammettere la prostituzione regolamentata e trarne profitto attraverso imposte sugli introiti di quelle case”.
Le polemiche proseguirono accesamente ancora per qualche tempo e si attenuarono solo con l'avvento della rivoluzione sessuale. Da allora, ogni tanto, la questione viene riproposta.
All'interno del centro-destra è la Lega Nord la maggior sostenitrice di questa proposta e spero che continui a riproporre la sua battaglia finchè non si prenderà coscienza che la sola soluzione al problema prostituzione è la sua regolamentazione.
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Serena Mannelli
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