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L'Eni e il ballo della steppa

Mentre l'Italia è completamente assorbita dall'emergenza rifiuti, pochi sembrano essersi accorti che proprio in questi giorni un affare miliardario rischia di sfuggire dalle mani della nostra compagnia petrolifera. Andiamo a ritroso nel tempo fino al 2000 quando un consorzio di compagnie petrolifere tra cui Exxon, Shell, ENI e Total scopre in Kazakhstan, a Kashagan, un giacimento che viene classificato come "super super giant", cioè oltre il super giant, dimensione finora identificata come massima.

L'affare come si puo capire vale miliardi e, dopo una accesa guerra per il controllo del consorzio, l'ente italiano alla fine ottiene il ruolo di leader del consorzio. Si parla di una partecipazione dove l'1% della quota vale 2 miliardi di dollari di utile NETTO.
La prima estrazione viene pianificata per il 2007, poi slitta al 2008, infine per difficoltà tecniche si arriva a posticiparla al 2010.
E' senza dubbio l'operazione più ambiziosa e al contempo costosa nella storia dell'ente italiano: bisogna considerare che il Kazakhstan è un paese dove d'estate si registrano 40 gradi e d'inverno -40, mancano le infrastrutture, gli ospedali, il petrolio stesso non è "puro" e richiede molti trattamenti.

Di fatto l'operazione è già lievitata da 50 miliardi di dollari a 100, ma la notizia di questi giorni è che Eni ha perso la leadership del consorzio; già, perchè le istituzioni kazake da questa estate avevano fermato i lavori dopo l'ennesimo slittamento per rinegoziare la concessione (si consideri che quando è stato siglato il contratto il valore di un barile di petrolio era di 20 dollari e adesso si superano 100); così per riequilibrare le quote del progetto concesse da Eni ai kazaki sottoprezzo, l'ente energetico italiano ha dovuto rivedere il proprio lead role nel consorzio a favore delle altre compagnie.

Proprio quello che ci voleva in un panorama di profonda crisi energetica. La mazzata che si va ad aggiungere ad un'altra recente scoperta, almeno per il sottoscritto, portata a galla dallo sciopero dei trasportatori di Dicembre: l'Italia è l'unico paese dell'UE ad importare il petrolio a prezzo più alto rispetto agli altri paesi della comunità europea.
Ma il governo dov'è in tutto questo?
L'unica manovra in fatto di carburanti è stato il decreto Bersani, che permetterà finalmente alle Coop di avere i propri distributori ma che non abbasserà di un centesimo il costo della benzina, dato che nessuno si è minimamente posto l'obbiettivo di abbassare le accise che rendono in Italia il costo dei carburanti assolutamente fuori mercato.

Tutto questo grava maggiormente nel momento in cui il petrolio sembra essere, mai come oggi, la spina nel fianco di tutto il mondo occidentale.
Perfino in America, indebolita dalla crisi dei mutui, i recenti aumenti del costo del greggio hanno gravato sulle tasche dei cittadini.
A Detroit l'industria automobilistica è in netta difficoltà, tanto che nelle primarie repubblicane che si sono tenute in Michigan è stata proprio la questione economica ad orientare il dibattito.

Ma c'è un altro indicatore di questa crisi: sono stati presentati i nuovi modelli del mercato automobilistico USA per il 2008 e per la prima volta sembrano farla da padrone soluzioni motoristiche ibride che, nella terra dei pickup dalle cilindrate (e quindi dai consumi) spaventose, non avevano mai avuto mercato. Addirittura le case automobilistiche europee stanno per sbarcare con i più economici (in quanto a consumi) diesel. Il dato è palese: la benzina sta diventando costosa anche per gli americani e mai come ora si avverte l'esigenza di staccarsi il più possibile da questa dipendenza occidentale nei confronti del petrolio.

In questo panorama solo Pecoraro Scanio poteva festeggiare i 20 anni della vittoria del referendum contro il nucleare; non lo dico per fare il "nuclearista" ad oltranza, quale in effetti sono, quanto invece perchè un approccio da bar alle questioni energetiche, in un momento come questo, proprio non lo si puo perdonare ad esponenti del governo.

C.Z.