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L'incerto futuro del Turkmenistan, tra riforme e gas

La morte di Nyazov, avvenuta a sorpresa il 21 dicembre 2006 apre scenari inediti per l'isolato e "neutrale" Turkmenistan. Le elezioni di febbraio 2007 non hanno rappresentato nessun effettivo cambio di rotta ai vertici del regime.
Le urne hanno visto uscire vincitore Kurbanguly Berdymukhamedov, l'ex dentista di Niyazov, con 89% dei voti, ottenuti in una corsa elettorale per la quale erano in lizza sei candidati tutti dello stesso partito (Partito Democratico del Turkmenistan). I partiti di opposizione sono infatti banditi e le consultazioni in Turkenistan sono risultate praticamente una farsa e dichiarate fasulle da tutti i diplomatici occidentali.

La scelta di Berdymukhamedov, ex ministro della salute che salvo la sanità trukmena dal collasso, ha sopreso molti osservatori, che vedevano in Ovezgeldy Atayev il più probabile successore, in quanto quest'ultimo, in qualità di Capo del Consiglio del Popolo, ne avrebbe avuto il diritto costituzionale. Le inchieste nel quale è stato travolto Atayev, in seguito alla morte di Niyazov lo hanno pero di fatto estromesso dalla corsa.
Uno dei decreti più controversi dell'attuale Presidente, quando aveva in carico la sanità turkmena, fu quello di chiudere tutti gli inefficienti ospedali, tranne quelli della capitale Ashgabat e dei maggiori centri, sostituendo 15,000 medici con coscritti miltari.

Rimpiazzare Niayzov non sarà facile: l'ex padre padrone del Turkmenistanche oltre ai giacimenti di gas controllava anche le menti del suo popolo e aveva creato una dittatura fondata su un culto della personalità raramente riscontrabile in quanto a penetrazione nella società. Il Presidente non era solo il capo del suo paese ma ne rappresentava la coscienza, la cultura, lo sviluppo, la speranza, il passato e anche il futuro. Un'intera generazione è cresciuta con la fede cieca nel suo leader.

Il nuovo Presidente neoeletto (nella foto il giuramento con i libri di Niyazov in mano) ha promesso di continuare lungo il solco della politica del suo predecessore, cosa che a molti è suonata come una nemmeno tanto velata minaccia. Tuttavia, come previsto, si è già pronunciato in numerose aperture verbali riguardo alle riforme da intraprendere, incluso un libero accesso ad internet e una migliore educazione, che probabilmente si tradurrà in una scuola più aperta e pluralistica che non si limiti a far studiare i ragazzi sul libro-Bibbia di Niyazov e forse nella riapertura delle biblioteche, chiuse nel 2005 "perchè comuqnue i turkmeni non leggono".
Le preoccupazioni politiche interne riguardano un possibile disgregamento del paese, tunuto insieme da decenni di dittatura. E proprio per tenere calme le varie anime del paese il nuovo Presidente si è detto disponibile a parlare di una possibile presenza di altri partiti. (I leader dell'opposizione sono in esilio da decenni e le loro organizzazioni considerate illegali).

Per il resto del mondo la morte di Niyazov significa altro: per prima cosa la preoccupazione per il futuro di un paese ricchissimo, come pochi altri al mondo, di riserve di gas naturale. La competizione per arrivare ai contratti sui suoi giacimenti, adesso che l'autorità governativa non è più così forte, è già partita e vede in prima fila Russia e Cina.
La politica estera turkmena di Niyazov era improntata sul nebuloso concetto, ripetuto all'infinito, della "neutralità" (il defunto leader aveva perfino fatto erigere un "arco della neutralità"). Le relazioni con l'estero si erano sempre limitate al minimo indispensabile ma è ragionevole pensare che adesso, da parte del suo successore, si scorgano maggiori aperture, specie verso l'Europa, uno dei maggiori potenziali clienti del gas turkmeno.

Con l'Afghanistan e l'Iran alle porte gli USA stanno invece a guardare con particolare attenzione l'evolversi della situazione in questo spicchio di terra asiatica. Tutte le superpotenze sono accumunate tuttavia dall'essere assolutamente impreparate ad affrontare la questione turkmena dopo l'inatteso decesso di Niyazov. Daniil Kislov, direttore del "Central Asian Information Centre" di Mosca, ha dichiarato come tutti vedevano i turkmeni come una sorta di "marziani" ed adesso, per la prima volta, tocca fare i conti anche con questo paese così alieno, dopo il vuoto di potere creato da un regime che controlla enormi giacimenti di quel gas che nello scacchiere euro-asiatico, come insegna Putin, rappresenta ad oggi una delle risorse strategiche più importanti.

D.M.


Fonti:
- Bbc.co.uk