Lo Stato assume tutti: celebriamo la morte della meritocrazia

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La tanto decantata riforma del pubblico impiego del Ministro Nicolais è davvero poca cosa. Ma, seppur poco, è più di quanto fatto dal centrodestra in 5 anni di Governo (ossia zero).
Nicolais ci mette la firma, ma i veri autori del testo sono i sindacati, in ossequio al perverso sistema della concertazione che li eleva al rango di Legislatori.
Con la formula magica “scomparsa del precariato” s’assumeranno 500 mila persone che in un modo o nell’altro sono entrate nella PA: altro che meritocrazia! E’ solo l’ennesima sanatoria.
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Con la formula magica "scomparsa del precariato" s'assumeranno 500 mila persone che in un modo o nell'altro sono entrate nella PA: altro che meritocrazia! E' solo l'ennesima sanatoria! Stretta forte - e sacrosanta - sulle consulenze: qui emerge invece la severità, come richiesto dai Sindacati (ma solo perchè non sono loro a gestire le consulenze...), a dimostrazione di quanto la riforma sia stata scritta sotto dettatura della triplice.

La mobilità? Volontaria (sic!) e solo nell'ambito della stessa Provincia: siamo alla presa in giro.
Vi saranno "Forme incentivate di uscita che dovranno essere previste in caso si accertino esuberi non ricollocabili con processi di mobilità": prepensionamenti mascherati, insomma.
Capitolo efficienza: i dirigenti sotto torchio, continua la pacchia per gli altri, in barba alle norme già esistenti. "E' giusto prevedere una valutazione rigorosa dell'efficienza dei dirigenti, perchè occorre incominciare da lì; ma la legge (vigente) introduce un obbligo di efficienza e diligenza anche in capo a tutto il personale non direttivo, che invece sembra essere esentato da una puntuale valutazione", afferma Pietro Ichino. Nulla da aggiungere.

Nella bozza Nicolais-Cgil-Cisl-Uil si parla di "valutazione e misurazione dell'efficienza delle strutture": non si dice pero come si attuerà questo tanto declamato principio. Siamo ancora alla presa in giro.
Del resto non potevamo aspettarci altro da una sinistra da sempre in ostaggio dei sindacati: una seria riforma del pubblico impiego va fatta nell'interesse della nazione, a prescindere dagli interessi del Sindacato. La riforma - e contestuale riduzione - della PA va fatta sempre nell'esclusivo interesse della nazione, non nell'interesse dei Sindacati. E va fatta dal Governo e poi discussa nella Aule parlamentari, non redatta in una Camera di compensazione - eletta da chi? - composta da Sindacati e governo e poi paracadutata in Parlamento: ne va del rispetto della Costituzione e del popolo italiano.

Gianmario Mariniello