Pensioni, una riforma necessaria.
Divisi dal referendum sull’articolo 18, i sindacati ritrovano il collante dell’unità qualora venga tirata in ballo una necessaria e giusta riforma del sistema pensionistico italiano.
Tutti pronti a difendere i privilegi di classi sociali composte, per la maggior parte, da pensionati provenienti dal settore pubblico (insegnanti scolastici o funzionari amministrativi).
E non importa che la commissione europea ogni anno solleciti una revisione delle modalità con cui in Italia i lavoratori ottengono il pensionamento.<p> I sindacati, spalleggiati da determinate forze politiche, si strappanno i capelli, minacciano ondate di scioperi paralizzanti le attività economiche e industriali del paese, alla sola discussione del problema principale con cui siamo alle prese: garantire la pensione a quei cittadini attualmente trentenni e ventenni. La nostra popolazione infatti invecchia con impressionante velocità, il numero di uomini e donne che non producono più per raggiunti limiti d’età e contributi versati, rischia di superare la cifra di uomini e donne che lavorano e versano contributi. Per quest’ultimi l’idea di poter usufruire del meritato riposo rimane un semplice miraggio, se veramente governo e sindacato, assieme, non imboccano la strada della riforma del sistema pensionistico. Una proposta in questo senso è stata fatta dal presidente del consiglio Berlusconi: incentivare i lavoratori che rimangono in attività anche oltre il limite d’età stabilito per il pensionamento. Subito si sono alzati gli strali dei “conservatori”, di coloro che auspicano il non - cambiamento, intenti come sono a conservare i privilegi di fette di popolazione. A questo punto è bene chiarire un punto importante: la sinistra spesso accusa il centrodestra (e chiunque soltanto osi parlare di riforma delle pensioni) di voler smantellare l’intero sistema. Niente di più falso: la necessità di riforma, dimostrata dai dati annualmente forniti dalla commissione europea, si riferisce al tema sopra esposto, cioè all’esigenza di riequilibrare il rapporto tra “contribuenti” e coloro che hanno “contribuito” e usufruiscono della pensione. Non a caso il centrodestra ha aumentato ad un milione le pensioni minime (a differenza del centrosinistra): la maggioranza di governo e l’esecutivo hanno ben chiari quali sono i diritti e i doveri che spettano ai pensionati e non hanno alcuna intenzione di penalizzarli, tutt’altro. Semmai una riforma del sistema pensionistico andrebbe nell’ordine di eliminare certe ingiustizie, alimentate da vantaggi particolaristici. Priorità ideale che dovrebbe stare a cuore alla sinistra e ai sindacati.
Winston</p>
Subscribe to Ultima Thule | Libertari
Get the latest posts delivered right to your inbox