Pieno possesso delle facoltà mentali

<img src=”http://www.ultimathule.it/images/articoli/meiwes.bmp” align=left>
<p>Armin Meiwes è stato condannato a 8 anni e mezzo di carcere dal tribunale di Kassel.
Aveva ucciso e mangiato un ingegnere di Berlino.
L’accusa aveva chiesto l’ergastolo ma i giudici lo hanno ritenuto in pieno possesso delle facoltà mentali.
Meiwes si era dichiarato colpevole del reato spiegando pero che la vittima era stata consenziente e lo aveva contattato egli stesso in risposta ad uno specifico annuncio pubblicato su internet, proprio il consenso della vittima, dimostrato dalle agghiaccianti riprese filmate, è stata l’arma degli avvocati del cannibale.
«Ci sono centinaia, migliaia di persone che cercano solo di essere mangiate», affermo Meiwes davanti all’allibito uditorio del tribunale.

Quattro ore l'orrore al tribunale di Kassel, in Germania, il giorno del processo al «cannibale di Rotenburg», come viene chiamato l'imputato del primo caso di cannibalismo giudicato in Germania.
Con voce serena e suadente, il 42enne tecnico di computer di Rotenburg confesso di aver ucciso e divorato un uomo con il suo consenso. Un racconto minuzioso, dettagliato fin nei minimi particolari per un delitto macabro che fece inorridire la Germania.
Armin Meiweis aveva conosciuto la vittima, l'ingegnere berlinese Bernd-Juergen Brandes di 43 anni, con un annuncio su Internet nel quale cercava candidati disposti a farsi macellare!
La notte fra il 9 e 10 marzo 2001, in una soffitta predisposta per il macello della sua villa abbandonata con 42 stanze a Rotenburg (Assia dell'est) si compie il delitto.
Dopo che l'ospite venuto da Berlino aveva ingerito (sempre in modo consenziente) 20 tranquillanti e bevuto una bottiglia di alcool, il carnefice gli taglia il pene e assieme a lui se lo mangia.
Dieci ore dopo, di notte, dopo che la vittima perde coscienza per la forte perdita di sangue, gli taglia la gola e lo fa a pezzi. Quindi mette le parti del corpo sezionate in buste di plastica e le surgela. Col tempo le ha mangiate pezzo dopo pezzo. «Ogni volta che mangiavo un pezzo di carne - ha riferito Meiwes oggi in aula - mi ricordavo di lui. È stato come fare la comunione». In totale si pensa abbia mangiato 20 chili di carne.
Una videocamera tenuta accesa la sera del delitto ha filmato passo passo tutte le scene dell'orrore: è proprio questa la prova a cui si è aggrappata la difesa per dimostare l'assoluto consenso della vittima. Sarebbe stata una specie di eutanasia! Quel che è certo è che l'ingegnere che rispose all'annuncio del cannibale doveva essere più folle del suo assassino, in quanto dai filmati non ci sarebbe alcun dubbio sul suo consenso a farsi mangaiare.
Durante il delitto Meiwes ha detto di avere provato «al contempo odio, rabbia e felicità». «Lo squartamento del corpo mi ha divertito, il momento dell'uccisione è stato terribile».
Fin da bambino, ha raccontato, aveva fantasie di squartare e mangiare i compagni di scuola che gli piacevano: «l'ho desiderato tutta la vita». Da adulto film di zombi o con scene cruente e carneficine hanno eccitato la sua fantasia. Da piccolo, con una madre forte e un padre che aveva abbandonato presto la moglie e i tre figli, era afflitto dalla solitudine: quando il fratello maggiore se ne ando di casa per studiare «mi sentii solo e totalmente abbandonato»: si invento un «fratello immaginario» cui diede il nome Frank.
Ed è proprio con lo pseudonimo 'Franky' che Meiwes, a metà del 2000, un anno dopo la morte della madre, si mette in cerca sulla rete della vittima disposta a farsi macellare e mangiare.
Solo il pensiero si tagliare un corpo umano, il corpo di «un uomo giovane bello e snello», lo eccitava sessualmente, ha confessato. Con l'ingegnere di Berlino capì che il sogno poteva diventare realtà: «lui è serio, desidera veramente di essere macellato», penso della vittima.
Dopo il primo delitto cannibalesco, l'imputato ha incontrato altri cinque uomini che si erano offerti in Internet come possibili vittime ma alcuni non facevano al caso: chi era troppo grasso chi non si è fatto più sentire dopo che lui gli ha detto chiaro e tondo: «Se vieni devi sapere che sarà la tua ultima venuta».
A quanto pare i volontari non mancavano: «Ci sono centinaia, migliaia di persone che cercano solo di essere mangiate», ha affermato Meiwes davanti all'allibito uditorio del tribunale.
La veridicità di queste affermazioni, provata dal comportamento della vittima, è un ulteriore conferma del delirio di cui la mente umana è capace.
Il responso del tribunale, sebbene lasci ampi dubbi e per certi versi sconcerti, segue una logica difficilmente confutabile, ma proprio per questa sua razionalità, estremamente agghiacciante.
Non riusciamo a credere ad un annuncio simile pubblicato in rete, figurarsi a chi vi risponde volenteroso.
La pazzia sembra non aver limiti. Limiti e controlli che dovrebbe avere invece la rete, diventata un cafè di incontro per pervertiti e pazzi di ogni genere. Meiwe e la sua vittima ne sono l'esempio più clamoroso.